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Ho assistito alla Prima dello spettacolo “Siamotuttigay”, scritto e diretto da Lucilla Lupaioli e presentato al Todi Festival.
Bellissima sorpresa! E conferma di quanto “alto” possa essere il contributo del Teatro nel sollecitare le coscienze su temi di grande attualità e rilevanza sociale, e di fare, così, Cultura.
Beninteso, a condizione di non scadere nel “didascalico”, e di saper suggerire allo spettatore, con levità e garbo, la possibilità di visioni nuove, che lascino spazio all’ accettazione delle diversità in opposizione ad una cultura povera di idee e di sentimenti, che teme ed emargina situazioni non rispondenti ai canoni dominanti. Con effetti a volte drammatici sulla vita delle persone.
E’ il caso di “Siamotuttigay”.
Una commedia ben costruita e divertente, ma affatto leggera. Si ride molto, anche grazie alla bravura di tutti gli interpreti, tra i quali spicca, oltre ad Alessandro Di Marco nella parte di Maggie, un bravissimo Antonio De Stefano, alle prese con la necessità di fare outing dichiarando la propria eterosessualità, in un’immaginaria società rovesciata, dove, appunto, “Siamo tutti gay”.
Un testo che si presta a diversi piani di lettura: in primo luogo, viene proposta una riflessione sui temi dell’omosessualità - dimensione da riconoscere in ciascuno di noi, poiché parte della natura umana - e dell’ omogenitorialità. Ma non mancano, ad esempio,  spunti sul rapporto genitori - figli, sulle aspirazioni all’ autonomia e al riconoscimento negli adolescenti, o sullo stesso “luogo” teatrale, di intersezione e incontro tra le istanze adulte e quelle più infantili di ogni persona.
Un testo - ed anche una regia ed una scenografia - senza inutili ridondanze, dove nulla è lasciato al caso, dove ogni dettaglio ha il suo peso e il suo significato, come dev’ essere in uno spettacolo di qualità.
Un testo che chiude, grazie al riuscitissimo monologo finale, su un’idea di Amore che è fonte di arricchimento e gioia, e che non può esserci senza il riconoscimento e l’accettazione dell’Altro.
Si tratta senz’ altro di uno spettacolo che meriterebbe di essere proposto ad un pubblico ampio, indirizzandosi soprattutto ai giovani e agli educatori, con l’obiettivo di restituire cittadinanza ai temi dell’accettazione di tutte le diversità e dell’integrazione.