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E' un thriller a dir poco inquietante quello rappresentato sul palcoscenico del “Rossini”  venerdì 10 gennaio (repliche 11 e 12). Sto parlando del pluripremiato  “Parole incatenate” del catalano Jordi Galceran (versione italiana di Pino Tierno) con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari.
La regia è firmata da Luciano Melchionna, mentre le scene sono di Alessandro Chiti, i costumi di Michela Marino, le musiche originali di Stefano Fresi
Verità e finzione. Desideri e bugie: uno spettacolo intenso, dalle atmosfere inquiete e dal ritmo serrato. La scena si apre in un cinema abbandonato e fatiscente, pieno di poltrone divelte e polverose, dove le uscite di sicurezza sono sbarrate da tavole di legno inchiodate. Nella penombra si distingue Laura, una giovane donna seduta al centro della platea. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato e sporco di muffa. L'uomo parla davanti a sé, guardando nella cinepresa. Ancora sudato e affannato per l'omicidio che dice di aver appena commesso, confessa di essere un serial killer e di aver ucciso diciotto persone: una al mese, il 19 di ogni mese, tutte scelte a caso. La donna, legata e imbavagliata, assiste inerte all'inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei.
L'uomo ha sequestrato la ragazza (psicologa e sua ex moglie) e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da 'incatenare' tra loro.
Un serrato confronto, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi.
Lo spettatore non ha tregua per l'intera durata dell'atto unico (2 ore circa): il mistero dispiega progressivamente le sue angoscianti zone d'ombra, in un atroce gioco al massacro i cui premi in palio sono la libertà individuale e la sopravvivenza. Entrambi gli attori affrontano il palcoscenico con solida lucidità ed efficace sintonia, plasmando una tensione emotiva in continua ascesa verso l'acme finale.