Articoli e interviste
- Scritto da Paolo Randazzo
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Certo è difficile mettere in scena Aristofane. È strutturalmente difficile perché, trattandosi di comicità legata a concretissimi fatti politici con protagonisti chiamati per nome e cognome e con riferimenti a specifiche situazioni socio-culturali, non è automatico riuscire a mantenere un registro artistico e comico che si dispieghi lungo tutto il corso dello spettacolo senza perdere di tensione e senza cadere nelle secche dell’antiquaria, della sciatteria o dell’intellettualismo. Per mettere in scena Aristofane occorre confrontarsi non solo con quello che è stato realmente questo meraviglioso drammaturgo (e qui sono utilissimi gli apporti di studiosi, di filologi e di antichisti di ogni risma), ma anche con quella che è stata la tradizione comica che da esso, quasi come da una fonte inesauribile, è sgorgata ed è arrivata fino a noi (e qui devono entrare in gioco la consapevolezza storica del regista e la sua cultura teatrale). Questa è la partita che va giocata e non è facile vincere costruendo uno spettacolo che, piantato solidamente nell’Atene della fine del V secolo riesca a parlarci, dicendo cose che riguardano non tanto la nostra quotidianità ma la più profonda sostanza storica del nostro essere attuale. Siamo a
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Rovigo 15 – 18 giugno 2023, a cura del Teatro del Lemming va in scena la diciannovesima 'generazione' del Festival “Opera Prima”, pardon diciannovesima edizione, ma il bisticcio è ben giustificato se si pensa all'esergo ripetuto del festival, “generazioni” appunto, a indicare che ogni edizione è da una parte una ri-generazione di una idea forte di teatro che Lemming e Massimo Munaro da sempre custodiscono, e dall'altra è un evento capace come pochi di intercettare le Generazioni che si susseguono sul palcoscenico della vita.Un modo di essere che non è solo una idea estetica, pur limpida e fortemente strutturata, o tanto meno una ideologia teatrale che aspetta i suoi mentori, ma che unisce in sé appunto due accesi interessi, le novità del nuovo teatro e l'attesa della comunità, attesa questa ovviamente intesa come passivo attendere della comunità rispetto al (proprio) teatro e come attivo aspettarsi un ritorno positivo da un proporsi sincero ad essa del (proprio) teatro. C'è un segno metaforico
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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Ritorniamo con piacere ad assistere ad un lavoro firmato da Davide Iodice, ricordando la bellissima esperienza del Napoli Teatro Festival 2014 con lo spettacolo METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI, VESTIRE GLI IGNUDI, all’interno del Dormitorio Pubblico di Napoli. La ricerca che Iodice ha intrapreso e sviluppato negli anni, testimoniata da numerosi studi, saggi e articoli che ne descrivono le caratteristiche e la poetica, ha sempre di più avvolto alcuni strati della società contemporanea in un velo protettivo costituito da poesia e immaginazione. La delicatezza degli spettacoli di questo regista e la sua magnifica esperienza si manifestano costantemente sul palcoscenico, costruendo un lungo percorso ricco di emozioni, non solo per gli attori, ma anche per il pubblico che assiste da sempre commosso, coinvolto ed emozionato. Le stesse sensazioni sono esplose anche durante lo spettacolo presentato quest’anno al CTF 2023, durante le repliche che hanno accolto i numerosi spettatori
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Non dimostra alcuna apparente stanchezza, anzi quasi cerca di superare in vitalità chi di anni ne ha magari vissuti molti meno. Il “Teatro Nazionale di Genova” si presenta con questo sentimento alla nuova stagione 2023-2024 raccontata nell'affollata conferenza stampa del 13 giugno nella grande sala del Teatro Ivo Chiesa. Un sentimento che trova la sua espressione innanzitutto nelle strutture della sua principale sede, il grande teatro Ivo Chiesa appunto, che grazie ai fondi del PNRR messi a disposizione dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, saranno ringiovanite e rinnovate sia nella facciata che negli interni. I lavori si concluderanno a inizio 2024 per cui questa sala da quasi mille posti potrà riaprirsi con una nuova produzione del “Nazionale” che con “Fantozzi. Una tragedia”, per la regia di Davide Livermore e la drammaturgia di Andrea Porcheddu, riproporrà nell'interpretazione di Gianni Fantoni un genovese anomalo di cui è inutile ricordare il nome (del resto ormai sovrapposto al personaggio). Resteranno ovviamente attive le altre tre sale genovesi (Modena, Duse e Sala Mercato) per iniziare la stagione che partirà a fine ottobre con un cartellone densissimo, oltre 60 titoli, ma
- Scritto da Angela Villa
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Un calendario ricco, la nuova edizione de La Milanesiana. I Milanesi possono seguire molti eventi gratuiti, prenotandosi per tempo e godere di buona musica, belle letture performance teatrali. Fin dalla sua prima edizione, questo festival itinerante si propone come laboratorio di letteratura, cinema, musica, arte, scienza, filosofia. Il progetto ha l’obiettivo di incrociare saperi e arti diverse, portando a Milano le eccellenze internazionali del mondo culturale e scientifico. Anche quest’anno La Milanesiana dedica spazio al teatro. I primi due appuntamenti si sono svolti il 30 e 31 maggio presso l’Almo Collegio Borromeo di Pavia. Il 30 maggio è andato in scena “Una relazione per un’accademia”, tratto dall’omonimo racconto di Franz Kafka, in occasione dei 140 anni dalla sua nascita, con protagonista Tommaso Ragno. Il 31 maggio, l’instancabile, Moni Ovadia, torna in scena con lo spettacolo “Cabaret Yiddish”, accompagnato da Maurizio Dehò (violino), Paolo Rocca (clarinetto), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Luca Garlaschelli (contrabbasso) e Mauro Pagiaro (suono). Il 12 giugno a Milano è possibile assistere allo spettacolo “Hybris” di Antonio Rezza e Flavia Mastrella (Leoni d’oro Biennale Venezia) con la
- Scritto da Paolo Randazzo
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Gli spettacoli classici di Siracusa - quest’anno Prometeo di Eschilo e Medea di Euripide - nel contesto della cinquantottesima edizione delle Rappresentazioni classiche organizzate dall’Istituto nazionale del dramma antico nel Teatro Greco, presentano una caratteristica positiva dalla quale occorre iniziare se si vuol raccontare criticamente questi allestimenti teatrali. Sono entrambi spettacoli che implicano un pensiero forte e tangibile e sono concepiti per parlare al presente. Ci sono in gioco, come sempre, testi tragici di rilievo archetipico per la nostra cultura, importanti registi, grandissimi attori, abili scenografi e light designer, raffinati compositori, musicisti, direttori di coro, maestranze di grande competenza, una struttura organizzativa e amministrativa ben rodata. È ben difficile quindi realizzare allestimenti che non siano congrui rispetto a queste importanti premesse. Ma che cosa fa realmente la differenza? Il pensiero. Il pensiero del regista che legge il testo da portare in scena e che dialoga con