I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
Associazione Dramma.it - Via dei Monti di Pietralata 193/c 00157 Roma
Il crepuscolo della ragione di Drazan Gunjaca
- Scritto da Marcello Isidori
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Il crepuscolo della ragione
Drazan Gunjaca
Prospettivaeditrice
pagg: 88
Prezzo: euro 10,00
“Tutti gli uomini sono fratelli, anche quelli che hanno
dimenticato di essere uomini.
Loro hanno maggiormente bisogno di aiuto, sebbene non
Siano coscienti di questa necessità.”
D.G.
In questo dramma l’autore offre ai lettori “un intero e straniante tubo catodico dalla distruzione, dalle guerre dell’ex-Jugoslavia, la possibilità di vivere o rivivere l’immensa tragedia della martoriata terra balcanica”. La scena si svolge nel presidio di frontiera tra la Croazia e la Bosnia Erzegovina nell’estate 1993. All’interno del presidio si trova una prigione provvisoria in cui è rinchiuso Ante, croato, cinquantenne professore di storia, insieme a Husein, musulmano, recluta dell’esercito bosniaco, trentenne giurista.
“L’atmosfera di base del dramma è comica, e si tratterebbe infatti di una commedia se in gioco non ci fossero delle vite umane. Questa capacità che Gunjaca ha di dare un senso all’assurdo, proprio ricercando elementi comici nei destini umani altrimenti tragici dei suoi eroi, dà ai suoi drammi una dimensione ‘esistenziale’, una percezione del mondo distaccata e spostata. I suoi personaggi sono sempre perdenti felici, perdenti che trovano il senso della sconfitta. Così pure i protagonisti di questo dramma, che nonostante le circostanze ed il loro cambiamento, sono sempre condannati alla prigionia, non perché essa dipenda dalle circostanze ma perché è parte delle fondamenta della vita umana. E se è già così, come Gunjaca sembra volerci dire, non vale la pena prenderla in modo troppo tragico. L’atmosfera comica è in diretto conflitto con la sensazione di claustrofobia che si vive durante la lettura del dramma. Un’ossessiva sensazione di mancanza di spazio, soffocamento e colpa che non è razionale; viene da dentro e ci scuote al pensiero che tutti noi, anche se con minore intensità, giornalmente viviamo e sopravviviamo a situazioni simili a quella in cui si sono trovati i protagonisti di Gunjaca” (dalla prefazione di Srdja Orbanic).
Roulette balcanica di Drazan Gunjaca
- Scritto da Marcello Isidori
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Roulette balcanica
Drazan Gunjaca
Fara Editore
pagg: 78
Prezzo: euro 7,00
Un dramma necessario, forse non impeccabile ma necessario. Magari meno bello di tanti drammi inutili. Siamo nel settembre del 1991, in un appartamento della città di Pola, all'indomani dell'indipendenza della Croazia da uno stato in dissolvimento, la Jugoslavia. Il padrone di casa è Petar, ufficiale dell'esercito Jugoslavo, Serbo di nascita e divenuto, da un giorno all'altro, invasore a casa sua. Perché la Croazia è nemica dei Serbi e li tratta da invasori. Petar ha chiamato a casa sua l'amico ed ex collega Mario, Croato, che non fa più parte per sua scelta dell'esercito. Petar è stato abbandonato dalla famiglia, fuggita dall' "invasore" e ha deciso di ammazzarsi. Come scritto in una delle prefazioni del libro, pluripremiato in tanti concorsi anche italiani, l'incipit è un po' lento, raccontato, venato da una carica drammatica tutta interna ai lunghi dialoghi. Tale magma nascosto esploderà più avanti, grazie all'arrivo di nuovi personaggi, e con una serie di azioni convulse ed al limite della farsa, tale è il paradosso della situazione, così che si sorride di una tragedia in atto. Necessario si è detto, perché grazie a questa farsa tragica, ci si rende conto sulla propria pelle, degli assurdi meccanismi che spesso governano i rapporti umani, che vorrebbero essere naturalmente votati alla tolleranza, alla condivisione, alla pìetas, mentre sono costretti, dalle ragion di stato e dalle politiche dei signori delle guerre, a nutrirsi di odio, d'intolleranza, di razzismi e nazionalismi. E via d'uscita non ci può essere se "Io dopo vent'anni passati qui, (...) sono diventato straniero. Ancor peggio, invasore. Ho occupato i 44 metri quadri di solitudine della mia proprietà, sempre che non me ne vada. Sono il più misero esempio di invasore nella storia dell'umanità".
Teatro Comunale di Monfalcone 1983 - 2003
- Scritto da Marcello Isidori
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Teatro Comunale di Monfalcone 1983 - 2003
Comune di Monfalcone – Assessorato alla Cultura
pagg: 304
Prezzo: euro 25,00
Il 17 maggio 2003 il Teatro Comunale di Monfalcone ha festeggiato i suoi primi venti anni di attività. Lo stesso giorno del maggio 1983, infatti, in occasione del festival "Richard Wagner 1813/1883", il Teatro veniva inaugurato dai giovanissimi cantori del Tölzer Knabenchor, il più celebre coro di voci bianche del mondo. Risultato di un’attenta ed accurata opera di restauro del vecchio Cinema Teatro Azzurro (costruito fra la fine del 1929 e l’inizio del 1930, sull'allora Corso Vittorio Emanuele III, oggi Corso del Popolo), il Teatro viene acquistato nel 1976 dall’Amministrazione Comunale di Monfalcone, individuata dai proprietari quale unica acquirente anche in virtù dell'importanza che tale struttura avrebbe potuto rivestire in futuro per l’intera comunità. I lavori di ristrutturazione iniziano nel 1980 e nel 1983, a lavori ultimati, avviene la consegna ufficiale del Teatro Comunale. Dal 1984 fino ad oggi il Teatro Comunale di Monfalcone ha offerto al pubblico un cartellone dei concerti, curato dal M° Carlo de Incontrera, docente universitario, musicista e musicologo, ed un cartellone della prosa, curato dai Servizi Culturali del Comune di Monfalcone. Le stagioni musicali del Comunale di Monfalcone conquistano fin da subito l’attenzione della critica specializzata ed il favore del pubblico per la qualità e l’originalità dei programmi, all’interno dei quali trovano spazio stili, generi e culture musicali anche molto lontani fra loro. A dare corpo a queste stagioni, salgono sul palcoscenico del Comunale alcune fra le personalità più prestigiose del concertismo internazionale: Vladimir Ashkenazy, Gidon Kremer, François-Joel Thiollier, Leonidas Kavakos, Misha Maisky, Louis Lortie, per ricordarne soltanto alcuni. Dal 1984 al 1998, a chiusura delle stagioni musicali, hanno luogo i festival internazionali di primavera, grandi manifestazioni a tema i cui calendari prevedono non soltanto concerti ma anche appuntamenti con la danza, il teatro, il cinema, le arti figurative mentre a partire dalla stagione 1999/2000 viene prolungata la programmazione del consueto cartellone inserendo al suo interno '900&oltre, rassegna dedicata alla musica contemporanea, repertorio non sufficientemente esplorato dalla maggior parte dei teatri italiani. ‘900&oltre costituisce, quindi, un doveroso contributo ad aggiornare la tradizionale programmazione concertistica e con essa le conoscenze ed i gusti del pubblico. Anche la stagione di prosa del Teatro Comunale festeggia i suoi primi vent’anni, anni in cui, sebbene inserita all’interno di un circuito, quello dell'Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, si è distinta per alcune scelte particolarmente originali. Oltre ad ospitare un'accurata selezione delle produzioni di maggior successo di ogni singola stagione, il cartellone di prosa del Teatro riserva particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea, agli autori meno conosciuti, agli spettacoli che non sempre sono agevolati dai circuiti più commerciali. Si susseguono quindi, stagione dopo stagione, diversi percorsi interni al cartellone: Ridere e sorridere, rassegna dedicata al teatro comico, Pro memoria, uno sguardo sulla drammaturgia contemporanea italiana ed in particolare sul teatro di impegno civile e, da qualche anno, contrAZIONI. Nuovi percorsi scenici, un percorso dedicato al teatro di ricerca e alle nuove forme espressive che arricchiscono la scena teatrale italiana. Senza mai perdere di vista le esigenze ed il gusto del pubblico, il Comunale di Monfalcone sceglie quindi di dare voce e spazio ai cambiamenti che animano il teatro italiano, di raccontare, anche attraverso le sue programmazioni, il mutamento e l’evoluzione che caratterizzano la scrittura e la regia teatrali nel nostro paese. Per raccontare questi intensi venti anni di attività, il Teatro Comunale di Monfalcone ha realizzato un volume che raccoglie tutti i programmi: i programmi musicali, quelli dei festival internazionali di primavera ed i programmi di prosa. Corredati da un ricco apparato iconografico, i programmi ben testimoniano la varietà delle proposte ed il prestigio dei protagonisti che le hanno animate. Ad impreziosire il volume due saggi, rispettivamente dedicati alle stagioni musicali ed a quelle di prosa, dei critici Gianni Gori e Roberto Canziani ed una ricca selezione di ritratti di alcuni fra i tanti prestigiosi interpreti musicali che hanno calcato il palcoscenico del Teatro, realizzata dal fotografo Arnaldo Grundner.
Io Donna Immigrata di Valentina Acava Mmaka
- Scritto da Maximilian La Monica
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Io... Donna… Immigrata
Volere Dire Scrivere
di Valentina Acava Mmaka
Editrice Missionaria Italiana 2004
pagg: 64
Prezzo: euro 5,00
ISBN: 88-307-1314-7
Tre monologhi, tre donne, tre destini, tre immigrate: Drasla (volere), Alina (dire), Farida (scrivere). “Volevo rappresentare il disagio, l’amarezza, il senso di sradicamento proprio della donna che lascia il suo paese, la sua lingua, la sua cultura e spesso anche la sua famiglia”, dice l’autrice. La lettura di questi tre testi rende spontanea una domanda: perché una persona che si allontana dal proprio paese di origine deve “subire” l’attributo di “straniero”? L’ “essere straniero” non facilita i rapporti, spesso rende estranei e alieni a se stessi e agli altri. L’unica ancora di salvezza per sfuggire a ciò è l’autodeterminazione: “la conoscenza di sé e la passione di vita riversate nella fedeltà al proprio destino” (come dice Jarmila Ockayovà nella prefazione). Le voci dei tre personaggi femminili, attraverso l’iterazione (ovvero la ripetizione di frasi che sottendono al bisogno di autoaffermazione delle protagoniste), rafforzano l’affermazione di compresenza di alterità sociali e culturali. Attraverso la conoscenza di sé e la costruzione di una nuova vita, però, le tre donne tracciano l’elemento unificante delle tre storie: l’attesa del ritorno. La migrazione è vissuta come un processo della natura umana, un percorso che non “allontana” dalla terra madre e insegna a mantenere saldo il legame con le proprie origini. Il volume rappresenta a pieno titolo la visione che l’autrice ha del Teatro, “come possibilità di confrontarsi, di dialogare, di conoscersi, di compiere la propria catarsi, come mezzo di identificazione e di autoconoscenza”. Valentina Acava Mmaka, nata a Roma, ha sempre vissuto in Africa. È giornalista, scrittrice, poeta e autrice di teatro. Ha pubblicato libri per ragazzi e una raccolta di poesie. Promuove iniziative e progetti interculturali rivolti alle scuole; coordina laboratori di scrittura creativa e laboratori teatrali per immigrati. Il testo Io… Donna… Immigrata è stato rappresentato in Sudafrica e in Kenya e ha vinto il premio drammaturgia ScenaMadre Festa d'Africa Festival 2004. Premio della Giuria. Il suo sito è www.valentinammaka.net.
Maximilian La Monica