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C’era una volta una bambina: un bel giorno la mamma le dice che il suo ingresso in società sarebbe stato caratterizzato da un bel vestito, uno zainetto, e l’apertura della porta di una scuola. Inizia così la storia di questa Fanciulla, dalla F maiuscola, proprio perché incarna

un’immagine, un simbolo universale. Portatrice di pensieri e di riflessioni sulla società contemporanea, in realtà appare attraverso la figura di un personaggio allegorico, onirico, a metà tra l’Alice del Paese delle Meraviglie e la Dorothy del Mago di Oz. E del resto questi due romanzi, conosciuti anche attraverso le trasposizioni filmiche o disneyane, incarnano il concetto del “viaggio fantastico”, metafora fondamentale della vita, di cui l’antico e illustre predecessore è il percorso intrapreso da Dante nella sua Divina Commedia, senza tralasciare i viaggi classici, da Ulisse a Enea. L’allegoria del viaggio-vita è insita anche in questo spettacolo, dove, recuperando i protagonisti principali della nuova drammaturgia contemporanea,  cioè genitori e figli, e collocando il discorso all’interno del topos “famiglia”, ma soprattutto all’interno di un luogo-non luogo legato all’intimità, ancora una volta il linguaggio si semplifica, si scarnifica, fino a regredire a linguaggio infantile. Adesso ritroviamo i figli, e i bambini, che analizzano l’evoluzione, o involuzione del proprio futuro. Poiché i genitori ormai assenti, marginali, personaggi non visibili, sembrano lasciare i propri pargoli alla mercé della storia e della società, i figli non si evolvono. La condizione di Fanciulla, femmina e bambina, è ulteriormente interessante, perché ancora una volta la protagonista è la donna, inserita nella descrizione fantastica ed ironica di una situazione di “non crescita”, all’interno della più profonda riflessione sul presente e sul futuro. La compagnia Dammacco presenta sul palcoscenico del Teatro Interno5 di Napoli, il 6 e 7 marzo, L’INFERNO E LA FANCIULLA, con Serena Balivo, autrice anche della drammaturgia, insieme a Mariano Dammacco, quest’ultimo anche regista. In effetti si coglie la presenza di una duplice drammaturgia, voluta e costruita, sempre volutamente, attraverso intersezioni sovrapposte e parallele.  Spettacolo low cost, per l’allestimento e la presenza in scena di un’unica protagonista, gioca moltissimo sulla fisicità dell’attrice, che dimostra doti attoriali, ma soprattutto mimiche, ricordando gli artisti di strada. Ciò che colpisce subito è l’utilizzo delle sonorità linguistiche tipiche del parlato di una bambina: la posizione della lingua produce parole ingarbugliate, ricordando a tratti la pronuncia inglese o quella di un parlante anglofono che discute in italiano, ed inoltre i “neologismi bambineschi” generano il sorriso spontaneo tra gli spettatori.  Ciò che è evidente è il contrasto tra l’utilizzo della voce da bambina e i vocaboli “da adulti” pronunciati dalla stessa – quasi una macchietta parodica del personaggio adulto - come accade quando i bambini ascoltano i genitori discutere. La voce è sussurrata, mescolata alle musiche di sottofondo, rendendo l’ambientazione onirica, poiché quella che vediamo sulla scena non è solo la realtà raccontata in teatro: ogni spettatore sprofonda nei propri ricordi, qualunque età esso si porti dietro. Ed in effetti il numeroso pubblico appare entusiasta sin dall’inizio, sorride, partecipa, e l’attrice guarda diritto negli occhi ognuno di noi. Tra clowns e cartoons, la Fanciulla intraprende il suo viaggio negli “inferi della vita”, non appena fa il suo ingresso a scuola. Tutto il percorso viene descritto attraverso gli occhi fanciulleschi della protagonista, dalla paura nei confronti delle maestre e del Dirigente Scolastico, alla prima cotta amorosa, all’angoscia della scuola, all’immagine di questa come Inferno con diavoli, fino alle marachelle e alle fantasie misteriose sui personaggi che animano le giornate della piccola. Importante appare la descrizione delle tipologie di bambini che giocano in giardino, che altro non è che l’immagine pregressa di ciò che questi uomini e donne diventeranno da grandi, o meglio, dell’evoluzione di probabili categorie anche in età adulta. L’immagine di un viaggio, con tanto di mappa che rappresenta l’Inferno dantesco, si colora di luci rosse che irrompono sul volto candido della bambina, trasformando la sua voce in quella di un’adulta e irrorando il discorso di amarezza e profondità. Basti pensare alla frase pronunciata dalla stessa, che spezza la dolcezza del racconto: “ è rimasta solo questa parte in questa Commedia?”. Sullo sfondo un affascinante gioco di ombre che ingigantisce il profilo ben delineato della bambina. Le ombre sembrano  una proiezione “olografica” di ciò che forse sarà, tra immaginazione e prospettiva futura, moltiplicando la funzionalità della protagonista, frammentandola, facendola interagire con le immagini della propria mente, con il proprio destino e le proprie paure. Si rimane bambini perché non si vuole crescere o perché non esiste possibilità di evoluzione? Questa è la grande commedia-vita che recitiamo ogni giorno, sin dalla nascita: ecco perché la Fanciulla parla dell’unica parte libera in questa profonda teatralità quotidiana. Questo spettacolo è fondato su una semplicità assoluta di linguaggio e di immagini, pur riportando in scena temi e simbologie non assolutamente nuovi. Appare, però, originale il punto di vista, poiché è rivolto ad un pubblico eterogeneo, anche in termini di età. Forse sarebbe interessante capire cosa ne penserebbero anche i più piccoli, nonostante il testo sia destinato chiaramente ad un pubblico adulto, proprio perché il contrasto tra infanzia e involuzione è importantissimo, ed è percepibile appieno solo dal pubblico maturo. Ma cosa ne penserebbero i bambini?

Foto Mara Lombardi

L’INFERNO E LA FANCIULLA
START INTERNO5 NAPOLI
6-7 marzo 2015
PICCOLA COMPAGNIA DAMMACCO
L’INFERNO E LA FANCIULLA
con Serena Balivo
ideazione e drammaturgia Mariano Dammacco e Serena Balivo
regia Mariano Dammacco
“L’inferno e la fanciulla” è uno spettacolo teatrale con un’unica interprete, l’attrice Serena Balivo (Premio Giovani Realtà del Teatro), con una drammaturgia originale composta da Mariano Dammacco (Premio ETI/Scenario, Premio ETI/Vetrine, Premio Il centro del discorso) con la collaborazione della stessa interprete
Progetto finanziato e sostenuto da
CANTIERE CAMPSIRAGO 2014-2016 RESIDENZA CAMPSIRAGO
Primo studio vincitore PREMIO GIOVANI REALTÀ DEL TEATRO