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Il 6 ottobre scorso si e' spento a Roma Mario Moretti, teatrante a tutto tondo, ma soprattutto commediografo e "agitatore teatrale", avendo dato vita a numerose iniziative: apertura e gestione di teatri – squisitamente Off – nella piu' caotica citta' del mondo, Roma; invenzione di rassegne e festival: a Roma come a New-York (in collaborazione con il "Provincetown Playhouse "di Washington Square, - diretto negli anni 20 da Eugene O'Neill – e con il "Café La Mama" di Ellen Stewart, dirigendovi il "Festival of Italian Theatre Today"). A Parigi come a Stoccolma e a Fiume. E' stato presidente della SIAD -Societa' italiani autori drammatici, cooptando i due santoni della scena dell'epoca; presidente delle Cooperative Teatrali AGIS, negli anni in cui questa realta' aveva assunto la medesima importanza dei Teatri stabili. Fu consigliere dell'Istituto del Dramma Italiano (IDI) e della SIAE e direttore editoriale del mensile "Ridotto". Sul quale ne' si risparmiava, ne' risparmiava ad alcuno critiche, attacchi anche feroci se solo ravvisasse segni di inimicizia preconcetta verso gli autori teatrali italiani contemporanei: si trattasse di impresari, critici, registi, burocrati. Ce l'aveva per tutti. E non ricordo che qualcuno abbia avuto il coraggio di rispondergli: parlava e scriveva sempre a ragion veduta. In proposito voglio ricordare quando prese le mie difese – s'era verso la fine dei Settanta – rispetto ad un' offensiva intervista rilasciata su "Ridotto" da Carmelo Bene, in cui falsificando le carte (e vabbe'!) mi omaggiava con vari epiteti: gliene disse tante, che meta' sarebbero bastate (per la cronaca: non fui da meno, neppure io). Va da se': il Divino trombone incasso' in silenzio...

Non era in cerca di gloria, Moretti, ma di un clima atto a lavorare e far lavorare bene se' ed i suoi colleghi; Brancati, Faggi, Doplicher, Prosperi, Ambrogi, Nicolai, Fratti, Doplicher, Lerici, Cuomo, Mazzucco, Dacia Maraini, Maricla Boggio... commediografi, non solo affermatissimi, ma – la maggior parte dei citati – molto piu' famosi e rappresentati all'estero che non in Italia!?

Erano gli anni Settanta, anni di battaglie ideali, culturali e politiche, che il terrorismo (specie quello "rosso") vanifico' dall'oggi al domani: quando si spara, non c'e' piu' spazio per il dialogo e la discussione; o spari pure tu o taci. E mentre tu, giustamente taci, la controparte, che e' poi la parte che ha il potere in mano, si consolida. Non senza essere riuscita a fare il varco tra le tue file...

Negli anni Ottanta la battaglia e' persa. Il conservatorismo e il tran-tran delle nomine orizzontali e in circolo, grazie a quelli – come amava dire Ennio Flaiano – "che corrono in aiuto del vincitore" ha la meglio. A Mario Moretti ed ai suoi, fra cui lo scrittore e presidente dei critici teatrali Ghigo De Chiara - restano fedeli parecchi amici ed estimatori, in primo luogo l'Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Renato Nicolini. L'architetto delle Estati romane gli mette a disposizione uno spazio nel centro di Roma, in corso Vittorio Emanuele, a due passi da Piazza Navona e quattro da Castel Sant'Angelo. Nascera' il Teatro dell'Orologio.

E' il 1981. Da questo momento chiunque, specialmente a Roma, pensi di avere un po' di talento o ce l'ha, ma non ha spazi in cui dimostrarlo, si rivolge a Moretti... Ed ecco sfilare per la prima volta Sergio Castellitto e Lella Costa, Margherita Buy e i fratelli Guzzanti, Alessandro Bergonzoni e Massimo Ghini, Massimo D'Apporto e Paola Quattrini e Neri Marcore'. Vale la pena di ricordare che anni prima, nel Teatro in Trastevere, una sua precedente creatura, Moretti aveva fatto debuttare su un palcoscenico non toscano Roberto Benigni, Andrea Giordana, Flavio Bucci, mentre nei grandi spazi delle maggiori citta' italiane girano e continueranno a girare fino ai giorni nostri spettacoli su testi suoi, aventi per protagonisti Tino Buazzelli, Arnoldo Foa, Sarah Ferrati, Tino Carraro,Umberto Orsini, Bruno Cirino, Luigi Pistilli, Franco Interlenghi, Lino Troisi, Mariano Rigillo, Walter Maestosi, Ilaria Occhini, Valeria Ciangottini, Manuela Kustermann, Paolo Ferrari, Miranda Martino, Ginni Gazzolo,Anna Mazzamauro, Lucia Poli, Lando Buzzanca, Luigi De Filippo; allestiti da Ruggero Jacobbi, Jose' Quaglio, Nino Mangano, Aldo Trionfo, Franco Pero', Bogdan Jerković; e talvolta da lui stesso ("ma io non sono un regista, faccio le regie dei miei testi").

Come spiritosamente dice del proprio lavoro di scrittore... "Ho perso il conto di tutte le cose che ho scritto, trascritto, riscritto, ideato, tradotto, adattato, contaminato, ridotto, trasposto. reinterpretato. Per lunghissime stagioni ho sempre "lavorato teatro", tranne alcune evasioni cinematografiche ("Processo di Giordano Bruno" e l'adattamento di "Cuore di cane" affascinarono rispettivamente Giuliano Montaldo e Alberto Lattuada: protagonisti sarebbero divenuti Gian Maria Volonte' del primo e Max Von Sidow del secondo; ma Moretti, non trovandosi d'accordo sulle impostazioni registiche, lascio' ad entrambi i cineasti la liberta' di utilizzare i due drammi, ma non volle partecipare alla stesura della sceneggiatura- n.d.A.). "Mi sono – prosegue - poi pure un pochino distratto con cose sinfonico-melologiche, televisive, operistiche (stava terminando il libretto del "Processo di Giordano Bruno", dopo il grande successo di Sao Paolo- n.d.R.) e radiofoniche".

Da quando si e' affacciato alla ribalta, come autore nel 1961, spronato da Pier Paolo Pasolini, dal commediografo friulano Luigi Candoni e dal critico teatrale e scrittore Carlo Terron, il quale scrisse: "E' nato lo lonesco italiano"; da allora, dicevo, non c'e' stata stagione di prosa in cui una sua piece non abbia visto la luce di un palcoscenico. Alcune, come "Il processo a Giordano Bruno" sono stati riallestiti tre volte, mentre nei primi Ottanta fu mandato in onda, in forma di radiodramma, da Radio Zagabria

Scendendo a Roma, negli ultimi tempi sempre piu' raramente, seguivo un mio rituale: dopo la passeggiata per Campo de' Fiori e Via de' Cappellari, dove avevo vissuto da ragazzo, facevo un salto all'Orologio e se non lo trovavo, mi recavo a casa sua, dietro il teatro, sempre insieme a Daniela. Mario era piu' di un amico: m'aveva preso, venticinquenne e iattante, come attore e aiutoregista (di Bogdan Jerković) per il suo "Don Giovanni e Faust": c'erano Luigi Pistilli, Lino Troisi, Claudio Volonte'. Poi mi coopto' come collaboratore di "Ridotto". In seguito, da direttore del Dramma Italiano di Fiume, ho avuto la fortuna di produrgli due ottimi spettacoli: "Mario e il Mago" e "Da Piedigrotta a Mahagonny", protagonisti, rispettivamente, Ginni Gazzolo e Miranda Martino, che ha saputo condurre da vero regista – che, per sua stessa ammissione, non era ("Io non sono un regista, faccio le regie di alcuni miei testi"). Quindi lo ebbi ospite ad un festival internazionale di monologhi e monodrammi, che dirigevo in Istria: porto' "Il diario di Ofelia" con Sara Platania....

Sara' molto triste la mia prossima "calata" romana. Molto.