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Finalmente uno spettacolo in lingua inglese. Sfogo iniziale per questa recensione che è testimonianza di un ottimo spettacolo, di un’ ottima rilettura della drammaturgia,  di ottimi attori. Uno dei migliori spettacoli di quest’anno, fuori cartellone presso la Sala Assoli di Napoli, dal 29 al 30 aprile. E finalmente in lingua inglese. Nell’attesa di vedere spettacoli in lingua straniera durante i Festival o eventi speciali, introdurre all’interno dei cartelloni spettacoli in lingua straniera potrebbe e dovrebbe diventare una consuetudine. Parliamo qui di una drammaturgia conosciuta, quella shakespeariana, con una regia dal tocco italiano, e dalle sonorità e coloriture napoletane. Non parliamo, dunque, di drammaturgia contemporanea straniera, né di testi inediti, di cui siamo sempre avidi ( anche di quelli stranieri!), ma di un testo, HAMLET, conosciuto da tutti. Quindi se la vostra paura è la lingua straniera, rileggete l’Amleto di Shakespeare, anche in traduzione, e vedrete che questo spettacolo risulterà godibilissimo, comprensibile, ricco di trovate registiche, recitato da ottimi attori. Il titolo è fondamentale: the “mousetrap”, la trappola per topi, è il riferimento esplicito all’inganno organizzato da Amleto per far cadere nella trappola madre e zio adulteri ed usurpatori della corona spettante al re ucciso e presente, come si sa, in veste di fantasma. Ma se ricordiamo bene, the mousetrap altro non è che uno spettacolo nello spettacolo, poiché Amleto chiede agli attori girovaghi di rappresentare, a corte, tutto ciò che nella realtà si svolge da tempo. Il motivo è osservare la reazione dei due amanti sovrani e dimostrare a tutti la loro colpevolezza. Due sono gli elementi fondamentali di questo testo e la compagnia, The Hats Company, riesce a mantenere alta la loro importanza durante tutto lo svolgimento dello spettacolo: la vita come spettacolo, la follia. Il tutto condito dalla giusta ironia  che altro non è che lo svisceramento di una prova di regia, poiché la narrazione della storia di Amleto è solo un pretesto per una costruzione articolata e di difficilissima esecuzione, mostrata invece al pubblico con una apparente e sorprendente fluidità e scorrevolezza. Amleto è accompagnato dal fidato Orazio, portavoce, amico, alter ego, collante, narratore, cardine, interprete di diversi personaggi, capocomico e regista. “Hat”, il cappello appunto, simbolo della compagnia, diventa uno degli  elementi identificatori del personaggio, in quanto Orazio ora è Claudio, ora è Polonio, padre di Ofelia, ora è Laerte, fratello di Ofelia, ad un cambio di cappello e di accento. Ogni personaggio, Ofelia compresa, viene interpretato attraverso l’utilizzo di una parlata inglese di diversa cadenza: inglese francesizzato, italianizzato, dalle sonorità russe. Solo Amleto utilizzerà una lingua inglese standard, eccessivamente elevata e pura, che diventa motivo di bizzarre e deformanti espressioni sul viso dell’attore. Insomma, di ogni personaggio ne vengono amplificate esageratamente ed ironicamente le caratteristiche, rendendo la lingua una specifica connotazione, utile per identificare più personaggi interpretati da un unico attore. Anche Ofelia utilizza un inglese fortemente italianizzato: descritta come una ragazza stupidotta, attratta dal piacere maschile, affoga la sua disperazione in un catino d’acqua. Ma anche questa è finzione e Orazio interverrà per svegliarla ed asciugare la scena. Il senso del “wrong play” è contenuto all’interno di questa finta finzione volutamente mostrata al pubblico: il violento dialogo tra Amleto ed Ofelia viene ironizzato fino allo spasmo. Amleto ha dei cortocircuiti drammaturgici, poiché mentre inveisce contro Ofelia, entra nella parte di Otello inveendo contro Desdemona, poi in quella del Romeo innamorato di Giulietta, fino al Macbeth che parla con la macabra Lady. E ogni volta Orazio-regista-capocomico-servo di scena, urla “Wrong play, my Lord!” e come al cinema, la scena si ripete, un ciak dopo l’altro. La follia amletiana diventa esuberanza circense, macchiettismo, allegria da Varietà, disordine e confusione, attraverso una splendida macchina attoriale e registica. Giovani interpreti che portano in scena incastri perfetti, piccole improvvisazioni ed ironia mai volgare: Margherita Romeo ( Ofelia), Alessio Sica ( Amleto), Arturo Muselli ( Orazio e tutti gli altri!). Interazione con il pubblico, improvvisa introduzione del dialetto partenopeo, alternanza di brani shakespeariani e di testo ex novo, grande eleganza, giochi di luci ed ombre, spettacolo piacevole, ben costruito, adatto a tutto il pubblico di tutte le età. Una compagnia dove Napoli e  l’Inghilterra si fondono in un connubio perfetto ed inaspettato. Ma la nostra conclusione deve necessariamente essere dedicata ad Arturo Muselli: giovane ma davvero un grande attore. Impossibile non sottolinearlo, pur essendo consapevoli delle bravura del resto della compagnia, e della regista, Ludovica Rambelli. Un fantastico gruppo di lavoro che vorremmo davvero rivedere presto.

WRONG PLAY, MY LORD or THE MOUSETRAP
Sala Assoli Napoli
29-30 maggio 2014
From Hamlet by Williamo Shakespeare
Con
Alessio Sica
Margherita Romeo
Arturo Muselli
Regia di Ludovica rambelli
Assistente Victoria de Campora
Progetto The Hats Company