Sebbene profondamente trasformata, l'impronta eschilea fa certamente da stampo all'intero dramma. La stessa figura del protagonista (che assume anch'egli il nome di Prometeo) prende vita dal mito sul quale il grande tragediografo greco modella la propria opera. In questo caso però si attua una fondamentale trasfigurazione del personaggio del Titano avversario di Zeus; tale trasfigurazione consiste, principalmente, nell' essere divenuto, egli stesso, uomo tra gli uomini. Anche lui, però, parte (come il Prometeo del mito che, incarnando una divinità, si trova, inizialmente, in una situazione di superiorità rispetto all'Uomo) da un privilegio che finirà poi per abbandonare in nome di una solidarietà umana che sembrava essere stata dimenticata. In questo dramma è inoltre presentato il punto di vista, del tutto nuovo, degli stessi uomini che sono oggetto dell'intervento di Prometeo. Se ne ricaverà una risposta diversa e contraddittoria, a seconda del punto di vista psicologico a cui si farà riferimento. Da sottolineare inoltre che la tragica fine del protagonista è dovuta, principalmente, alla cattiva coscienza di coloro che con lui condividono un'alta posizione di comando (vedi lo Zeus del mito), con la povera complicità di quei detenuti che considerano la speranza ormai definitivamente morta e sepolta. Un punto interrogativo personale resta per quanto riguarda l'orgoglio disperato (riscattato nel finale?) di Prometeo. Senza questo, forse, tutta la vicenda sarebbe finita in maniera diversa. Nel perdono finale del protagonista ci sono, invece, tutti i secoli che separano la civiltà greca, pagana, da quella occidentale, cristiana che, comunque, aveva già trovato in Eschilo, nello spirito di pietà di Prometeo, una formidabile anticipazione. Vorrei, infine, aggiungere alcune parole sulla scelta del linguaggio usato nel dramma. L'intento principale è stato quello di cercare di mantenere, attualizzandola, la natura poetica dell'opera eschilea, accordando le diverse voci, ciascuna al registro più consono alla propria condizione specifica: da quella spiccatamente poetica di Prometeo o più colloquiale dei prigionieri, a quella più tagliente degli ufficiali del campo. La speranza è di non avere mancato di troppo l'obiettivo. In fondo si tratta soltanto di un esperimento, un viaggio linguistico nel tempo. Un passato, che è poi presente, visto con gli occhi del futuro.