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Dopo una lunga attesa ritorna in scena un testo in prima nazionale. Parliamo dell’autore e regista Fortunato Calvino. Racconto amaro di una società volutamente nascosta, in cui gioie e dolori, sporcizie corporee e dell’anima, caratterizzano la vita dei due protagonisti. In scena presso la Sala Assoli di Napoli,

dal 27 febbraio al 1 marzo, IL SENSO NASCOSTO è interpretato da Pietro Juliano ed Antimo Casertano. Le ambientazioni oscure, polverose, putrefatte di Calvino, si colorano spesso di tocchi di rosso: che sia il rosso del sangue, il rosso dell’amore peccaminoso, del dolore, ecco che, nel buio cavernoso di questa ambientazione,  sprazzi di rosso colorano il racconto. Ma stavolta il rosso delle lenzuola di questo letto stropicciato e malconcio, come l’animo dei due protagonisti, è striato di nero. La scena è duplice, così come lo sono le  loro vite: palcoscenico principale è una stanza immaginaria, un letto costruito su una “zattera” lignea a forma di croce, mentre sul fondo si intravedono le poltrone di un cinema e gli orinatoi dei bagni delle sale a luci rosse. Un uomo di età avanzata ed un giovane: la prima scena è forte. Completamente nudi, i due attori si risvegliano dopo un amplesso amoroso. Chat e rapporti torbidi costituiscono il retroscena  di una storia imprigionata all’interno di un ambiente asfissiante, polveroso, senza ossigeno. La camera e il cinema rimangono ambienti serrati, il mondo esterno viene raccontato o “ascoltato” attraverso risate e voci che si intromettono violente nei pensieri e nelle parole dei protagonisti. Lui, adulto e sposato, è gay, l’altro giovane e fidanzato sceglie una vita di prostituzione dopo aver lavorato come muratore a nero. Le morti bianche sul lavoro, il capo insensibile, la fatica, gli amici deceduti senza poter testimoniare, spingono il ragazzo ad una scelta coraggiosa e remunerativa. Il rapporto corporeo dei due si trasforma in confessioni da camera da letto, dove via via che il racconto scava a fondo nelle loro vite, le parole vomitano dolore profondo. I due personaggi vivono un momento cardine della vita in cui è indispensabile decidere di cambiare tutto: è necessario comprendere verso quale strada indirizzare il percorso. La morte, vista con occhi appartenenti ad età e  vite diverse, sembra essere l’elemento che ribalta la vita dei due personaggi. Il testo di Calvino, pur essendo caratterizzato da una natura di denuncia sociale molto forte, stavolta elimina la tematica legata alla camorra. Il concetto di teatro civile scava a fondo e diventa intimista, raccontando una storia che non è anomala, bensì solita. Potremmo considerarlo un racconto “ sessista” ma questa tendenza, che è pur sempre tangibile, viene superata nel corso dello spettacolo, il cui inizio è affidato ad un’apertura lenta, arida, vuota. Monologhi, piccole frasi, nessun racconto: il debutto scenico dello spettacolo non è piacevole all’orecchio dello spettatore perché è costituito solo da parole vacue, morte. Apparenza, bisogno doloroso, solitudine, abitudine. Quando i due personaggi cominceranno a raccontare e a raccontarsi le parole sgorgheranno, ma mai come un fiume in piena. La ripetitività dei gesti ( spogliarsi e rivestirsi) è indice di una routine torbida che induce l’uomo a sopire il dolore, a non pensare. La vita virtuale diventa, così, luogo immaginario dove poter conoscere e vivere ciò che non si è mai riusciti a realizzare. Anche la sala del cinema a luci rosse diventa girone infernale in cui l’esterno non riesce ad entrare, in cui non ci si riconosce e non si conosce. In effetti Calvino non si risparmia nell’osare l’eccessivo realismo, non solo nelle parole, ma anche nella nudità integrale dei corpi, in cui i genitali sono posti in bella mostra, diventando elementi di un corpo che è messo a nudo, che non viene amato, che assorbe dolore. E anche nel racconto del ricordo della sala cinematografica, si allude a rapporti orali occasionali tra uomini, senza nessuna pudicizia né limitazione descrittiva. Uno spettacolo che propone un testo forte, duro, a tratti imbarazzante, ma che lascia un alone angosciante nella mente dello spettatore. Il “retrobottega” dell’umanità contemporanea vive tra quelle lenzuola rosse, mentre il mondo dell’apparenza dorme su quelle bianche.

IL SENSO NASCOSTO
Sala Assoli Napoli
27 febbraio- 1 marzo 2014
PRIMA NAZIONALE
La Metastudio89 presenta
IL SENSO NASCOSTO di FORTUNATO CALVINO
CON PIETRO JULIANO, ANTIMO CASERTANO
MUSICHE PAOLO COLETTA,
SCENE PAOLO FOTI,
DISEGNO LUCI RENATO ESPOSITO