I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
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Scenari del terzo millennio a cura di Cristina Valenti
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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È stato ed è qualcosa di più di un Festival tra gli altri, più di un Premio, pur molto importante, per la drammaturgia giovanile, ed il suo stesso nome “SCENARIO” è prova di una doppia valenza, innanzitutto significativa, prima di diventare concretamente operativa. È il costruire una scenografia, un ambiente, un luogo (teatrale) propizio, e poi è un osservatorio della creatività che, immerso nel flusso del tempo che si trasfigura in teatro, riesce ad intercettare o anche a generare. Questo interessante e corposo volume, curato da Cristina Valenti per le edizioni Titivillus, e appunto sottotitolato “Osservatorio del Premio Scenario sul giovane teatro”, è stato dunque in un certo senso un passo necessario affinchè il flusso creativo della nuova drammaturgia, almeno per la parte più direttamente affrontata, trovasse un ordine un po' più sistematico e, con esso, un senso estetico più limpido. Il libro è infatti diviso in tre parti, diverse ma reciprocamente coerenti. La prima parte (Sguardi) è di studio e approfondimento delle estetiche drammaturgiche emergenti, e contiene saggi di Laura Mariani, Cristina Valenti, Viviana Santori, Fabio Acca, Cira Santoro e Stefano Casi e offre spunti di grande interesse, da cui nel complesso si fa forte l'idea di un teatro politico, inteso non come teatro che fotografa la realtà ma di un teatro che la rende “visibile”. La seconda parte, coordinata anch'essa da Cristina Valenti, è una sorta di ricognizione statistica delle tendenze drammaturgiche. La terza, a cura di Anna Fantinel, e ultima, più storica (Materiali), ripecorre le vicende del premio Scenario e Scenario Infanzia in questi primi vent'anni del terzo millennio. Nella Premessa che apre il volume Marco Baliani definisce il Premio Scenario “un'isola a sè” sintetizzando così figuativamente quanto poi nel volume sarà efficacemente sviluppato. Un volume utile a chi si occupa di teatro e anche a chi il teatro lo ama solamente, con un interessante e moderno apparato iconografico, ivi compreso un video “Scenario Live” di Federico Tovani, scaricabile da apposito QR Code in indice.
Scenari del terzo millennio
L'osservatorio del Premio Scenario sul giovane teatro
a cura di Cristina Valenti
Titivillus 2018
pagg. 344 € 18,00

Prossimità di Fabio Pisano
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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Personalità schiva, pacata, elegante, gentile, Fabio Pisano è un giovane autore napoletano classe 1986 dalla formazione scientifica – laurea in scienze biotecnologiche -, e dalla penna prolifica che gli permette di ottenere alcuni premi. Dal “Premio Hystrio per le scritture di scena” al “Premio Fersen” “Salvatore Quasimodo”, Pisano è un drammaturgo che osserviamo da tempo per comprendere quale sia la strada che intraprenderà. Il titolo del suo volume, “Prossimità”, edito da Editoria & Spettacolo nel 2022, sembra descrivere la caratterizzazione della sua drammaturgia. Ottenere la pubblicazione di un volume che raccolga i propri testi, in questo caso quattro, è un obiettivo perseguito da molti autori e raggiunto dopo molto tempo; è bene quindi sottolineare che Pisano abbia avuto la fortuna di un’importante pubblicazione ottenuta attraverso una delle poche e più attive case editrici che oggi si occupano di editoria teatrale in Italia. Inoltre, dobbiamo sottolineare che i testi contenuti nel volume hanno debuttato da poco tempo e oggi appaiono frequentemente in scena. Nel caso de “La macchia” ricordiamo, appunto, che ha debuttato il 30 giugno 2022 durante il Campania Teatro Festival ed è attualmente in tournée. Negli ultimi anni, dunque, la firma di Pisano ha vissuto un’accelerazione che gli ha permesso di essere conosciuto e riconosciuto, affermandosi all’interno della cerchia dei drammaturghi contemporanei. Ritorniamo sul titolo che nella quarta di copertina svela la sua natura, ossia l’approssimarsi a sensazioni ed emozioni che sembrano labili ed effimere, ma che in realtà lasciano il segno nello spettatore e soprattutto nel lettore. Questa drammaturgia, infatti, è caratterizzata da una testualità forte, ricchissima di elementi e molto curata, pensata da uno scrittore che scrive da autore e solo successivamente opera anche come regista. Pisano è un drammaturgo a tutti gli effetti che, come molti altri autori contemporanei, si veste di natura ibrida per lavorare dietro le quinte. In questo caso, però, non parliamo di un autore/attore, figura che dalla fine del Novecento in poi ha caratterizzato la nostra drammaturgia, soprattutto al Sud Italia, ma di un autore a tutto tondo che elabora e scrive per la scrittura e la lettura, pur tenendo conto inevitabilmente della messinscena. A dimostrazione di quanto detto è necessario sottolineare che alcuni testi contenuti all’interno di questo volume riportano sulla carta delle scelte importanti, adeguate ai tempi e alla nuova natura e alle molteplici funzioni assunte dalle didascalie nella drammaturgia contemporanea: le didascalie di due testi in particolare, “Hospes,-ĭtis” e “La macchia”, riportano riflessioni dell’autore, forme poetiche, costruzioni ossimoriche e chiasmiche, sembrano, cioè inserti di natura differente, che sulla scena sono percepiti solo in parte dallo spettatore e in forme innovative. Ciò dimostra che questo tipo di scrittura nasce da un autore che lavora principalmente sulla parola e per essa. Il volume comprende anche altri due testi, “Celeste” e “A.D.E. -A.lcesti D.i E.uripide”, e, in effetti, si presenta nella sua forma sintetica poiché non è corredato né di prefazione o di postfazione affidate alla firma di studiosi o di critici teatrali. L’autore, infatti, introduce il volume con le sue parole, descrivendo il percorso e il lavoro rivolto ai quattro testi, intitolando le pagine di apertura con la parola “Divertissement”, «un modo per raccontare questi scritti da cosa sono nati, da dove, e proverò persino a motivarne la loro esistenza», come afferma lo stesso Pisano.
La sua scrittura, così come il suo approccio al dialogo reale, sembrano caratterizzati da un binomio ossimorico, da un lato manifestano un certo timore e una certa umiltà, dall’altro una certa malizia che provoca il lettore e l’interlocutore alla reazione, affinché lo stesso autore possa capire quale strada intraprendere e perseguire. La stessa sensazione contrastante e binomiale emerge attraverso la lettura di questi testi e nel corso della visione degli spettacoli: ogni testo ha un filo conduttore che è la morte, elemento raccontato con una certa eleganza poetica, mai plateale ma con rispettosa delicatezza. Alcuni testi sono collocati in un periodo storico specifico, altri non hanno tempo, ma emerge costantemente un’attenzione “religiosa” nei confronti del sentimento, sia esso manifestato dai personaggi, sia quello custodito dall’autore, sia quello che si attiva nella mente dello spettatore e del lettore.
È evidente che il viaggio drammaturgico intrapreso da Pisano sia partito da una fortissima esigenza di manifestare, attraverso scrittura, un’urgenza intima che poi esplode spesso in forma d’arte; questo potrebbe far pensare ad una scrittura fortemente intimistica e, pertanto, ripetitiva e caratterizzata da contenuti personali e, pertanto, a volte, di difficile percezione da parte del pubblico.
Parliamo, invece, di una scrittura sintetica, figlia dei tempi, sintatticamente fluida, a volte frammentaria come la prosa e il romanzo contemporanei, ma pesata e pensata, priva di orpelli, di barocchismi o di coloriture retoriche, mirata alla riflessione in simbiosi con l’osservazione. Una drammaturgia, dunque, inevitabilmente legata alla lettura: chi osserva lo spettacolo potrà rileggere il testo estrapolandone innumerevoli spunti; chi legge prima di osservare lo spettacolo attiva, invece, una riflessione ante quem che si protrae e si arricchisce durante la visione dello spettacolo.
Bisognerà attendere ed osservare affinché emerga uno stile specifico e una direzione di percorso più precisa. Le premesse sembrano solide, ma spetta all’autore decidere e comunicare il suo viaggio attraverso scrittura e scena.
Prossimità
Celeste. Hospes. Itis. A.D.E. A.lcest D.i E.uripide
di Fabio Pisani
Editoria&Spettacolo 2022
pagg. 278 € 18,00

Bugie bianche di Alessandro Berti
- Scritto da Maria Dolores Pesce
- Visite: 1037
Come in un sistema carsico di grotte semi-sconosciute, esistono e per fortuna resistono nel teatro italiano correnti quasi torrentizie di riflessione e ricerca, che talora emergono e riescono ad essere davanti allo sguardo anche di chi non le intercetta per suo istituzionale impegno. È questo il caso dell'attore e drammaturgo reggiano, Alessandro Berti, il quale ha deciso di tuffarsi in quelle correnti, al di là del suo notevole curriculum, per riportare al teatro un magma inusuale, tra intimità e politica, tra storia e irriducibili menzogne, tra sociologia e metafisica. Un magma che affronta temi rispetto ai quali, pur essendo, culturalmente e metaforicamente parlando, carne della nostra carne, preferiamo volgere lo sguardo, affidandoci e abbandonandoci ai luoghi comuni e triti che preservano un instabile equilibrio. Le ultime sue fatiche trovano l'apprezzabile attenzione di Emilia Romagna Teatro e dell'editore Luca Sossella che pubblica le tre drammaturgie sotto il titolo riassuntivo Bugie Bianche. Un monologo dai tratti lirici (Black Dick), una drammaturgia documentaria (Negri senza memoria) e un dialogo drammaturgico (Blind Love) incentrati tutti sul tema del razzismo ma, ed è uno sguardo eterodosso e quasi di sbieco che ne illumina tratti coperti, dal punto di vista della sua percezione attraverso corpo e colore della pelle (il bianco e il nero) che innestano dinamiche speculari quasi a intercettare, se vogliamo, anche le geometrie del desiderio dell'antropologo e filosofo René Girard. Non dichiarazioni di maniera dunque, quelle che costellano tante espressioni di teatro cosiddetto sociale, ma intuizioni proposte alla singolare elaborazione di ciascuno, prendendoci spesso in contropiede tra non detto, sensi di colpa 'occidentali', e modelli replicati (dal maschio bianco al maschio nero americano ad esempio, come denunziato da femministe afroamericne) e mai messi in discussione. Sono testi forti che spingono a rivedere molto di noi, attraverso una scrittura elaborata e accattivante, di notevole valore anche letterario. Per la collana LINEA a cura di Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono, è corredata da una approfondita prefazione di Rossella Menna dal significativo titolo “Runaway Slaves”, quelli che forse noi stessi siamo.
Bugie bianche
di Alessandro Berti
ERT Luca Sossella Editore 2022
pagg. 176 € 14,00

Non devi far altro che morire nell'arena di Angelica Liddel
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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È già a cominciare dal titolo una sfida, una sfida al senso comune, alla banalità, al mito del “politically correct” di un epoca che avendo dimenticato il sacro e perso con esso il senso del tragico non ha conquistato più libertà, ma al contrario sembra averne perduta, sempre più schiava delle “belle forme” e delle “belle apparenze” che dovrebbero percorrerla, senza sangue e senza materia. Attorno all'omonimo testo drammaturgico della spagnola Angelica Liddell il piccolo volume di cui scriviamo costruisce un percorso di approfondimento, un apparato letterario che recupera riferimenti e suggestioni, quel fecondo terreno creativo che alimenta l'opposizione al dato, all'oggi, al contemporaneo quale si è da ultimo costruito, di una artista che sa metaforicamente incidere con la sua parola, lirica e tragica, la carne stessa per giungere al più intimo sentimento. È in fondo proprio l'assenza del sacro e il deperire odierno del tragico, con la nostalgia che richiama nell'autrice i più reconditi segreti di un toreare collegato spesso all'antico rito dionisiaco, che costituisce il dolore dell'esistenza, quasi che solo la morte ovvero il suicidio ne costituisse il possibile riscatto. Un libro di riflessioni estetiche e di suggestioni poetiche che richiama a sé ispiratori forse ora dimenticati, dai grandi matador come Juan Belmonte, ai maudit, a Celine, Cioran e Artaud la cui crudeltà ne costituisce forse lo stimolo più profondo, cui lo spettacolo in giro per l'Europa costruisce la dimensione scenica. Un breve testo ma molto profondo e inquietante. Curato da Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono per ERT è appena uscito con Luca Sossella editore e lo consigliamo al lettore più avveduto.
Non devi far altro che morire nell'arena
di Angelica Liddel
Traduzione Silvia Lavina
ERT Luca Sossella Editore 2022
pagg. 77 € 12,00