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“Glam City”, tratto dall’omonimo romanzo, pubblicato da Avagliano Editore nel 2014, del giornalista e scrittore Domenico Trischitta, è un monologo di circa 70’, proposto, in prima assoluta, al Teatro Erwin Piscator di Catania, nell’ambito della rassegna “Scene Contemporanee 2017”. L’atto unico, curato da SenzaMisuraTeatro e Progetto S.E.T.A., rivolge la sua attenzione sulla Catania vulcanica, debole ed aggressiva, immobile e pulsante degli anni Settanta, attraverso i sogni, i desideri di un personaggio rappresentativo di quegli anni come Gerry Garozzo, giovane diverso alle prese con una città bella e spietata e con il sogno di entrare nel mondo dello spettacolo, del travestitismo, folgorato dal mito di Marc Bolan, l’astro nascente del glam rock inglese. La pièce - grazie alla scrittura cruda, realistica e scorrevole dell’autore Domenico Trischitta – propone al pubblico un protagonista,

Gerry Garozzo, intenzionato a vincere il provincialismo, desideroso di affermarsi a Milano, a Londra, all’insegna di quella trasgressione e diversità nella sua città mai compresa e relegata nei bassi di un quartiere a luci rosse.
La regia, originale e coinvolgente di Nicola Alberto Orofino mostra attraverso il personaggio di Gerry che combatte ed insegue le sue ambizioni, il volto di una città ricca di contraddizioni e che, negli anni Settanta, così come oggi, vive il suo solito quotidiano illudendosi di crescere, di evolversi, cercando disperatamente un riscatto. In una Catania santa e puttana, generosa e spietata, nera come la lava, si racconta quindi la parabola esistenziale, dal sogno alla fine, del giovane catanese e diverso (realmente esistito e che ha ispirato l’autore), attraverso una camaleontica interpretazione di Silvio Laviano che cura nei minimi particolari il personaggio portato in scena, cucendosi addosso il Gerry trasgressivo, sofferente, volitivo.
Lo spettacolo, introdotto da un prologo con la voce guida di Pippo Fava che parla di Catania, del suo futuro e delle caratteristiche dei catanesi, presenta al pubblico, a tratti spiazzato da cotanta cruda realtà, una scena di Vincenzo La Mendola, rivestita interamente di plastica nera, come lava e come sacco di spazzatura, che si trasforma poi in palco, in strada, in isola e con al centro una piccola pedana in legno dove si consumano le ambizioni, i sogni, la voglia di affermarsi, del trasformista Gerry Garozzo, fino a quando, falliti i suoi ideali, i suoi progetti di vita, si ritrova a morire - in una ideale crocifissione-, nella sua frenetica e schizofrenica Catania. Una città non più Glam ed invece crocevia, come sempre, di illusioni e speranze, di vanità ed indifferenza, di maschere e volti, di aspirazioni e provincialismo, di tragedia e farsa.
Ed in questa Catania ricca di contraddizioni, oltre al protagonista troviamo la mamma di Gerry, portiere in una palazzina, il mitico Peppe Pernacchia e l’artista glam rock Marc Bolan, le travestite ed i transessuali, il poliziotto omofobo, i bassi di San Berillo, di via delle Finanze, i negozi chic di Corso Italia, i blitz nei locali di Taormina, il triangolo Catania, Milano, Londra, l’illusione della canzone e del travestitismo, i tacchi a spillo, i colori sgargianti, il boa piumato, i lustrini e le paillettes, le parrucche e gli occhiali, i pantaloni in stile anni Settanta.
D’effetto nella messa in scena i brani evergreen che testimoniano il trascorrere degli anni ed il mutamento della società: si passa dalle “Mille bolle blu” di Mina a “L’appuntamento” di Ornella Vanoni, dal rock di Bolan allo “Stabat Mater” di Rossini, dalla “Casta Diva”, nella versione della Maria Callas, all’Inno di Sant’Agata. Un tappeto sonoro che ben si incastra nel contesto di una città mafiosa e nera, femmina e maschia, accogliente e diffidente. Un mix di generosità e crudeltà, di sensualità e brutalità, ma capace di generare una grande voglia di fare, di vivere, anche attraverso la trasgressione, l’eccesso o l’effimero.
La versione teatrale del romanzo “Glam City” riscuote i consensi del pubblico che si lascia affascinare dalla vita trasgressiva e maledetta di Gerry Garozzo e dei suoi miti e sogni.  Silvio Laviano, nei panni del protagonista, è abile a cambiare registro, a piangere, a ridere, a cantare: è autentico mattatore, anche su tacchi alti, interpretando ruoli diversi (buttafuori, poliziotto, altri travestiti ecc.). Da sottolineare che  il sofferto, coraggioso, crudo percorso esistenziale del personaggio raccontato nello spettacolo ed intensamente vissuto in scena da Silvio Laviano, si svolge per intero all’ombra di via Etnea, di una Catania con il suo barocco, la sua lava nera, i suoi millenari vizi ed abitudini. Una città incantevole, spietata, affascinante che - a parole - vuole sempre riscattarsi, vuole cambiare, ma finisce invece per adagiarsi, sonnolenta, alla sua pigrizia, al suo provincialismo, lasciandosi vivere.
Uno spettacolo intrigante, crudo e che alla fine ha riscosso gli applausi del pubblico che ha apprezzato, oltre la messinscena, la regia e l’interpretazione, il messaggio dell’autore rivolto ai giovani di seguire sempre i loro sogni e le loro passioni.

"Glam City"
dall'omonimo romanzo di Domenico Trischitta
- Casa Editrice "Avagliano Editore"
con Silvio Laviano
Regia di Nicola Alberto Orofino
Scene e costumi di Vincenzo la Mendola
Assistente alla Regia Gabriella Caltabiano
Progetto Grafico Maria Maria Grazia Marano
Progetto a cura di SenzaMisuraTeatro e Progetto S.E.T.A.
Rassegna teatrale “Scene Contemporanee 2017”- Catania
Teatro Erwin Piscator - Catania 28, 29 e 30 Aprile 2017
Progetto Fotografico Gianluigi Primaverile