Articoli e interviste

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Potrebbe e parrebbe essere un trafiletto tra i tanti di una qualunque cronaca locale, tra annunci economici e proposte commerciali. Ma non lo è perchè quando chiude un teatro è come aprire un vuoto in un flusso di energia, è come l'interruzione di corrente in un circuito che produce vita, è un buco nero in cui precipitano gli anni di quella esperienza singolare e di quelle esperienze irripetibili che sono il teatro, occasionale e contingente nel suo accadere ma capace di dare riflessi e creare suggestioni che sembrano non finire mai, come le onde di uno stagno. A fine anno infatti il Teatro “I” di Milano chiuderà definitivamente dopo diciotto anni di vita. Un altro luogo teatrale, fisico e creativo, che cessa di alimentare la nostra vita culturale, come il sasso che caduto sul fondo dello stagno non da più energia alle onde che ci raggiungono. Perché? Ce lo dicono in un breve comunicato i suoi fondatori Renzo Martinelli, Federica Fracassi e Francesca Garolla nel breve comunicato stampa con cui

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Questo Festival genovese ideato e diretto da Consuelo Barilari, giunto felicemente alla sua XVIII edizione (“Icone” è il suo titolo) e nel frattempo arricchitosi con l'omonimo Premio ora in quattro sezioni, dimostra una indubbia vitalità ed una crescita che, anche solo considerando gli anniversari, lo introduce alla sua maggiore età. Merito io credo della specifica e anche rara qualità che caratterizza il suo sguardo sul teatro al femminile, visto in un più ampio contesto di “pratiche femminili”, uno sguardo che le vede e le mostra non come teatro o pratiche 'svantaggiate', da quote rosa per intenderci, quanto come teatro e pratiche tendenzialmente 'svalorizzate'. La differenza è forse sottile ma rimane essenziale in quanto se lo svantaggio implica uno sguardo paternalistico del tutto obsoleto, la svalorizzazione denuncia la mancata percezione del valore universale delle pratiche, anche estetico/artistiche, al femminile che al contrario riescono a rappresentare tendenzialmente l'interezza dello sguardo dell'umanità

- Scritto da Angela Villa
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La parola d’ordine è, rallentare, godere di un bel paesaggio, ascoltare con calma chi ci parla, compiere gesti lenti, per esempio ascoltare musica con un vecchio giradischi…quante cose si possono imparare o rimparare attraverso il lento braccio di un giradischi. Sei obbligato a fare tutto con calma, devi alzarti più volte per riascoltare un brano o l’atro lato del disco, non c’è più la frenetica ricerca in rete di un brano musicale (che ti porta da un luogo all’altro senza ascoltare nulla realmente) ma la calma pace di un gesto antico. Questo è quello che ci propongono gli artisti della seconda edizione del festival Farout, imparare a vivere con calma e lentezza il nostro tempo. Tutto questo grazie alle associazioni che operano e agiscono nel centro BASE. Un centro culturale poli-funzionale che produce innovazione sociale e contaminazione culturale tra arti, imprese e tecnologia nel cuore di zona Tortona, a Milano. Il nome non è stato scelto a caso, Farout: il pianeta più distante del sistema solare

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Quest'anno il prestigioso Premio Hystrio per il teatro, promosso dall'omonima e del pari prestigiosa rivista e giunto alla sua XXXI edizione, ha trovato nella volontà dei promotori una collocazione nuova che ne intende rafforzare l'interesse e le ricadute dentro un sistema teatrale, come quello italiano, in evoluzione ma che necessita sempre di forza ed energie nuove e soprattutto di prospettive inaspettate che ne irrobustiscano il complessivo potere di interdizione (e cura) su una Società che purtroppo mostra preoccupanti scivolamenti. È in particolare meritoria la capacità della Direzione artistica di Claudia Cannella e degli organizzatori tutti di collegare questo sguardo al nuovo con l'attenzione agli sviluppi complessivi della drammaturgia italiana, in modo da non mostrare solo le speranze, esemplarmente ricche di suggestioni, ma anche gli esiti successivi che quelle stesse speranze avessero lasciato intravvedere al nostro sguardo. Milano dunque, città teatrale per importanza e storia culturale concreta, si riappropia organicamente e istituzionalmente di un contesto e di un approccio ai giovani, molte volte lasciato anche giustamente alla ricca provincia italiana, fruttifera sempre dal nord al sud, potendo forse

- Scritto da Alessandra Bernocco
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“Luca Ronconi parlava di parole epifaniche, a me piace chiamarle radianti. Sono quelle parole che nel momento in cui sono dette, lasciano una vibrazione nell’aria, sono parole che creano ponti, archi, e poi ti ritornano trasformate, eppure ne senti la radice”. Graziano Piazza è stato uno degli interpreti eletti dal maestro, protagonista e coprotagonista di spettacoli storici come Infinities di John D. Borrow, Odissea doppio ritorno di Botho Strauss e, prima ancora, Venezia salva di Simone Weil. Certamente è uno dei testimoni più vitali e autorevoli di quel teatro di parola che non si accontenta di dire e che si tiene lontano dal declamare, un teatro in ascolto di risonanze riposte, racchiuse, a volte soffocate in anfratti di senso che attraverso di esse chiede di essere liberato. Ora è Macbeth, il terzo Shakespeare in cui è diretto da Daniele Salvo, anch’egli di solida scuola ronconiana, dopo Re Lear e Marcantonio nel Giulio Cesare. Lo incontro tra una replica e l’altra al Globe Theatre di Roma, dove lo spettacolo

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Potremmo definire anche questa quinta edizione del festival come una sorta di contenitore di sé stesso, nel senso che è uno dei pochi eventi che appare in grado di auto-generarsi o anche di auto-alimentarsi in quanto capace di valorizzare, quando maturano, i frutti prodotti dalle piante nate dai semi che esso stesso evento ha seminato, dissodando l'impervio terreno della creatività giovanile troppo spesso abbandonata all'avarizia e alla siccità dei nostri tempi. Merito dell'omonima associazione che lo promuove, dunque dello staff esperto e della sua presidente Cristina Valenti, attenta e apertamente ospitale rispetto a queste occasioni, come un lievito madre che ne favorisce la crescita. Non sono molte, infatti, le strutture capaci di valorizzare la drammaturgia giovanile e, come si direbbe di una famosa rivista enigmistica, oggi sono molte le imitazioni ma non molti i riscontri fattuali. Ma lo è, contenitore di sé stesso intendo, anche in un altro senso. Infatti, al pari di ciascuno di noi che custodisce l'infanzia