Il dramma del mese
Donnarumma di Domenico Castaldo
- Scritto da Damiano Pignedoli
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“L’uomo meridionale non è diverso dagli altri, ma è un uomo deformato. Le avventure della sua vita, la storia, lo peggiorano e lo esaltano fuori dalle leggi comuni”.
Così annota sulle pagine del suo diario – fra il 1955 e il 1957 – lo scrittore e selezionatore del personale Ottiero Ottieri, dopo essersi confrontato con una variegata folla di uomini da vagliare per l’assunzione nello stabilimento della Olivetti appena aperto dal patron Adriano nel suggestivo quadro mediterraneo di Pozzuoli, in provincia di Napoli. 400 posti di lavoro per circa 40.000 domande rivolte a una realtà industriale giunta dal Nord che – malgrado i migliori propositi e gli illuminati intenti – s’impianta su un territorio del Sud contadino mai progredito, creando delle contraddizioni tali che trovano sfogo nella liberazione dell’aggressività quando non della violenza vera e propria.
Dalle riflessioni di Ottieri, l’autore Domenico Castaldo ha creato perciò una drammaturgia che vede ruotare attorno al personaggio cardine – e speciale – di Donnarumma un cosmo stravagante di anime, volti e corpi che quotidianamente si arrangiano, cercando di portare a casa la giornata, secondo un modus vivendi ferino, viscerale, umanamente terragno che risulta alla lunga in conflitto con le razionali modalità organizzatrici e tecnicistiche del mondo del lavoro aziendale.
Ne scaturiscono pertanto delle dialettiche drammatiche ed esasperate ma con contrasti di viva comicità, per quanto sempre venati di un senso addolorato dell’incolmabile distanza ravvisata fra opposte umanità e visioni: con la sottile e tremula certezza, tuttavia, che l’assurdo, la follia e l’irrazionalità abitano in ognuno.
“In quanto uomo meridionale mi sono chiesto quali potessero essere le forme della deformità del popolo da cui traggo origine, quelle forme che hanno toccato e spaventato Ottiero Ottieri. Ho indagato, oltre a questo testo, tutta la cultura napoletana dell’epoca e tutta quella della mia infanzia vissuta al Sud per trovare possibili risposte. Sono giunto alla conclusione che certamente il popolo napoletano ha una forma mentis particolare, probabilmente unica al mondo, come si evince dalla sua ricca espressione culturale”.
Domenico Castaldo
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Domenico Castaldo (Castellammare di Stabia, NA, 1970) si diploma come attore nel 1993 alla scuola del Teatro Stabile di Torino guidata da Luca Ronconi, il quale lo dirige subito dopo nel dittico pasoliniano formato da PILADE e CALDERON. In seguito lavora con registi come Walter Pagliaro, Mauro Avogadro e Gabriele Vacis, nel cui Laboratorio Teatro Settimo ha pure modo di produrre delle proprie creazioni. Di particolare rilievo, poi, è l’esperienza vissuta presso il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards a partire dal 1995: viatico a una sua progressiva specializzazione negli ambiti della ricerca inerente alla formazione di giovani talenti e alla produzione di opere originali, approfondendo con rigore le potenzialità espressive del corpo, del movimento, della voce e della musicalità. Uno studio applicato specialmente a contesti di gruppo dove potere fare emergere strumenti di relazione autentica peculiari a ogni singolo essere umano, al quale trasmettere tecniche di consapevole invenzione e comunicazione che in scena si traducono in lavori di stratificata e multiforme drammaturgia. Dal 1996, dunque, col suo Laboratorio Permanente di Ricerca dell’Arte dell’Attore (fondato e tuttora operante a Torino), la sua arte di creatore teatrale si distingue per calibrata e danzante fisicità scenica, sensitività del canto che armonizza i piani di senso e la varietà di soggetti in gioco, aprendo lo spettatore tanto alla polifonica coralità di problematiche comunitarie quanto a quelle riposte nelle spire dell’interiorità personale. Insignito dell’importante Premio Giuseppe Bartolucci nel 1999, tra i numerosi spettacoli da lui scritti, diretti e interpretati si ricordano TAMERLANO (1997-1998), la tetralogia sulla figura di Antigone (1997-1999), LE ARGONAUTICHE (2001), le sei messinscene articolate nel progetto triennale “Sulle orme del Simurgh” (2004-2006), KING J. LEAR (2008) e i recenti DONNARUMMA (2010), WELCOMING! THE END OF THE WORLD (2011), oltre a PICCOLA GUERRA PERFETTA che ha debuttato lo scorso 19 marzo alla Cavallerizza Reale di Torino. Dal 2002, in connubio con A.C.T.I. Teatri Indipendenti, rientra fra le collaborazioni produttive del Teatro Stabile di Torino e del Sistema Teatro Torino. Attore-autore, dunque, regista e formatore, è altresì compositore e interprete di canti poliarmonici e non; mentre collabora con decine di realtà professionali italiane e straniere che ne ospitano seminari, lavori e residenze. Coi progetti “Liturgia” e “The Garden”, infine, si dedica a perseguire un teatro di partecipazione allargato ai non professionisti.
Sul sito www.labperm.it è possibile avere maggiori notizie e ragguagli su questa figura anti-convenzionale ed eclettica, di spiccata originalità eppure attenta alla tradizione e agli insegnamenti della migliore scena italiana e internazionale.
A cura di Damiano Pignedoli
Vecchia sarai tu! di Antonella Questa e Francesco Brandi
- Scritto da Damiano Pignedoli
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Una vecchia di ottanta anni si ritrova in ospizio contro la propria volontà. Una caduta, qualche giorno in ospedale, il figlio lontano, una nuora avida, la nipote che non ha mai tempo… Quindi la soluzione migliore per tutti è la casa di riposo. Per tutti, tranne che per lei.
Scappare è l’unica soluzione, costi quel che costi.
VECCHIA SARAI TU! è uno spassoso trittico che verte su tre storie di donne, tre generazioni differenti, che vivono ognuna una surreale condizione di solitudine legata allo scorrere del tempo. C’è la solitudine coatta dell’ottantenne Armida, chiusa dentro un ospizio dal quale vuole fuggire per vivere “come le pare” il poco tempo che ancora le resta; sua nuora, la quarantacinquenne Sabine, vive invece nella disperata ricerca di congelare il tempo della sua giovinezza sfiorita e di sconfiggere l’invecchiamento che la incalza; Monica infine, la nipote di venticinque anni, tra precarietà lavorativa e sentimentale non riesce a godere fino in fondo della sua giovinezza – che fugge tuttavia – troppo preoccupata dal non trovare un posto dove immaginare il suo futuro.
Le donne, la loro età e l’invecchiamento al quale non hanno ancora diritto.
Un monologo comico per esorcizzare la paura di invecchiare e ricordarsi che “vecchia”… lo sarai anche tu!
Scritto a quattro mani da Antonella Questa e Francesco Brandi, il testo qui presentato è quello dello spettacolo omonimo che vede Brandi regista e la Questa interprete unica di tutti i personaggi della pièce.
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Antonella Questa, attrice di lunga esperienza in ambito teatrale, vive e lavora tra l’Italia e la Francia. È stata tra i protagonisti della “Fattoria dei Comici” di Serena Dandini, sia in teatro che in televisione, e dal 2007 è la direttrice artistica del Festival delle Arti Comiche di San Terenzo (SP). Traduce, inoltre, e promuove per l’Italia testi di drammaturgia contemporanea francese; mentre di recente ha lavorato nel cinema con Emiliano Cribari e Alessia Di Giovanni. Come autrice e regista ha scritto e diretto i cortometraggi comici L’OCCASIONE (premiato per il miglior montaggio e la migliore attrice al festival Il Ciuco di Vetro 2003 e come migliore opera prima al Round Festival 2003 di Rimini) e …MAMMA!!. Nel 2005 ha fondato la Compagnia LaQ-Prod (www.laq-prod.net) con cui produce spettacoli dove il linguaggio comico è utilizzato per raccontare temi scomodi e a volte dolorosi. Le produzioni attualmente in tournée sono: IL RAPPORTO DI LUGANO (2005), tratto dal libro omonimo di Susan George; DORA PRONOBIS (2007); STASERA OVULO, Premio Calandra 2009 come miglior spettacolo e migliore interprete; VECCHIA SARAI TU! che ha vinto il Premio Museo Cervi 2012 e tre Premi Calandra 2012 come migliore spettacolo, migliore attrice e migliore regia.
Francesco Brandi è regista e autore. Ha lavorato come aiuto regista con Cristina Pezzoli, Sergio Fantoni e Giancarlo Sepe; in seguito come regista con alcune delle maggiori compagnie teatrali italiane. Tra i suoi spettacoli principali: ASSEMBLEA CONDOMINIALE di Gerard Darier (2000); LA BIBBIA HA QUASI SEMPRE RAGIONE di e con Gioele Dix (2003); SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE di William Shakespeare (2001) e IL CAMPIELLO di Carlo Goldoni (2002), prodotti dal Teatro Stabile della Sardegna. Ha collaborato alla scrittura di EDIPO.COM di Sergio Fantoni e Gioele Dix (edito da Ubulibri nel 2006); ha scritto e diretto diverse commedie, tra cui TUTTA COLPA DEGLI UOMINI e NIENTE PROGETTI PER IL FUTURO, testo vincitore del Premio Flaiano 2009 e interpretato da Giobbe Covatta ed Enzo Iacchetti. Dal 1990, lavora come regista e insegnante allo studio e alla ricerca nell’Arte dell’Improvvisazione Teatrale con le maggiori compagnie d’improvvisazione nazionali e internazionali.
A cura di Damiano Pignedoli
La foto di A. Questa è di Olivier Allard
Rotweiss kabarett di Andrea Taddei
- Scritto da Damiano Pignedoli
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Nel luglio del 1976 si consumava a Seveso (popoloso centro dell’hinterland milanese) uno dei disastri ambientali più gravi del Novecento, oggetto di studi negli anni a venire e documentato altresì come esempio negativo in trattati, saggi e direttive dell’Unione Europea.
Nel trentesimo anniversario del tragico incidente, l’associazione Musicamorfosi (www.musicamorfosi.it) – nata a Seveso e animata da un gruppo di persone che in questi anni, anche in collaborazione con Legambiente, ha promosso eventi capaci di coniugare socialità e cultura a partire dalla cura delle relazioni di chi abita il territorio – commissionò ad Andrea Taddei un testo in qualche modo commemorativo e che prevedesse inserti musicali.
Accettata la sfida dall’artista autore, quella tragedia divenne un rondò – un paradossale Kabarett in Quatto Quadri – per raccontare quel drammatico 10 luglio 1976 nel totale rispetto dei fatti, ma da un altro punto di vista: ambientandoli cioè in Svizzera, patria del colosso farmaceutico Hoffman-La Roche proprietario dell’impianto.
È in quel salotto borghese di Berna, dunque, tra immaginari cuscini rigonfi di banconote e pareti ricoperte di teste di cervo, che le due First Lady dell’azienda – la moglie del presidente e quella del direttore – s’incontrano tutte le mattine per seguire con distaccato cinismo l’evolversi del dramma.
Seveso non è mai citata: una scelta consapevole, perché quella catastrofe potrebbe capitare domani in un altro posto.
La drammaturgia prevede che la consorte del presidente dell’azienda, Hedda Waldvugel, e quella del direttore della fabbrica, Hinge von Zwaihl, siano interpretate da attori maschi. Le “signore” infatti, che solcano il proscenio con parrucche cotonate e modi dolcemente femminili, diventano brutalmente maschili quando è il momento di lesinare i risarcimenti per il danno procurato.
A queste s’aggiunge la cameriera di casa Waldvugel, Maria: moglie di Gennaro, un operaio impiegato nella fabbrica, la quale racconta nel dettaglio le produzioni pericolose dell’azienda utilizzando un linguaggio tecnico molto preciso che suscita la reazione infastidita delle “padrone”. Una patriota svizzera dal costume tipicamente “Rot Weiss” (rosso e bianco), inoltre, completa il quartetto di personaggi e detta i tempi della farsa.
Farsa che progressivamente delinea uno scenario di danni immani inferti al territorio, di animali morti in gran numero, di parecchie persone colpite da cloracne e altri malanni, il quale vale alfine la beffarda miseria di un lingotto d’oro. La pièce difatti si chiude con un finale amaro e duro, ma che vuole contunderci proprio per suscitare radicali domande e pensieri meno superficiali, maggiormente responsabili, in ognuno di noi: sempre troppo facili alle lusinghe speciose del denaro e dello sviluppo senza progresso. .
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Andrea Taddei è nato a San Giuliano Terme (Pisa) nel 1957. Formatosi negli ambiti della pittura e delle performing arts, è tra i fondatori di Padiglione Italia: gruppo tra i maggiori della “nuova ondata” dei primi anni ’80, del quale si ricordano la partecipazione alla Biennale Teatro di Venezia 1984 con il gioco drammatico LE PIANTE e l’azione VERDI SPONDE, lavoro per cui Taddei – autore e regista – riceve il Premio Opera Prima 1983. Seguiranno altri prestigiosi riconoscimenti: il Premio Francesca Alinovi 1992 per il suo allestimento di MOTEL di Jean-Claude van Itallie e, un anno dopo, il Premio Ubu per la scrittura drammaturgica degli spettacoli GLORIA e LE TENTAZIONI DI TONI (produzioni, rispettivamente, di Teatridithalia e CSS di Udine). Sempre come drammaturgo, sono da menzionare i suoi lavori PIGMALIONE (1989) e TEATRO DA GIARDINO (1999), di cui cura anche la regia per il CRST di Pontedera. Tre suoi atti unici vanno poi in scena prodotti dal Teatro Litta nel 2003, ovvero TRE PICCOLI SHAXSPEARE, mentre nel 2005 è la volta di una sua trascinante riscrittura rock del DON GIOVANNI di Molière realizzata per Palchettostage. L’anno seguente scrive ROTWEISS KABARETT - Una farsa per Seveso (1976-2006) di cui dirigerà nel 2007 la messinscena per l’associazione Musicamorfosi. È comunque impossibile citare qui il vasto novero di creazioni registiche, scenografiche e costumistiche – nonché come light designer – di una personalità capace di attraversare con naturalezza le sfere del teatro di prosa e quelle dell’opera musicale, i territori dell’arte visivo-performativa e quelli della drammaturgia contemporanea (sue le messinscene, per esempio, di ZOZÒS di Giuseppe Manfridi nel 1994 e CHI RUBA UN PIEDE È FORTUNATO IN AMORE di Dario Fo nel 2001 per Teatridithalia), lavorando spesso con figure storiche del teatro italiano. Un artista dunque dai talenti molteplici e dall’attività feconda, svolta tanto con realtà piccole e indipendenti quanto con teatri istituzionali rilevanti e di livello internazionale, tra cui gli Stabili di Catania, d’Abruzzo, di Genova, delle Marche, il CTB di Brescia, il Théâtre de la Place di Liegi e il Teatro alla Scala di Milano.
Crack machine di P. Mazzarelli e L. Musella
- Scritto da Damiano Pignedoli
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CRACK MACHINE propone nuovamente e sviluppa quel metodo di creazione integrale a due (dall’ideazione al testo sino allo spettacolo finale) già sperimentato dagli autori-attori Paolo Mazzarelli e Lino Musella nel paio di lavori precedenti intitolati DUE CANI e FIGLIDIUNBRUTTODIO. Ovvero, un gioco teatrale basato su quattro personaggi – due per ogni interprete – che, nella fattispecie, si ritrovano a condividere una storia dentro un carcere. La vicenda che li unisce prende spunto da quella vera di Jérôme Kerviel: ex trader della più importante banca francese, la Société Générale, accusato dai vertici della sua banca di essere l’unico responsabile del più grande buco della storia della finanza mondiale, pari a 4,9 miliardi di euro.
Il personaggio della pièce ispirato a Kerviel – ossia Geremia Cervello – finisce pertanto recluso in prigione dove, all’improvviso, si scopre minacciato e preso di mira dal suo stesso mondo: quello delle grandi banche, cuore pulsante e malato dei grandi potentati politico-finanziari. All’interno di una situazione così delineata, Cervello incontra le figure del giovane assassino Eros, della guardia carceraria Italo Capone e dell’importante avvocato Alberto La Parola.
Insieme, questi quattro personaggi ci offrono il loro sguardo sul presente, sulla faccia nera di un Potere micidiale e un po’ unto, sul senso e sul nonsenso del denaro. Insieme, danno vita ad una storia ad orologeria: una CRACK MACHINE, una macchina del CRACK che non potrà che portare ad un liberatorio crollo finale.
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Paolo Mazzarelli è nato a Milano. Come attore ha lavorato, tra gli altri, con Pippo Delbono, Fura dels Baus, ATIR/Serena Sinigaglia, César Brie, Davide Enia, Eimuntas Nekrošius (in creazioni quali IL GABBIANO e ANNA KARENINA), Peter Stein (I DEMÒNI), Andrea De Rosa (MACBETH), Egumteatro (IL GIOCATORE). Tra il 2001 e il 2007 ha realizzato quattro spettacoli come regista, drammaturgo e interprete, prodotti dal CSS di Udine e rappresentati in tutta Italia e all’estero: PASOLINI, PASOLINI! (Premio Speciale Scenario 2001 e Premio Enriquez alla drammaturgia 2005), GIULIO CESARE, MORTE PER ACQUA e FUOCO!
Lino Musella è nato a Napoli. Tra i suoi molti lavori come attore si ricordano quelli con Michela Lucenti/Balletto Civile, Valter Malosti, Serena Sinigaglia, Antonio Latella, Virginio Liberti e Annalisa Bianco (Egumteatro). Nel 2003 ha vinto la Borsa di Studio “Gianni Agus - Premio Hystrio”. Nel corso degli anni ha alternato l’attività di attore, regista (ha curato alcuni spettacoli per le compagnie Mercanti di storie e Manifattura Scalza), tecnico e disegnatore luci (PERCORSI DI LUCE di Francesco Capotorto).
La CompagniaMusellaMazzarelli esiste dal 2009 ed è caratterizzata da un processo lavorativo in cui ogni passaggio della creazione scenica – dall’individuazione del tema allo sviluppo della drammaturgia, dalla definizione dei personaggi alla messa in scena degli stessi, dalla scrittura alla tecnica, dai costumi alle luci – è condiviso dai due artisti. Il loro lavoro aspira a un teatro che pur rimanendo se stesso (in quanto antico o comunque classico) sappia parlare dell’oggi, della realtà che ci sta attorno, in modo diretto e spietato, divertito e onesto, profondo e semplice al tempo stesso. Dopo le messinscene DUE CANI - ovvero La tragica farsa di Sacco e Vanzetti, FIGLIDIUNBRUTTODIO (Premio In-box 2010) e CRACK MACHINE, nel dicembre 2012 ha debuttato LA SOCIETÀ - Tre atti di umana commedia: spettacolo prodotto dal Teatro Stabile delle Marche (in tournée dal prossimo autunno) e che apre la Compagnia alla collaborazione con altri due attori, in questo caso Fabio Monti e Laura Graziosi.
Per maggiori informazioni e notizie:
www.musellamazzarelli.it
facebook / Compagnia MusellaMazzarelli
www.stabilemarche.it
Presentazione a cura di Damiano Pignedoli
Foto di Andrea Delbò