Articoli e interviste

- Scritto da Angela Villa
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E’ nato un piccolo fiore in questo angolo di periferia. Spesso, soprattutto se viaggi a piedi, per vedere uno spettacolo teatrale, devi mettere in conto più o meno un’ora di tragitto per giungere a destinazione. Adesso si potrà godere di una iniziativa teatrale anche qui a Cologno Monzese, qualcuno ha pensato al nostro piccolo mondo. La Pieve - Educazione Arte Cultura è il progetto di un nuovo polo formativo e di innovazione sociale e culturale a Cologno Monzese, situato all’interno dello storico complesso di Villa Cacherano D’Osasco, retrostante la Pieve medievale di San Giuliano. Paolo Pinto, addetto stampa del progetto, racconta in sintesi gli obiettivi principali. Lo spazio vuole essere un luogo di occasioni d’incontro e socializzazione, di interazione tra linguaggi e discipline artistiche differenti, con particolare attenzione anche all'inserimento di persone che vivono situazioni svantaggiate. Il progetto nasce per coniugare cultura, cibo, arte e socialità e riportare vitalità e vivacità nel contesto di una

- Scritto da Redazione
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Si è chiuso con buon successo nel foyer del teatro Ivo Chiesa di Genova l'annuale percorso di questo singolare premio, una costola (e trattandosi di Eva viene naturale) del Festival dell'Eccellenza al Femminile che la direzione artistica di Consuelo Barilari ha portato felicemente a questa sua XVIII edizione. Un festival che come è noto non è solo teatro ma che nel teatro trova un interprete ed un testimone essenziale. Non tanto un teatro al femminile quanto un teatro del femminile, aperto cioè ad uno sguardo condiviso e anche universale in cui si confrontano, per poi fondersi, le diverse sensibilità del maschile e del femminile. Un premio ed il relativo Bando intitolato “La voce della donna” intesa come testimone e insieme oggetto di uno sguardo (le voci spesso più che ascoltarsi si vedono) che va

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Il rapporto tra teatro di figura, danza e teatro performativo è assai osmotico ed il confine tra i linguaggi, dunque, assai poroso. Il festival infatti ci guida ad attraversare questo confine, in entrambe le direzioni, dando la giusta ospitalità ad espressioni estetiche suggestive e suggestionanti, ma spesso escluse dai canali più tradizionali o istituzionali. È il caso, nel nostro andare e tornare tra i tanti eventi, del seguente spettacolo che ha costituito, per originalità, il clou della giornata di martedì 8 novembre.
IL PRESENTE / Masque Teatro.
È anche quest'ultimo spettacolo un esempio di drammaturgia corporea che si costruisce man mano in scena, con l'apparente spontaneità, che è al contrario studio assai profondo del sé e di sé, di chi si affida all'armonia del movimento, alla poesia dell'agire con lentezza, all'attenzione verso le più sfuggenti sfumature di quel limite insuperabile che è il corpo. Un limite insuperabile per sua intima natura ma

- Scritto da Laura Bevione
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Nel periodo di chiusura delle sale dovuta alla pandemia, il Teatro Due di Parma, con la sua direttrice Paola Donati, ideò un interessante progetto di drammaturgia, destinato ad autori italiani, senza alcun limite di età. Unica clausola: i testi presentati dovevano prevedere una durata di circa mezz’ora e, da qui, la denominazione del bando, Mezz’ore d’autore. Era il dicembre 2020 e l’esito superò ogni aspettativa: oltre trecento i copioni giunti a Parma; otto quelli selezionati dalla giuria e oggetto di letture drammatizzate trasmesse in streaming e poi disponibili su youtube; e fra questi uno, Bestie incredule di Simone Corso, diventato nella stagione 2021-22 produzione della fondazione emiliana e pubblicazione di CuePress. Un successo che certo segnalava l’alto tasso di produzione drammaturgica in Italia ma permetteva altresì di evidenziarne le numerose fragilità, stimolando una seria meditazione su cosa significhi scrivere per il teatro e quali siano gli “strumenti” atti a farlo in maniera non estemporanea né, come sovente accade, velleitaria. Una riflessione che l’ente teatrale di Parma ha scelto di approfondire, bandendo la primavera scorsa la seconda edizione di Mezz’ore d’autore e riscontrando ancora

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Proseguendo in questa nostra ricognizione della tredicesima edizione del festival autunnale di Teatro Akropolis, sorta di peripezia che segue cadenze più estetiche che temporali, incontriamo la danza Butō che ha occupato l'intera giornata di sabato 5 novembre. È questo un appuntamento raro nel panorama teatrale italiano, cui la Compagnia di David Beronio e Clemente Tafuri si accosta con regolarità ormai da qualche anno, rappresentando in un certo qual modo, per la sua articolazione di grandi ospiti e per l'organicità della sua organizzazione, un unicum. Più che una danza in senso stretto, il Butō è una espressione compiuta e coerente del corpo e della mente/anima che lo alimenta e lo muove, talora addirittura costringendolo, in sentieri inusuali capaci di illuminare spazi inaspettati, gli spazi della bellezza. Fusione nella dissociazione, individuazione e perdita dell'uno (il corpo) nell'altra (la mente/anima) finalizzati insieme alla costruzione di un corpo scenico singolare e anche irripetibile nella sua

- Scritto da Maria Dolores Pesce
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In medias res. Come dicevano i latini per raccontare questa tredicesima edizione del Festival “Testimonianze Ricerca Azioni”, che più che un festival è appunto una sorta di narrazione con al suo nucleo il Teatro, è opportuno partire dal centro del suo operare. Un centro da cui si irradiano le riflessioni di Teatro Akropolis che lo organizza, e quindi dei suoi Direttori Artistici David Beronio e Clemente Tafuri, e che ne alimenta continuativamente le suggestioni, il loro modo di intendere la cosiddetta “Arte drammatica”. Questo centro è il “mistero del Teatro”, il mistero cioè del rapporto tra la vita e la sua rappresentazione, cioè tra rappresentazione e conoscenza che ne consegue, una conoscenza che è essenzialmente un processo e non l'imitazione di un oggetto. Una conoscenza estetica che nasce dunque da un comporre, da un mettere assieme gli elementi dell'esistenza che continuamente fluisce ed il cui esito è sempre qualcosa di più della semplice somma di quegli stessi elementi. È dunque, più che una conoscenza, una sapienza che, come sappiamo, si è arricchita e si arricchisce di molti e importanti contributi teoretici nel solco della moderna, e sempre più attuale, interpretazione del pensiero di Nietzche, inaugurata da Giorgio Colli e proseguita negli studi di Carlo Sini. Da quest'ultimo in particolare giunge uno stimolo assai suggestivo riassunto nella affascinante definizione di “Foglio-Mondo”.