Pin It

Si è spenta serenamente dopo una lunga malattia, hanno scritto i giornali e annunciato le televisioni mettendo 'in prima' la notizia. Ma Mariangela Melato era, anzi è, un'attrice grande, forse la più grande e la più 'vera' del panorama italiano degli anni che hanno chiuso il 900 e aperto questo incerto nuovo secolo e millennio. E allora quella notizia forse non è coerente o forse, almeno per me, non interamente coerente

perchè un'attrice come lei non si spegne ma solo si allontana per una strada diversa e ci dà un altro appuntamento. La sua biografia e la sua teatrografia sono universalmente note e altri ne daranno conto nei particolari, qui vorrei sottolineare la qualità universalmene umana del suo approccio alla recitazione, vissuta non come mestiere ma come arte che non dimentica la vita ma la sublima rendendola 'comprensibile', meglio intimamente percepibile. Dal 1992 collaborava con continuità con il Teatro Stabile di Genova rinnovando la tradizione genovese del grande attore che dà il segno ad una intera produzione drammaturgica, ad anni di lavoro che diventano un ciclo artistico e culturale, profondamente radicato in una città che non ama le celebrazioni ma sa rendere il giusto onore a chi la ama, la comprende e la rispetta. Milanese di nascita e di formazione culturale, eclettica nelle sue performances attoriali, coerente sempre nelle scelte di vita, aveva forse trovato a Genova un ambiente che ne apprezzava la timidezza e la riservatezza, mai rude ma sempre vigile.
Timida affermava di esserlo e anche di non aver mai superato la paura del palcoscenico, l'ansia di mostrarsi, anzi ha più volte detto che tale paura era in fondo una forza, una parte ineludibile ed esigente del suo perfezionismo recitativo e per questo non apprezzava chi affrontava sfrontatamente il pubblico quasi che al pubblico niente fosse dovuto. Due volte vincitrice del premio Duse, unica ad ottenere un bis, a Eleonora Duse potrà credo in futuro essere paragonata per la parabola esistenziale e per la capacità di rinnovare e trasformare i personaggi che anche in lei diventano strumenti di espressione e soprattutto di giudizio, verso sé stessa e verso la Società. Nota al grande pubblico, oggi inevitabilmente, per le sue performance cinematografiche in produzioni che spesso hanno fatto o smascherato la storia anche civile del nostro paese, spaziando dal registro drammatico a quello satirico e grottesco, nel teatro che amava ha trovato forse il bandolo per pienamente realizzare una vocazione artistica, dal segno fortemente figurativo mai abbandonato, forgiata inizialmente negli studi all'Accademia di Brera. A partire dal lontano “Orlando Furioso” di Edoardo Sanguineti, altro genovese recentemente scomparso, e Luca Ronconi fino al più recente “La Centaura” sempre per la regia di Ronconi, o alla rivisitazione drammaturgia de “Il Dolore” di Marguerite Duras, la cui ultima replica cancellata segna l'inizio dei suoi ultimi giorni, ovvero alla rivisitazione di quell'Ibsen tanto amato da Eleonora Duse, con “Nora alla Prova”, o al recupero di classici come “Fedra” o “Medea” nel segno di una sensibilità femminile e anche femminista profonda e proficua. Per questo ciò che è accaduto è un arrivederci perchè di Mariangela Melato non potremo che ritrovare anche nel nostro futuro il segno del suo fare scenico mai interrotto.