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Andrea è un errore, una donna in un corpo da uomo. È costretto a vivere un’esistenza falsata a causa di quell’aspetto esteriore che non gli appartiene, in cui non si riconosce. Andrea vuole diventare donna. «Tu sei il Grande Mago, creatore di ogni cosa. Io in te ci credo e ti domando: Perché? È stato davvero un errore oppure è un castigo? Non posso stare qui, fermo davanti ad uno specchio deforme».
Andrea cerca autenticità, ma trova solitudine e abbandono. Fin dall’adolescenza, vittima di derisioni e spregevoli scommesse, vive nell’ambiguità sempre tormentato da quesiti cui non trova risposte. In età adulta è licenziato, emarginato, trascurato dalla madre che «si sente un falegname di comodini difettosi». Prova repulsione nell’agire da uomo, ma ama le donne, le sue appassionatamente. Le brama e a loro sospira, con animo puro, un anelito d’amore. La madre, la sorella, la Madonna di Medjugorje, Anna.  Al di sopra di tutte Anna. Lei, vittima d’abusi, trova rifugio nella tenerezza immacolata di Andrea.
Anna, tuttavia, vuole un uomo. Andrea si dona totalmente, sebbene la sua natura insorga scatenando violentissime reazioni fisiche. Nasce Simone, figlio inaspettato che Andrea ama più d’ogni altra creatura tra tutte quelle create dal Grande Mago. Il tribunale dei minori, su richiesta di Anna, proibisce ad Andrea di vedere Simone fino al compimento del suo dodicesimo compleanno. Inesorabilmente solo, Andrea è privato, persino, del bene più grande. 
Il viaggio diviene crudele e tortuoso. Andrea, tuttavia, non vuole restare inerme «a fare la cavia da torturare».  Colmo d’inquietudine, ma privo d’esitazione sceglie coraggiosamente di rimediare all’errore e sottoporsi all’intervento. Rinascerà Aurora in tutta la sua lucente essenza.
Vittorio Moroni è autore di un testo prezioso, un monologo straziante e dolce. La partitura raffinata consacra un vissuto commovente e doloroso, un flusso di coscienza sospinto da un soffio poetico. Un incavo intimo, denso di innumerevoli sfumature, elegantemente custodito nella scatola scenica buia e asettica, pensata dal regista Giuseppe Marini. La scelta registica lascia ampio spazio alla delicata interpretazione di Luca De Bei, esile figura che riempie la scena restituendo il tormento e la passione di una fragile esistenza.

Teatro della Cometa
IL Grande Mago
Finalista Premio Riccione 2011
di Vittorio Moroni
con Luca De Bei
regia Giuseppe Marini
costumi Sandra Cardini
disegno luci Marco Laudand