Pin It

Nel 2015, nell'ambito della residenza promossa dal Festival Internazionale di Regia teatrale Fantasio, organizzata dal gruppo EstroTeatro di Trento, venne chiesto a sei gruppi teatrali, guidati da sei registi diversi, di costruire uno spettacolo partendo da una riflessione attorno alla fiaba di Cappuccetto Rosso. In quell’occasione il regista catanese Nicola Alberto Orofino costruì, ideò, “Chiuse #cappuccettorosso”, uno dei sei progetti finalisti nati in quella residenza. La pièce “Chiuse#cappuccettorosso” è stata messa in scena al Teatro del Canovaccio di Catania, inaugurando la stagione di prosa 2016-2017 della sala di via Gulli 12, diretta da Saro Pizzuto e Salvo Musumeci. Lo spettacolo, graffiante e

ricco di mille spunti di riflessione, si dipana in un atto unico di circa 45-50 minuti, impreziosito da un impianto scenografico particolarmente intrigante che coinvolge la sala ed il pubblico. Lo spettatore infatti, entrando nella saletta del “Canovaccio”, si trova immerso tra le foglie autunnali e quindi in un bosco ed ha davanti, sul palco, le tre protagoniste all’interno di una sorta di recinto, di antro accogliente e protettivo, pronte a raccontare il loro percorso esistenziale, la loro storia.
Prodotto da SenzaMisuraTeatro, il lavoro, con una ideazione scenica a tratti ambigua e claustrofobica e che crea anche tensione, conferma le doti, le predisposizioni di Nicola Alberto Orofino considerato ormai, dal pubblico e nell’ambiente artistico, come uno dei più promettenti ed innovatori registi del momento.
Con la suadente voce fuori campo di Silvio Laviano sul palco-recinto ridono, si muovono freneticamente, bevono, si scontrano tre donne, tre generazioni, tre diversi modi di intendere la vita. Prigioniere consapevoli, sorridenti, gustano una torta e si divertono insieme. Chiuse, imprigionate dalle loro stesse paure e consapevolezze, lontane dalla realtà e da quello che c’è fuori dal recinto, dalla porta. E guai a cercare di tagliare il nastro, di varcare quella soglia perché, altrimenti, è pronto a suonare l’allarme pericolo.
Il pubblico ha quindi modo di conoscere una nonna, una madre e una figlia prigioniere, chiuse, in un recinto, mentre fuori c'è il bosco, già esplorato in un tempo passato proprio dalla nonna e dalla madre.
Nonna e mamma sono cresciute all’ombra di pance di mostruosi lupi ed allora la madre vuole proteggere la figlia, tenendola chiusa dentro, affinché non debba subire le stesse terrificanti esperienze e la nonna, svanita, finge di non ricordare quello che è successo. La figlia, però, Cappuccetto rosso di oggi, vuole conoscere la vita, vuole conoscere cosa c’è fuori, ha sete del bosco, pur sapendo che può andare incontro a dei pericoli, che può cadere nei tranelli del lupo. La nonna, chiusa in un mondo tutto suo, lontana dai lupi, sa che “di vita si può anche morire…”, ma la nipote, Cappuccetto rosso di oggi, non sa resistere in quel recinto, supplica madre e nonna carceriere, è in preda all’istinto d’evasione dettato dalla gioventù. Alla fine scavalca il recinto e si avventura nel bosco per scoprire cosa c’è fuori e come è fatto il niente.
Pièce che tocca diversi aspetti delle nostre paure, della nostra realtà e delle nostre angosce di uomini/donne, padri e figli e che vede nei panni delle tre donne (nonna, madre e figlia) Valeria La Bua, Cristiana Raggi, Manuela Rorro che si disimpegnano con abilità e professionalità tra le pieghe non facili del testo di Orofino che, in cabina di regia, regala al pubblico un momento teatrale interessante. Lo spettacolo infatti indaga anche all’interno delle nostre vite e del nostro cammino, portando lo spettatore ad interrogarsi sulla scoperta della vita, sull’esperienza di affrontare il bosco, ovvero le intemperie ed i rischi della crescita, consapevoli, però, che l’esperienza del bosco, vuol dire maturazione, vuol dire proseguire il proprio cammino, anche se affacciarsi al nuovo porta sempre sconvolgimenti, mutamenti, nel nostro percorso.
In “Chiuse” Orofino, quindi, attraverso la favola di Cappuccetto rosso che ascoltavamo spesso da bambini, ci ricorda le difficoltà che tutti dobbiamo affrontare nella vita per crescere e superare le tante pance dei lupi, ma soprattutto che non si può ignorare tutto e rimanere sempre all’ombra di una stanza ed in una falsa tranquillità e felicità.

“Chiuse #CappuccettoRosso”
Ideazione e regia di Nicola Alberto Orofino
con Valeria La Bua, Cristiana Raggi, Manuela Rorro
Voce fuori campo di Silvio Laviano
Assistenti alla regia Gabriella Caltabiano e Valentina Sardo
Collaborazione di Alice Sgroi
Stagione Teatro del Canovaccio - Catania 3, 4, 5, 6-10, 11, 12, 13 Novembre 2016
Produzione SenzaMisuraTeatro

Foto di scena di Gianluigi Primaverile