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Stasera abbiamo potuto capire che cosa vuol dire creare equilibrio a teatro. Alessandro Gassman, in qualità di regista, è riuscito a raggiungere un buon equilibrio tra azione, parola,  ritmo e tecnologia. Il teatro multimediale, che si avvale delle nuove tecnologie è una forma espressiva molto in uso negli ultimi tempi, efficace, che permette di condurre lo spettatore in una percezione nuova e totalizzante del flusso narrativo  teatrale. Tuttavia la tecnologia non deve costituire una gabbia che detta regole e ritmi immutabili, ma un mezzo capace di sorreggere il racconto e le sue emozioni. Ieri sera questo è avvenuto. Un’armonia che fa riflettere, c’è da imparare. Tutti gli elementi della poetica teatrale, quelli simbolici, quelli materiali a partire, da una scenografia minimalista e dinamica, di grande coerenza rispetto al testo, costituivano una magica polifonia. L’effetto comunicativo immediato, senza inutili indugi. Si ragiona, inoltre, su importanti questioni che riguardano ogni società civile: giustizia, vendetta, perdono, pena. Questi sono i temi trattati in Oscura immensità, un progetto narrativo nato come romanzo e che recentemente ha trovato una sua dimensione come testo teatrale. La pièce tratta dal libro di Massimo Carlotto, che ne ha anche curato la drammaturgia, ci mostra vite spezzate, drammaticamente interrotte, destini contrapposti, ma anche due facce di una stessa medaglia. Due bravi professionisti, Giulio Scarpati e Claudio Casadio, entrambi incisivi e abili nel saper rendere le sfumature dei personaggi,  raccontano la loro verità senza mai parlarsi realmente, dialogano in scena attraverso suoni, luci, immagini che scorrono sullo schermo, l’effetto è carico di emozione e d’interrogativi. È possibile perdonare? E chi lo deve fare? Lo Stato, chi ha perso i propri cari, entrambi? Quando venne pubblicato in Italia, il romanzo provocò, un intenso e profondo dibattito tra autore e lettori racconta Massimo Carlotto. La versione teatrale, a differenza del libro, punta maggiormente sui sentimenti contrastanti, sulle ambivalenze dell’animo umano, sul problema della vendetta personale, del mostro che può nascondersi anche in un “regolare”. Come dice l’ergastolano interpretato da Casadio, bravissimo nella gestualità, nei giochi di tono, una voce che non si dimentica.  Oscura immensità, va dritto al bersaglio, una platea silenziosa e attenta a cogliere tutte le sfumature di una parola teatrale che lancia stimoli continui. Alla fine ognuno è costretto a schierarsi, non si sfugge alle domande che i due personaggi, carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante. Con un linguaggio incisivo, essenziale, crudo e un ritmo serrato e coinvolgente, si racconta un tragico fatto di cronaca, avvenuto nella provincia del nordest italiano. Una donna e un bambino, presi in ostaggio da due malviventi nel corso di una rapina, muoiono. Nella sua misera casa, simile a una cella, Silvano Contin, padre e marito, si chiude nella notte, tra sentimenti di rabbia, desiderio di vendetta, disperazione. Nella sua prigione, Raffaello Beggiato, condannato all’ergastolo, malato di cancro, immagina una vita diversa. Dopo quindici anni chiede alla sua vittima e allo Stato il perdono e la grazia. Otterrà la grazia ma non il perdono…E il “regolare”, troverà un angosciante equilibrio nell’orribile vendetta. Oscura immensità di certe vite dove il sole non riesce ad entrare.

Elfo Puccini
sala Shakespeare | 15 - 20 gennaio 2013
mar-sab: 20:30 / dom: 15:30 
di Massimo Carlotto tratto dal romanzo “L'oscura immensità della morte”
regia Alessandro Gassmann
con Giulio Scarpati, Claudio Casadio; produzione Teatro Stabile del Veneto in coproduzione con Accademia Perduta/Romagna Teatri