I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
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Trent'anni dopo: Il teatro delle moline a cura di Luigi Gozzi e Marinella Manicardi
- Scritto da Marcello Isidori
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Trent'anni dopo: Il teatro delle moline
a cura di Luigi Gozzi e Marinella Manicardi
EdiSai - Ferrara 2006
pagg. 148, € 12,00
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Il “TEATRO nuova edizione”, questa la grafia suggerita da Luigi Gozzi, o più velocemente “Tne”, festeggia oltre trenta anni di attività, tra le iniziali prove a Torino ed il ben più lungo periodo trascorso a Bologna, dal gennaio 1973 nella sede di Via delle Moline e dal 1974 come vera e propria Compagnia. Lo fa, ma non solo, editando il bel volume che la EDSAI di Ferrara ha terminato di stampare giusto sul finire dell’anno appena chiuso. Va subito elusa ed accantonata ogni impressione di celebrazione o peggio commemorazione, cose che entrambe male e pochissimo si addicono all’esperienza di Luigi Gozzi e del suo, nei molti modi in cui questo suo va ovviamente inteso, teatro, perché questo libro in tutte le sue componenti, la presentazione e la storia a cura dello stesso Luigi collaborato da Marinella Manicardi, la rassegna fotografica e critica di gran parte delle messe in scena di questi trent’anni ed infine le testimonianze dei tanti, me compresa, che con questa vicenda sono entrati in contatto traendone sempre occasioni di crescita e, anche se non sempre manifestata, di gratitudine, sfugge ad ogni retorica e traversa rapido e leggero le vicende artistiche ed in parte anche umane dei protagonisti. E’ un po’, almeno così io credo, come la poetica drammaturgica di Luigi Gozzi che scrive, in senso proprio e lato, direttamente sulla scena in quanto, come scrive lui stesso, due sono gli elementi che condizionano lo spettacolo “la disposizione dello spazio della scena e la disponibilità dell’attore/degli attori”. È una scrittura, come nota acutamente Marinella Manicardi, ed una predisposizione al teatro caratterizzata da una grande leggerezza e anche da, ricorda ancora Marinella, “una certa snobberia”, che però ritrova e innesca sulla scena e nel suo contesto elementi di profondità rari, poiché il teatro è un meccanismo che ha come base il gioco e come fine la conoscenza. La peripezia intorno alla storia di questo piccolo (?) teatro è dunque l’occasione per riappropriarsi di un discorso sul Teatro e sulle modalità con cui questo discorso è stato vissuto e continuerà ad essere vissuto da Luigi Gozzi e dalla sua compagnia. Il volume, come detto, è chiuso dalle testimonianze dei molti che in questi trent’anni hanno lavorato o sono stati in contatto con il Teatro delle Moline, molti di questi hanno preso strade che li hanno portati ad una notevole notorietà e la loro vicenda è dunque esempio di come l’elaborazione sviluppata in questi trent’anni sia stata stimolante nel suo continuare a ragionare, anche in tempi in cui questi elementi sembravano destinati a trasformarsi essenzialmente o a perire, sul testo drammaturgico e sull’attore. Al momento il testo è disponibile presso il teatro ma mi auguro sarà presto distribuito anche nelle librerie.
Maria Dolores Pesce
Otello il Nìvuru di Mazzària di Francesco Randazzo
- Scritto da Marcello Isidori
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Otello il Nìvuru di Mazzària
di Francesco Randazzo
Bulzoni Editore - Roma 2006
pagg. 118 € 10,00
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Premiato al Concorso Ugo Betti nel 2005, e pubblicato come previsto dal premio nella collana "Bettiana" della Bulzoni, questa gustosa rivisitazione della tragedia di Otello in chiave siciliana, appare come una vera novità nel panorama talvolta monotono dei testi più o meno premiati in altri concorsi. Qui l'originalità sta prima di tutto nella lingua: sorta di siciliano arcaico ma spesso vicino ad un latino maccheronico tipo "Armata Brancaleone", dotato di forte teatralità ed estremamente comprensibile. La seconda novità riguarda la reinvenzione di una vicenda nota come quella della Tragedia Shakespiriana, in una chiave moderna per quanto riguarda alcune tematiche e situazioni, contaminate comunque da elementi che moderni non sono affatto. Non è così semplice infatti dare una collocazione temporale certa alla vicenda dell'extracomunitario Otello, trapiantato ed inserito nella comunità di Mazzara del Vallo, e della storia di amore e gelosia che lo coinvolge insieme a Jago (un bisessuale maligno e privo di scrupoli). Moderna è certamente la definizione che l'autore da alla sua opera "una commedia nera e ambigua, uno splatter di cupa e dissacrante ironia, un divertimento da brivido". E moderna anche la definizione che ne da Marco De Marinis nella prefazione al volume: "Testo spudoratamente trash (...) spirale di eccessi truculenti scopertamente inverosimili e volutamente intrisi di un gusto kitsh e pulp, figlio del degenerato immaginario televisivo che ci circonda e sommerge tutti (...)".
Idroscalo 93 morte di Pier Paolo Pasolini di Mario Gelardi
- Scritto da Marcello Isidori
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Idroscalo 93
morte di Pier Paolo Pasolini
di Mario Gelardi
Guida Editore - Napoli 2006
pagg. 53 € 6,00
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Utile, prima ancora che interessante, questo lavoro che Mario Martone commissionò a Mario Geardi nel 2003 per il suo progetto artistico dedicato a Pier Paolo Pasolini "Petrolio". Utile perchè, come tutto il teatro civile degno di questo appellattivo, non si limita a ricordare, a celebrare, a comunicare in forma più o meno teatrale un evento di cronaca della nostra epoca recente o meno recente, ma si incarica anche di dare un personale contributo per spiegare, dare una ragione allo svolgimento dei fatti narrati. Che la morte di Pasolini sia un mistero, o forse non lo è affatto ma lo sono invece i tentativi, riusciti piuttosto bene per la verità, di depistare l'accertamento della verità, è cosa risaputa da tutti. Che questo mistero possa essere legato a ben altri due "misteri italiani" come quello della morte di Enrico Mattei e della scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, non è cosa di dominio pubblico. La prosa sobria e scorrevole di Gelardi, che attinge con abilità agli interrogatori e ai verbali dell'epoca, ci conduce in questo cammino squallido ma avvicente al tempo stesso facendoci porre delle domande che, qualsiasi persona "civile" dovrebbe porsi. Possibilmente cercando anche di trovare delle risposte. Prefazione di Mario Martone, postfazione di Giulio Baffi, direttore della collana teatro/testi di cui fa parte questo volume.
Una quadrilogia di Stefano Massini
- Scritto da Chiara Alessi
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Una quadrilogia
(L'odore assordante del bianco, Processo a Dio, Memorie del boia, La fine di Shavuoth)
di Stefano Massini
Ubulibri - Milano 2006
pagg. 200, € 19,00
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Chi ha seguito i fecondi avvicendamenti drammaturgici del premio Tondelli Massini, sa bene che la recente e attesa pubblicazione per I testi della Ubulibri non è solo un’eccezione per la giovanissima età del suo autore, ma anche perché raccoglie una produzione (e nemmeno nella totalità) concentrata in pochissimi mesi: sono L’odore assordante del bianco (premiato a Riccione nel 2005 e in programma nel febbraio 2007 per il Teatro Metastasio-Stabile della Toscana), Processo a Dio (allestito dalla Contemporanea a dicembre con la regia di Sergio Fantoni, protagonista femminile Ottavia Piccolo), Memorie del boia (presentata al Teatro di Rifredi nel 2004-05 con le scene di Lele Luzzati) e La fine di Shavuoth, tutti già in traduzione in Svezia, Portogallo e Germania dove sono stati accolti con grande interesse. “Detta così – come sottolinea l’editore nella prefazione – potrebbe essere intesa come una serie di compitini del primo della classe svolti meccanicamente … ma va considerata la carica di emozioni che la riempie, anche quando si parte da vite vissute, magari da episodi autobiografici … rivissuti in proprio da chi scrive e si ritrae in quei personaggi”. E infatti, tutti studiati nell’equilibrio sensibile tra invenzione, calcolo narrativo e affabulazione, avviene che questi protagonisti storici - Kafka, Balzac, Van gogh, Jtzach Lowy ed Elga Frish - tanto minuziosamente ricostruiti, quanto privati dell’incidenza di un tempo e un luogo geografico necessariamente riconoscibili, si incrocino prima nella mente di Massini come in una recondita ambientazione ingabbiante (come ben condenserà Massini nel titolo dell’altra pièce al femminile, che sta girando i palcoscenici d’Italia proprio in questi giorni, La gabbia). E dal manicomio di Saint-Paul-de-Manson, a un caffè di Praga, alla suggestiva Parigi dell’Ottocento, questi personaggi storici e al contempo fantasmagorici parlano una lingua che non ha tempo, l’unico possibile veicolo verbale nell’incomprensione comunicativa in cui sono sospesi i dialoghi. Eppure quel che riflette poi questa prospettiva lunare è un quadro a colori, come quello che compare sintomaticamente sulla copertina dell’edizione Ubulibri. Un girotondo controllato, concluso, letterariamente perfetto, ma di un’immediatezza espressiva tale da inquadrarsi altrettanto naturalmente alla scena, senza particolari resistenze, se non quelle didascaliche di uno stile già assolutamente riconoscibile e orgogliosamente fedele a sé stesso.
Chiara Alessi