I drammi del mese
Prenditi cura di me di Giampiero Rappa
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Prenditi cura di me ha vinto il Premio di produzione Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea - XIII Edizione - Anno 2007 con la seguente motivazione della giuria:
Una vicenda assolutamente realistica e ricca di colpi di scena, ambientata nel contesto ambiguo e spregiudicato della sanità nazionale. Un medico di fama, la sua tormentata vita privata, il cinismo della professione, i compromessi e le tentazioni della politica: tutto si tiene in un dramma ambizioso iscritto nel solco stilistico della tradizione teatrale italiana. Rappa si conferma drammaturgo solido, fra i migliori della scena nazionale, abituato a costruire il proprio lavoro partendo dalla pratica quotidiana del palcoscenico con una Compagnia affiatata e riconosciuta. Gli viene assegnato il Premio di Produzione tanto per la qualità del testo, quanto per il riconoscimento ad un metodo di lavoro teatrale - quello del “Dramaturg” di Compagnia - che il Premio Enrico Maria Salerno intende promuovere e sostenere come fondamentale strumento di crescita del teatro italiano contemporaneo.
Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Filodrammatici di Milano lo scorso ottobre e sarà in scena dal 25 al 30 novembre al Teatro India di Roma. Con Valentina Cenni, Lisa Galantini, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Sergio Grossini, Ilaria Pardini, Mauro Pescio, Gaetano Sciortino. Regia di Giampiero Rappa. Una produzione Fattore K. e Gloriababbi Teatro.
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Di cosa parla
Franco Maggi, giovane e già noto cardiochirurgo, diventa Assessore alla Salute con l’intento di ripulire il sistema sanitario sempre più corrotto dalle forze politiche. Franco dopo poco tempo scopre che il suo partito politico in realtà non ha lo stesso obiettivo; nasce così una sfida che mette a dura prova la sua stabilità emotiva. Con il padre in fin di vita, gli amici colleghi che lo tradiscono, la moglie che sembra non amarlo più, e dopo un intervento chirurgico mal riuscito che rischia di rovinare la sua immagine, commette il suo primo atto illegale per ricevere in cambio protezione dal partito e poter continuare a conservare il potere. Gli incontri con una giovane giornalista molto determinata e una paziente minorenne, permetteranno a Franco di recuperare la dignità perduta e di ritrovare sé stesso.
Nota dell'autore
Franco Maggi, sulla soglia dei quarant’anni, è apparentemente un uomo forte, ambizioso, perfezionista. Amato dai suoi pazienti, dotato di un alto senso morale e di una disponibilità estrema verso gli altri, è completamente dipendente da suo padre, dai suoi amici colleghi e da una moglie bellissima e fragile. Totalmente identificato nel suo ruolo di medico, una professione che forse ha scelto non tanto per passione ma per imitare il padre, famoso primario cardiochirurgo, si ritrova a combattere con i problemi che gli provengono dalla scelta di intraprendere anche la carriera politica. Il desiderio conscio di Franco è quello di voler pulire il mondo che lo circonda, di renderlo perfetto, di smascherare le falsità e la corruzione. Il desiderio inconscio di Franco, invece, è quello di distruggere il suo falso sé, di ritrovare la propria autenticità, di ritornare a sentire emozioni e sentimenti che la società borghese, da cui si sentiva protetto, ora lo ha portato ad essere un uomo del tutto inerte di fronte alle emozioni. Lui per primo sente di aver deluso le proprie aspettative e di non avere una struttura idonea per sopportare tutte le nuove avversità che un ruolo di potere può portare. Franco è come un capocomico stanco, che non vuole più interpretare il suo personaggio; cambia ogni sera le battute di una recita, mettendo in difficoltà gli attori che recitano con lui. Nell’ultimo atto, finalmente solo con sé stesso e il pubblico, potrà togliersi un costume che non gli appartiene, mettersi a nudo e immaginare una nuova vita. Prenditi cura di me. Questo vorrebbe dire il protagonista ogni qual volta incontra qualcuno.
I nostri rancori derivano dal fatto che, rimasti al di sotto di noi stessi, non siamo stati in grado di raggiungere la meta. Questo non lo perdoniamo mai agli altri.
(Emile Cioran)
L’importante non è ciò che diventeremo - poeti, medici o astronauti - ma se riusciremo a essere pienamente noi stessi. Ed essere pienamente se stessi implica il coraggio di porsi continuamente in discussione.
(Hermann Hesse)