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Risale al film Hook - Capitan Uncino, e quindi al romanzo di Barrie, il detto secondo il quale ogni volta che qualcuno pronuncia la frase “Io non credo nelle fate”, una fata da qualche parte nel mondo muore. Ma salvare l’innocente fatina non è poi così difficile: basta battere le mani e la magia è compiuta. È un po’ lo stesso meccanismo che tiene in vita il nostro teatro contemporaneo: sempre in agonia, sempre in fin di vita, circondato da fior fior di menti che non fanno altro che pronunciare frasi come: “Che me ne faccio del teatro?” - “Con tutti i problemi che abbiamo ci manca solo quello” - “Io non credo più nel teatro” - “Io non ci ho mai creduto” ; ma fino a quando ci sarà ancora qualcuno che, seduto in platea e servendosi proprio di un battito di mani, continuerà a crederci, il teatro non sembra rischiare la vita. Purtroppo, a volte, anche le fate muoiono. E non sono fate messe peggio di altre, sono semplicemente fate un po’ sfortunate: nessuno ha sentito il loro richiamo d’aiuto e nessuno è arrivato in tempo per battere le mani. Purtroppo, a volte, anche i teatri rischiano la morte. Siamo ormai abituati a non assistere a molte nascite, ma una chiusura precoce, non voluta e per giunta immeritata non può che spingerci a levarci in piedi e battere le mani fino a spellarcele. Ebbene sì, c’è un teatro nel cuore di Milano che rischia la chiusura nonostante operi da vent’anni per la comunità offrendo un luogo di incontro e di lavoro, prestandosi come trampolino di lancio per molti giovani artisti e organizzando rassegne uniche nel loro genere come quella sul dramma antico o come “Follemente” - sul tema del disagio psichico. Questo teatro è il teatro Verga e da due anni sta combattendo una lotta contro una proprietà che non crede più in lui.  In una lettera aperta, il direttore artistico Roberto De Simone si esprime in questi termini: “Non è bastata una sentenza del tribunale di Milano a dare titolo al teatro per proseguire con il suo lavoro, perché per due lunghi anni stranamente i locali sono rimasti senza riscaldamento, con gli uffici per lunghi giorni senza luce, alcune uscite di sicurezza sono spesso ostruite da ingombranti ostacoli e varie dichiarazioni scritte … Oramai il teatro, privo di ogni sostegno economico dovuto alla sua chiusura, ha deciso di rendere noti i motivi per i quali si trova in queste condizioni”. L’idea è quella di smuovere l’opinione pubblica e portare sotto gli occhi di più persone possibili l’agonia del Teatro Verga rivolgendosi a una trasmissione di larga diffusione come Striscia la Notizia. Il 20 novembre è stata organizzata una manifestazione via web a sostegno del Teatro Verga: tutti i possessori dei domini che aderiranno all'iniziativa, pubblicheranno sul proprio sito un video-clip di circa 40" alla fine del quale si verrà reindirizzati in una pagina di www.teatro.org, dove si troverà una breve lettera aperta scritta da Roberto De Simone e le istruzioni per la sottoscrizione a sollecitare l'intervento del Comune di Milano, del Ministero Cultura e Spettacolo e di Striscia la notizia. La sera del 20 novembre gli iscritti all’ Associazione Culturale del Teatro Verga potranno assistere alla serata dedicata al sostegno per la riapertura del teatro con l'intervento sul palco di decine di artisti da tutta Italia che in passato hanno collaborato con l’Associazione; la serata sarà trasmessa in diretta in streaming su Internet. Credo che sia necessario unirsi in un fragoroso applauso per sostenere il Teatro Verga, per impedirne la chiusura, per evitare la disoccupazione di molti fra attori, operatori, attrezzisti e chi più ne ha più ne metta; perché forse troppo spesso ci si dimentica che la chiusura di un teatro è prima di tutto la chiusura di un luogo di lavoro, proprio come un ufficio, un’azienda, una fabbrica. Unirsi in un fragoroso applauso è anche un gesto simbolico per rispondere a tutti quelli che del teatro se ne infischiano o che nel teatro non ci credono – più. Battiamo le mani, ma non solo il 20 novembre per il teatro Verga, battiamo le mani sempre, ogni giorno, anche senza una motivazione precisa, battiamo le mani preventivamente per far capire a chi non vuole sentire che qualcuno ci crede –ancora.