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Trovarsi di notte a conversare con uno sconosciuto è uno degli espedienti narrativi più noti, perché quando non ci si conosce, si riesce meglio a confrontarsi, ad aprirsi, a mettersi a nudo senza vergogna o recriminazioni. E se gli sconosciuti fossero tre, colleghi per caso, in una notte di sorveglianza ad un misterioso e sfuggente delfino bianco in un disordinato acquario alle periferie dell’anima? Così nasce “Come tre Aringhe” commedia agrodolce scritta e diretta dal bravo Marco Falagusta, qui nei panni di un ex poliziotto cassato ritrovatosi vigilantes inasprito e cornuto, alle prese col vecchio collega Nico, un fantastico Pietro Scornavacchi, tracotante di comicità romanesca pura, qui quarantenne abbrutito incapace di comunicare con le donne della sua vita e Giorgio (Marco Fiorini), “quello nuovo”, tenero e accomodante impiegato caduto in disgrazia. Sono queste le tre anime un po’ schiacciate nella scatola dell’acquario a cui devono fare la guardia, come tre aringhe che volevano essere delfini, ma che invece si specchiano fra le onde finte di quell’enorme piscina, riconoscendosi finalmente “altri”. Eh sì perché ogni ex delfino ritrovatosi aringa, ha una storia da raccontare, un passato un po’ ingombrante con cui fare i conti, ma fra le “battute della notte”, scherzi da quattro soldi e perfino perle di saggezza inaspettatamente filosofiche, alla fine è questa strana amicizia maschile a vincerla su tutto, a far sì che i tre si accettino per quello che sono, aringhe sì, ma con stile. Piccolo gioiellino questa piéce nata dalla proficua e ventennale collaborazione del trio, la consolidata compagnia di “Bona la prima”, a cui piace giocare col cinismo e la verve tipicamente romana sui sentimenti e le incongruenze dell’uomo moderno, perché in fondo siamo tutti un po’ aringhe, stretti e schiacciati l’uno contro l’altro tanto nei tram e discoteche, quanto nelle nostre famiglie, nei nostri stessi corpi e teste troppo piene, o troppo vuote, ma per fortuna c’è sempre “l’altro” plautino, quello con cui dovremo fare i conti, ma che con un po’ di sana riflessione e ironia riuscirà a farci crescere. Si ride e si pensa, si gioca e si applaude, da vedere! Al teatro de’ Servi fino al 16 Gennaio.