Data pubblicazione
19-09-2024 18:00:00
Il drammaturgido one man show
Antonio Caruso
Palcoscenico spoglio, e poi un attore e una valigia.“Il Drammaturgido” è il bisogno, la necessità di raccontarsi agli altri, e quindi di esistere. Normalmente si esiste soltanto se gli altri riconoscono la nostra esistenza; si esiste per gli altri, non per sé stessi. L’attore vive solo attraverso i suoi personaggi e il personaggio vivrà soltanto dopo aver trovato un attore pronto a riviverlo. Tutto inizia con un'introduzione che altro non è se non la versione riveduta e scorretta (molto scorretta) della lettera con cui Pirandello introduce i “sei personaggi in cerca d'autore” - dove al posto della servetta svelta e graziosa “Fantasia” troviamo una serva grassa e lenta “Afasia”. Si prosegue attraverso la parodia dei sei personaggi pirandelliani: “Siamo qua in cerca dell’autore… non d’uno qualunque. Portiamo in noi un dramma doloroso, eppure così vivo che oserei definirlo un drammaturgido...Sul palcoscenico appariranno a turno alcuni personaggi. Cercano il loro autore. Rimproverano a quest’ultimo di averli creati pur essendo soltanto un Emerito Sconosciuto. Per tale motivo, loro, che non potranno vivere per l’eternità, esprimono il desiderio di raccontarsi e vivere almeno per la durata della messinscena. Si racconteranno: un pizzaiolo che si spaccia per killer, un uomo nato invisibile, un attore di prosa costretto ad accettare ruoli umilianti, una prostituta che sogna due uomini battersi a duello per lei... e poi, l’amante di una cubista, una signora particolare, e poi un medico monotematico, un signore che ha bisogno di liberarsi di un grosso peso, una signora nevrotica e un poeta atemporale… Il difetto principale di questi personaggi è l’essere stati creati dall’autore sotto ispirazione dettata dai malesseri della società di oggi, ottenendo la creazione di personaggi forse più “veri” di certe figure partorite dai “media” e da situazioni presenti nel nostro asociale quotidiano. “Il Drammaturgido” ha raccolto storie che mostrano i problemi di una varia disumanità (incomunicabilità, alienazione, disadattamento, frustrazione, solitudine, invisibilità) raccontati con divertente serietà. Rispetto al debutto sulle scene, avvenuto venti anni fa (Catania maggio 2002), con più attori, dal 2013 lo spettacolo vede un solo attore pronto a riempirsi di costumi (pochi, essenziali) e a fare il pieno con le parole di dieci personaggi differenti. E l'attore così diventa e s'inventa dentro il gioco dell'essere umano: uno per tutti e tutti in uno. L'attore non interpreta ma possiede già in sé tutti i personaggi. La fatica è riuscire a farli emergere di volta in volta. L'aver consegnato tutti i personaggi ad un solo attore è la giusta evoluzione di un viaggio, e anche metafora dell'uomo, del suo esser tanti in base alle troppe “esigenti esigenze”.
commedia
italiano
2002
1
Da 61 a 90 minuti
1
1
0
0
no
si