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Acuta e intensa è la scrittura di Michele Santeramo, autore di una narrazione elaborata che sposa efficacemente le dinamiche della scena ideate da Leo Muscato. “Il Guaritore” è una commedia brillante, pervasa da un sapore grottesco velato d’amarezza, in cui storie e stanze buie, battibecchi e silenzi sospirano un fremito d’inquietudine. Un amalgama, articolata e sottile, sospesa tra realtà e illusione. 
La scena è essenziale, ritratti fotografici di donne e uomini provenienti da un mondo passato sono sospesi sulle teste dei protagonisti; una panca lunghissima è posta al centro del palcoscenico e una radio trasmette musica rock ‘n’ roll.
Un uomo (Michele Sinisi), non un mago né un truffatore, riesce a guarire le persone ponendole in relazione tra loro.
Paradossalmente, è un guaritore malato - quasi cieco - e nonostante la fleboclisi, un bevitore accanito di grappa. Lui si ammala, continuamente, di altro «mal-essere». Lʹ empatia si rigenera di volta in volta districando sofferenze altrui, ma si accanisce nel corpo, prosciugando energie. Il dolore è contagioso, una malattia trasmissibile. Il guaritore accumula anime e corpi e li trattiene a sé. Conferisce un valore altissimo all’essenza, conservando la dimensione magica del meridione.
Il fratello (Gianluca delle Fontane) è il suo, mal sopportato, braccio destro, ambizioso e scalpitante di diventare guaritore a sua volta.
Una coppia (Paola Fresa e Vittorio Continelli) e una donna (Simonetta Damato) sono protagoniste di quest’ultima difficile guarigione. L’una, incinta e con un profondo sentimento di odio verso il figlio che porta in grembo, l’altra desiderosa di un figlio che mai arriverà e alle prese con un marito, ex-pugile, che vive al limite della realtà.
Funamboli e ignari questi personaggi ardono per una speranza, una guarigione.
Inizia la “terapia” con moltissime complessità. La difficoltà di aprirsi, comunicare e condividere è impedimento primario. Tra terapie del silenzio, ritiri in stanze buie, bendaggi e scossoni si celebra la guarigione. 
Nell’illusoria convinzione che un fragile uomo possa contenere in sé la rivelazione, i personaggi di Santeramo diventano entità rumorose e goffe, incapaci di osservare ciò che è «altro da sé», inadatti a ricomporre le proprie esistenze.
“Il Guaritore” è un complesso drammaturgico acuminato e sinuoso il cui fulcro è il bravissimo Michele Sinisi.
“Dai la voce”, dice il guaritore.  Lʹ esternalizzazione, la relazione, l’ascolto, la condivisione, si rivelano come uniche soluzioni. Cos’è questo se non il gioco del teatro?
Il Guaritore “mette in scena” un moto di memoria esperienziale collettivo, varca le soglie fisiche del Teatro e s’insinua nelle coscienze.  

Teatro Valle Occupato – Roma dal 14 al 19 gennaio 2014
IL GUARITORE
di Michele Santeramo
testo vincitore della 51a edizione del Premio Riccione per il Teatro
regia Leo Muscato
con Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane, Paola Fresa, Michele Sinisi
scene e costumi Federica Parolini
direzione tecnica Alessandro Grasso
foto di scena Matteo Leonetti
segreteria Lidia Bucci
produzione e organizzazione Luca Marengo , Angela Colucci
produzione Teatro Minimo, Fondazione Pontedera Teatro
coproduzione Riccione Teatro, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
in collaborazione con Bollenti Spiriti, Regione Puglia, Assessorato alle Politiche Giovanili e alla Cittadinanza Sociale Assessorato alla Cultura del Comune di Bitonto