I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
Associazione Dramma.it - Via dei Monti di Pietralata 193/c 00157 Roma
Notte segreta di Francesco Randazzo
- Scritto da Silvia Moretti
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Notte segreta
di Francesco Randazzo
Bulzoni Editore
Collana: Siad - Teatro italiano contemporaneo inediti
Formato: 15*10,5
Pagine: 83
Prezzo: 8,00 euro
ISBN: 88-8319-901-4
Assunta e Conforto, che già nei nomi propri (il conforto della propria condizione umana e l’elevazione al cielo cui si preparano) contengono il senso ultimo del loro destino, sono le giovani protagoniste di Notte segreta, di Francesco Randazzo (Bulzoni Editore, 2003), un racconto teatrale in versi ambientato nella Sicilia occupata dagli spagnoli. Le due suore sono chiuse nella cripta della Chiesa al Castello Aragonese di Ischia per custodire i corpi, pronti all’imbalsamazione, di due “sante”, due vecchie suore morte, e senza occhi. La vita come riflesso e nello stesso tempo rifiuto, negazione della morte sembra essere dunque il messaggio che Randazzo affida al suo racconto e a questi personaggi, i primi proiezioni degli altri. Le “sante” sono il monito, il ‘memento mori’ per le giovani penitenti che devono espiare i loro peccati di adolescenti e addestrarsi alla vita spirituale attraverso questa prova. Ma Assunta e Conforto sono troppo vive per confrontarsi seriamente e drammaticamente con la morte, vive di quella stessa vita espressa nel loro linguaggio che contamina il latino delle preghiere, l’italiano, il dialetto siculo e lo spagnolo, con comici effetti di straniamento e di confusione. Si tratta di un linguaggio colloquiale e semplice, ma vivace e ricco nello stesso tempo, che rappresenta l’immaginazione fiabesca e inconsapevolmente erotica delle due ragazze le quali non per loro volontà si trovano nella claustrofobica condizione di ‘custodi della Morte’. È la loro fantasia che rende dinamico l’intreccio e lo muove, attraverso una dimensione ora reale ora onirica, verso la conclusione, verso la fine del «gioco – che non ripaga il pianto – che non consola – mai – per sempre».
La stanza - La festa dei Tuareg di Maria Caterina Prezioso
- Scritto da Silvia Moretti
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La stanza - La festa dei Tuareg
di Maria Caterina Prezioso
Titivillus Edizioni
Formato: 13*16,5
Pagine: 37
Prezzo: 5,00 euro
ISBN: 88-7218-102-X
Maria Caterina Prezioso ha pubblicato poesie e racconti brevi su diverse riviste di letteratura (Storie, In-Edito, TutteStorie, EllinSelae); ha curato la rubrica di cultura teatrale Leggere il teatro sul mensile Exlibris. La stanza - La festa dei Tuareg, atto unico diviso in otto scene pubblicato lo scorso anno presso Titivillus Edizioni, è un testo che, guardando evidentemente alla tradizione del teatro dell’assurdo, rappresenta una condizione, quella dell’uomo di fronte all’ignoto, sospesa nel tempo e nello spazio attraverso la delineazione di personaggi forse un po’ stilizzati, ma efficaci nella narrazione, finalizzati ad evidenziare certi aspetti della mente umana. Tra gli altri, l’aspetto duro e repressivo-autoritario è il Signor Tenente, ostile alla sola presenza dei Tuareg per pericolosa paura e intolleranza, mentre i coniugi Trento e Trieste sono la leggerezza e l’ingenuità degli anziani, o dei bambini, ma anche la diffidenza istintiva verso quella stanza n.100 abitata dalla tribù. I Tuareg sono ciò che di noi non accettiamo, o che della realtà rimuoviamo, il segreto, il non-detto, l’aldilà. Maria Caterina prezioso immagina uno spazio idealmente e realmente diviso in tre parti, lo spazio della platea, lo spazio della camera, nel quale si svolge l’azione, e quello, nascosto, della stanza n.100, la cui presenza si indovina da una porta chiusa. Tre luoghi, tuttavia, immobili nel corso del tempo, tempo scandito dal ripetersi beckettiano delle battute di Trento e Trieste sui figli ingrati e lontani e sulla giornata gelida e nevosa, eternamente e inesorabilmente fredda, ma «proprio una buona, bella giornata», contro l’aridità e il sole del deserto dei Tuareg che immaginiamo estendersi dietro la porta n.100. Un tempo scandito ancor più significativamente dal personaggio della Voce (dell’autore) che racconta sempre la stessa storia collocandola in epoche diverse. La metateatralità che segna l’intero testo si svela palesemente alla fine, quando, entrati tutti i personaggi ad uno ad uno nella stanza dei Tuareg, non rimangono sul palco che la Voce e la Statua di sale, a chiudere la vicenda «senza uscire di scena», scendendo tra il pubblico.
Rarità teatrali di Nino Martoglio a cura di Turi Giordano
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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Rarità teatrali di Nino Martoglio
a cura di Turi Giordano
Edizioni Gruppo d'arte Sicilia Teatro
“Rarità Teatrali di Nino Martoglio” è il titolo del volume, edito dal Gruppo D’arte Sicilia Teatro e curato dall’attore e regista catanese Turi Giordano, da sempre appassionato ricercatore ed indagatore di storia del teatro. Giordano nella pubblicazione, presentata al teatro Don Bosco, prima della messinscena della commedia “A Quatela”, adattamento teatrale dello stesso Giordano, ha raccolto alcuni rari testi dell’autore belpassese Nino Martoglio, quali “Punto a croce e nodo piano” e “Passo Luparo”, che hanno visto la stampa in riviste poco diffuse in Sicilia nel 1911-1912 e “I Civitoti in Pretura”, nella prima stesura del 1894. Nell’elegante volume, dedicato al giornalista e critico teatrale Giuliano Consoli, arricchito da foto d’epoca raffiguranti lo stesso Martoglio o attori come Giovanni Grasso, Angelo Musco, Giuseppe Rizzotto, troviamo anche il frammento iniziale di “Guerra di Santi”, commedia in tre atti, mai completata dall’autore e che doveva essere l’ideale seguito della nota opera “San Giovanni decollato” ed un aneddoto che lo stesso Martoglio pubblicò nel suo giornale “Il D’Artagnan”, il 14 luglio 1895, intitolato “Zio Pepè” per commemorare la morte dell’attore Giuseppe Rizzotto, autore della commedia “I mafiusi” e dove si racconta come per la prima volta fu messa in scena “I Civitoti in Pretura” con lo stesso Martoglio protagonista. Il libro include anche il copione della commedia in tre atti “A Quatela”, adattamento teatrale di Turi Giordano, pubblicata a puntate, da settembre a novembre del 1895, sul giornale martogliano “Il D’Artagnan”, a firma Cicca Stonchiti, un colorito insieme di dialoghi popolari che vedono protagonista il popolo della Civita catanese con un astruso linguaggio inventato per l’occasione e che vedono sfilare per la prima volta personaggi quali Cicca Stonchiti, Messer Rapa, Don Procopiu, Lona ‘a Buffa che vedremo poi nelle più celebri commedie martogliane. “Con questa pubblicazione - ribadisce Turi Giordano, che ha in preparazione “Le feste e gli spettacoli nella Catania dell’Ottocento” e “Le farse di Agatino Sozzi” - tolgo dall’oblio tre atti unici che non aggiungono nulla alla grandezza di Martoglio, ma che sicuramente faranno piacere ai ricercatori, ai cultori, del teatro siciliano. Si tratta di una edizione informativa per far conoscere meglio il Belpassese”.
Maurizio Giordano
Sicilteatro di Mauro Longo
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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Sicilteatro (dal 2001 al 2003)
di Mauro Longo
Edizioni Greco, pp 154
Mauro Longo, pubblicista, commediografo, reporter teatrale, storico del teatro siciliano, ha pubblicato il volume “Sicilteatro (dal 2001 al 2003) ”. Edito da Greco, il libro con la caratteristica ed elegante copertina rossa, non è altro che è la logica continuazione di quanto, a cominciare dal 1978, Longo, come autentico reporter di fatti teatrali, ha pubblicato sul Teatro Siciliano negli anni ‘81, ‘87, ‘89, ‘91, ’95 e2000. Ai precedenti sette libri Mauro Longo, con la solita certosina pazienza, con dovizia di particolari, ha fatto seguire questo ottavo, dove è raccolto quanto dal 2001 al 2003 è stato storia e cronaca del teatro siciliano. La pubblicazione, in circa 154 pagine, arricchita da numerose foto di attori, registi, scenografi, autori, critici e scenotecnica, è suddivisa in vari capitoli che prendono in esame il teatro a Catania, Palermo, Messina, Siracusa e nelle altre province. Inoltre sono elencate le numerose compagnie teatrali attive nel triennio 2001/2003. “Sono tutti avvenimenti - spiega Mauro Longo - che assolutamente non dovevano cadere nell’oblio, perché sono la conferma dell’iter della Scena Siciliana, nel volersi dare un volto nuovo. Il volume include anche le mie riflessioni sul teatro dei professionisti, a documentazione della moda intrapresa dai registi, che nel volere rendere attuali i testi del passato, se ne appropriano realizzandoli con propri con stravolgimenti estetici, emozionali, artistici. Nelle recensioni apprezzo sempre la spettacolarità della messa in scena e la bravura degli interpreti, tuttavia ho ritenuto forse mio dovere, nel rispetto che si deve alla cultura teatrale, indicare le distanze che in una recita separano il vero autore dell’opera dall’autore dello spettacolo”. Laureato in Scienze Politiche e Sociali e in Medicina e Chirurgia, Mauro Longo ha scritto 33 commedie (25 in dialetto, 8 in lingua italiana), quasi tutte rappresentate. Ha al suo attivo, come narratore, sei libri di racconti: La vita in una rosa, 1967; Perle di Sicilia, 1971; Il fatto di essere Uomini, 1974; Illusioni e Preconcetti, 1978; Diverbia, 1983; Briciole di vita, 1988. Figura nell’Antologia Scrittori Italiani del Secondo Dopoguerra, tra quanti “scandagliano il mistero dell’anima attraverso la riflessione psicologica”. Ha conseguito molti riconoscimenti tra cui nel 1969 il Primo Premio Nazionale Ariccia per la letteratura, il Premio Scena 1988, il Premio Una vita per il teatro siciliano nel 1998 ed il Premio Capuana al 160° della nascita dello scrittore mineota poiché convinto assertore della teatralità ed infaticabile reporter del teatro isolano. Il suo teatro è un teatro che documenta e specchia la vita e la quotidianità dei suoi contemporanei. Della vicenda gli interessano la logica dell’intreccio e l’istinto che anima i personaggi e li agita nella storia in cui sono protagonisti o semplicemente coinvolti dalle affinità o dalle circostanze.
Maurizio Giordano