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Dopo circa trent’anni, “Prima del silenzio”, atto unico scritto da Giuseppe Patroni Griffi per Romolo Valli, torna in scena al Teatro Eliseo dal 22 ottobre al 17 novembre. 
A calarsi nei panni del protagonista è il formidabile Leo Gullotta spalleggiato dall’esuberante Eugenio Franceschini. L’opera di stampo intellettualistico, dal sapore filosofico è sicuramente di non facile resa. Un uomo e un giovane sono gli antitetici creatori di un micro-universo sospeso tra realtà e visione. Una stanza, un divano, pochi libri e due esistenze sono tutto ciò che vediamo all’interno della scatola scenica. 
Lui è un poeta, che abbandonato tutto, sceglie l’autoemarginazione e incontra un adolescente vagabondo con cui instaura un rapporto d’amicizia.  Non semplicemente uno scontro generazionale, che rileva la distanza tra la consapevolezza e la fanciullesca innocenza, ma piuttosto un’antinomia tra introspezione ed estroversione. Due modi differenti di esplorare l’esistenza. In qualunque direzione vada questa ricerca, il fine è scovare se stessi, nel caso del giovane, e di riappropriarsene, nel caso dell’uomo.  Allora, è indispensabile tornare al principio, ovvero alla poesia e in essa rifugiarsi. È un altisonante elogio della parola, con tutta l’intensità che da essa scaturisce, il leitmotiv della commovente pièce. Parole fragorose, giocose, lucenti risuonano all’interno di quest’angolo immoto che si trasforma da esoscheletro idilliaco a incavo claustrofobico. La scatola scenica fatta di fondali acquatici e fantasie cromatiche sprofonda in un’oscura dimensione interiore, in cui si affollano i fantasmi dell’uomo che si materializzano in scena attraverso videoproiezioni. Prima fra tutti la Moglie (l’eccezionale Paola Gassman), vorace e furente, rappresenta la famiglia; il Figlio (Andrea Giuliano), ovvero le sovrastrutture borghesi, la vanità e l’inconsistenza; infine, il Maggiordomo (Sergio Mascherpa) che simboleggia la casta e il senso del dovere. Sono tutti emblemi di quella vita che rifugge, di quell’esistenza che disprezza. Tetri e funesti assediano i suoi pensieri, diventando estensioni di un incubo virtuale.  “Prima del silenzio” è un luogo intimo in cui le credenze si disgregano, i valori sono rimessi in discussione, le scelte sbagliate si pagano a discapito della propria identità, la parola perde consistenza e muore confondendosi nel baratro della solitudine. 
La brillante interpretazione di Leo Gullotta ci conferma efficacia scenica e sensibilità artistica, ben amalgamata, inoltre, alla vivacità del co-protagonista interpretato dal giovane Franceschini.  Tutto è sostenuto da una felicissima scelta registica. Fabio Grossi predilige uno stile contemporaneo, affiancando al ricercato testo di Patroni Griffi una dimensione straniante in cui videoproiezioni, teli in trasparenza e neon da vivaci effetti cromatici rimandano un motivo malinconico e visionario.

foto Tommaso Le Pera

Di Giuseppe Patroni Griffi
Regia Fabio Grossi
Con Leo Gullotta, Eugenio Franceschini
Con le apparizioni di Sergio Mascherpa, Andrea Giuliano, Paola Gassman
Video Luca Scarzella
Musiche Germano Mazzocchetti
Disegno luci Umile Vainieri  
Disegno audio Franco Patimo
Regista assistente Mimmo Verdesca