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Dal teatro al cinema e ritorno. Lo spettacolo PROVANDO...DOBBIAMO PARLARE nasce e si sviluppa attraverso una serie di prove aperte che hanno permesso di mettere a punto la versione cinematografica molto applaudita al Festival del Cinema di Roma. La commedia presentata al Teatro Franco Parenti di Milano, nella versione scenica con il titolo di PROVANDO... DOBBIAMO PARLARE, riscuote un buon successo di pubblico. Si parte da un espediente molto confidenziale un work in progress, che proietta il pubblico nella situazione informale di una prova generale e che gioca sull’idea di una scrittura cooperativa. Sergio Rubini racconta la storia del progetto e invita a vedere il film. Teatro e cinema a braccetto, per una volta, non antagonisti. La regia di Rubini si affida a ritmi sostenuti e citazioni sceniche, numerosi i richiami alle commedie francesi, Il risultato è gradevole, il teatro nasce sempre dall’equilibrio di molte, imprescindibili componenti e in questo caso gli equilibri sono saldi. I ritmi sono frizzanti si ride e si riflette su tipi e figuri

del nostro quotidiano: il chirurgo affermato, sua moglie dermatologa tradita ma a sua volta traditrice, lo scrittore in crisi e la sua giovane compagna ghostwriter. Due coppie si incontrano e si scontrano tutto in una notte e si apre il vaso di Pandora. Uno scenario di guerra familiare, conflitti sociali e generazionali, pari opportunità e punti di vista che si tagliano con l’accetta. La coppia ricca borghese, di destra, scopre reciproci tradimenti ma il matrimonio è pur sempre un legame istituzionale che aiuta a reggere la tempesta in arrivo. La seconda coppia, intellettuali di sinistra, appare invece più fragile si scoprirà ben presto che l’amore da solo non basta a reggere le sorti di una convivenza. I due si lasceranno, si amano ma non si fidano l’uno dell’altra. L’amore da solo non basta. Che cosa allora è veramente essenziale in un rapporto di coppia? L’intimità direbbe François Jullien, autore di un saggio significativo: “Sull’intimità. Lontano dal frastuono dell’amore” ... Proprio così, avete letto bene, frastuono, perché l’amore è rumoroso, mentre un rapporto basato sull’intimità, sulla complicità, su una vicinanza che non chiede nulla in cambio, dura. Esistono persone, anche accoppiate o sposate, che non sono mai entrate in intimità: Hanno vissuto per anni l’una accanto all’altra ma non TRA loro: l’Altro è diventato un essere familiare ma non intimo...» La giovane compagna dello scrittore se ne andrà in cerca di sé stessa. Lo scrittore ritroverà la sua vena creativa. Entrambi vanno verso la libertà. Un testo ben articolato che apre a molte interpretazioni, ognuno potrà scegliere la versione più adeguata ai propri sogni. Lo spazio scenico di Luca Gobbi è plurale (sono visibili tutti gli ambienti della casa, compresa la terrazza) ed eterogeneo: mobili di stili diversi ben inseriti nel contesto scenico che aiutano a rendere l’idea di quel caos interiore che si troveranno ad affrontare i personaggi. Fondo nero intorno che diventa quasi una camera oscura, uno spazio psichico un’interiorità che stimola l’analisi introspettiva. Lo spazio teatrale accompagna i dubbi della parola scenica che riflette sulle categorie della mente che bloccano gli individui nelle recite quotidiane di personaggi stereotipati. Il testo è un richiamo ai nostri interiori bisogni di libertà. I contrasti e le aperture della scenografia rimandano a questi bisogni di volo. Anche il pesce rosso altro piccolo protagonista della commedia, sogna di spiccare un volo nell’altra boccia, dove nuota una giovane pesciolini. Il pesce nella piccola boccia sogna un amore e un futuro diverso. Sogna quello che non osano sognare i personaggi in scena. Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone, Isabella Ragonese, Sergio Rubini, ottimi nei ruoli, creano quella sapiente dose di intimità con il pubblico. Alla fine cosa resta? Tante riflessioni da fare e i salti di gioia di Sergio Rubini mentre riceve i meritati applausi.

Milano, Teatro Franco Parenti, 19 gennaio 2016

foto Filippo Manzini