Caro Diario,
devo ancora raccontarti di Berlino, ma intanto torno alla base, a Riccione, per raccontarti qualcosa dell’ultima edizione del Premio, la cinquantesima dalla nascita nel lontano 1947 e la prima dopo la presidenza di Franco Quadri.
Il nuovo presidente è Umberto Orsini, che credo tu conosca; con lui Ottavia Piccolo, della quale è meglio non tessere le lodi, perché si farebbe notte prima di finire. Qui, nella nuova giuria, Ottavia è un prezioso trait d’union con la giuria precedente: tutte le volte che ho potuto, ho mantenuto un filo di continuità tre le giurie e i gruppi di lavoro che si sono avvicendati a Riccione. Poi Federica Fracassi, attrice e anima di “teatro i” a Milano, Porta Genova. Assente giustificata Anna Proclemer, che avrebbe magnificamente completato il trittico di tre generazioni di grandi attrici. Poi i registi: Piero Maccarinelli, in gran forma, il primo ad allestire Dinner Party, premio speciale del Riccione 1985 a Pier Vittorio Tondelli; Cesare Lievi, attivissimo tra Brescia, dove dirige il CTB, e l’area germanofona; si è fatto in quattro per arrivare precipitosamente a Riccione reduce dal successo della sua regia salisburghese di Demofoonte.
Andrea De Rosa, a Riccione nonostante i pressanti impegni al Teatro Mercadante di Napoli, che dirige dall’autunno scorso e l’imminente napoliteatrofestivalitalia (ma perché non fucilano il copy !?!) dove il Mercadante presenta Piéce Noir di Enzo Moscato, Premio Riccione 1985, il primo dell’era Quadri – inopinatamente affidato allora alle cure di un giovane regista con una prima attrice bravissima e prestigiosissima ma assolutamente non in parte, quando il candidato naturale a rappresentarlo era naturalmente lo stesso Enzo Moscato, che se l’era scritto addosso…
Ma vedi, caro diario, qui siamo in Italia, terra di rendite, vitalizi e confilitti d’interesse, un paese ricco ma povero, attento alla moda ma arretrato, furbo ma idiota, aggiornato ma ignorante, generoso ma taccagno, col coeur in mano e un randello tanto così dietro la schiena, cosmopolita ma borghigiano, elegante ma impresentabile…Caro Diario, ma hai presente padre Dante? Si, lui, il ghibellino – i ghibellini, per come li vedo io, erano un po’gli antenati dei democratici (certo, i democratici storici, non quelli di Veltroni, poveruomo) e li precedettero nella coerenza con la quale finivano invariabilmente battuti dai neri…ti ricorda qualcosa? Comunque il nostro ebbe a scrivere, del bel paese, la celebre terzina: “Ahi serva Italia di dolore ostello / nave sanza nocchiere in gran tempesta / non donna di province ma bordello!”. Hai capito? Certo, donna vuol dire domina, signora di province…ma hai notato l’accuratezza nella scelta dei termini? Lui scrive serva : ti ricorda qualcosa? E chiude la terzina con bordello: ti dice niente? Mi ricorda un certo paese nel quale ho abitato a lungo, dove la propensione servile, il “sistemarsi”, il “farsi furbo”, il “mettersi a posto”, il correre in soccorso al vincitore è sport assai diffuso…che avesse ragione il contino di Recanati, che quello che differenzia gli abitanti di quel certo paese, così bello e così laido, dall’Europa è la mancanza di vergogna? Dove comandano quelli che “il più pulito cià la rogna”?
Ma andiamo a concludere con la giuria: Valerio Binasco, regista e attore, Fausto Paravidino (anche lui come Binasco proveniente da quelle terre tra basso Piemonte e Liguria dove ha girato Texas), attore, regista e anche autore – ha vinto un celebre “Tondelli” nel 1999, giusto dieci anni fa, un altro pezzo di “tradizione”…e dopo questa piccola schiera di gente di teatro chiudiamo in bellezza, caro diario, con Rodolfo di Giammarco, critico, giornalista, promotore di rassegne di drammaturgia contemporanea e accertato marchese e Lorenzo Pavolini, scrittore, tessitore di trame radiofoniche a Radio Tre e di trame teatrali al Mercadante. Ti confesso che questa cospicua presenza dello stabile napoletano in giuria mi ha fatto particolarmente piacere: il rinato Mercandante ha infatto prodotto i due testi vincitori del giovane autore e attore flegreo Mimmo Borrelli, ‘Nzularchia (Riccione 2005) e ‘A Sciaveca (Tondelli 2007), nel contesto di un lavoro appassionatissimo per la scrittura teatrale contemporanea e per Napoli.
Caro Diario, con le giurie – come con le squadre di calcio, i partecipanti a una gita, la maionese, le ricette nuove – è sempre un’incognita: non basta che i singoli componenti siano di grande qualità, quello che conta è l’amalgama, l’alchimia, la combinazione chimica…e con una giuria quasi completamente rinnovata l’incognita c’era! Certo, le finalità, la “costituzione” del premio rimanevano le stesse: la tradizione del nuovo, la ricera di autrici e autori non solo da premiare ma da “spingere” per fare avanzare tutto il teatro italiano che punta sul contemporaneo: tra l’altro avevamo specificato nel bando che il vincitore poteva non solo indicare la produzione – come avveniva già da qualche edizione – ma anche proporla direttamente…un bel salto dai tempi della monarchia, non sempre illuminata!
Insomma, è andata bene, molto bene, al di là delle aspettative. La giuria proposta da Orsini, con la mia collaborazione, era fortemente teatrale, con attori, attrici, registi con il rischio che fosse per così dire auto-centrata, interessata soprattutto a quanto avrebbe potuto direttamente dirigere o recitare o produrre in proprio…ma non è andata così!
Il tempo era pefetto per un premio: tre giorni di pioggia battente, ideali per concentrarsi e lavorare, poi una bellissima giornata di sole per le chiacchierate informali con la giuria nel giardino del premio e una serata deliziosa per la premiazione, in un grande albergo storico di Riccione, il Des Bains, che aveva appena compiuto cent’anni. Nessuna cerimonia, niente discorsi inutili, niente assessori…sembrava di stare in un posto civile, rilassato, con una bella tradizione alle spalle e un futuro interessante davanti, elegante e informale, senza affettazioni, privilegi, notabili, autorità…magnifico!
Il fatto è, caro diario, che la nostra giuria si è divertita a lavorare, ha trovato interesse nel fare quello che ha fatto, ha discusso liberamente di tutto e, così facendo, ha compiuto un percorso, provando e riprovando, che l’ha condotta al risultato finale: i premi principali sono andati a due giovani donne, finora sconosciute, il Riccione a Angela Demattè per Avevo un bel pallone rosso e il Tondelli a Maria Teresa Berardelli per Sterili. Il Premio Speciale della Giuria al grande Davide Enia, già Premio Tondelli nel 2003, tifoso del Palermo e in Palermo cuoco per Il cuoco.
continua...
Ritorno alla base 1
- Scritto da Fabio Bruschi