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Nel giugno del 2020 a Mondragone, in provincia di Caserta, scoppiò una violenta rivolta tra gli operai di nazionalità bulgara che lavoravano nelle campagne come stagionali. Il motivo era l’istituzione della zona rossa, con divieto di accesso e uscita

(a causa della pandemia Covid) nei cosiddetti Palazzi Cirio, ghetto all’interno della cittadina campana. Gli operai protestavano per motivi di sopravvivenza: non potevano permettersi di non andare a lavorare per giorni.
La notizia fu riportata da telegiornali e quotidiani nazionali, e io scoprii l’esistenza di una realtà per me inimmaginabile, a pochi chilometri da casa mia.
«Cerca la vita e troverai la forma», diceva Eduardo De Filippo. Alla prima impressione suscitata dalla scoperta di un contesto sociale così lontano dal mio, benché distante pochi chilometri, è seguita una fase di ricerca e documentazione sul caporalato, sulle caratteristiche specifiche di quello praticato nelle campagne campane e su quelle che invece lo accomunavano a realtà anche molto distanti,  geograficamente e culturalmente. Ma impressione e documentazione, tra di loro slegate, dovevano trovare una sintesi che evitasse derive meramente ideologiche, secondo me incapaci di cogliere la complessità dei rapporti umani in gioco. Questa sintesi è arrivata nel momento in cui – come riconosce la motivazione del Premio Ipazia – sono riuscita a trovare una forma: in particolare «un balletto dell’assurdo» che supera il teatro documento per acquisire una «sua specifica e particolarissima forza artistica».
Valentina Fantasia

IL SOGNO DI MONÈVA si è aggiudicato, infatti, il “Premio Ipazia 2022 alla Nuova Drammaturgia” attributo all’autrice Valentina Fantasia lo scorso novembre, durante il Festival dell’Eccellenza al Femminile tenutosi al Teatro Ivo Chiesa di Genova. Nelle motivazioni firmate dalla giuria presieduta da Silvana Zanovello, giornalista teatrale de “Il Secolo XIX”, viene subito evidenziato il «linguaggio ben ritmato e immune da tentazioni retoriche» del dramma, rimarcandone poi altri aspetti di spiccata originalità. Tra cui quello sopraccennato di «un coraggioso cambio di passo: dal teatro documento o teatro sociale del quale non si nega certo l’utilità, a un balletto dell’assurdo che ha anche una sua specifica e particolarissima forza artistica», orchestrata attraverso dialoghi calibrati che conducono «dal realismo a un mondo dove i viventi sono fantasmi e il cadavere che tutti cercano e nessuno trova, assume una finta corporeità materializzandosi in surrogati grotteschi». Un equilibrio delicato che l’autrice, però, gestisce con efficace «misura per evitare scivoloni inutilmente macabri e dare un’impostazione teatrale alla denuncia».

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Valentina Fantasia è nata a Formia (Latina) nel 1969. Laureata in Economia e Commercio, lavora in banca. Nel 2006 ha cominciato un percorso di esplorazione artistica, appassionandosi alla fotografia. Dal felice e fortunato incontro, nel 2008, con la Compagnia Teatrale Imprevisti e Probabilità diretta dal regista Raffaele Furno, discendono tutte le esperienze successive di recitazione e scrittura drammaturgica. Oltre che per IL SOGNO DI MONÈVA, negli ultimi anni ha ottenuto altri riconoscimenti per i suoi testi teatrali. Il monologo BLU, nel 2019, ha conseguito il secondo posto al Premio Folle D’AUTORE “Aldo NICOLAJ” organizzato da La Corte dei Folli di Fossano (Cuneo). L’atto unico VULCANIA ha conquistato, invece, il Premio Mecenautore 2020: edizione contraddistinta dalla presenza di Gianni Clementi alla guida della giuria. IL POSTO PERFETTO infine, scritto durante un corso del drammaturgo Antonio Piccolo, ha vinto nel 2021 la sezione «Atti Unici» del Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos, intitolato a Ernesto Calindri, anticipando la vittoria dell’anno seguente al concorso Carta&Penna organizzato da F.I.T.A.