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La generosità di un interprete (con apostrofo o senza) si capisce da come si mette al servizio del ruolo.  Ovvio, viene da dire, ma nemmeno poi tanto. Perché può anche succedere che si usi il ruolo per fare lo show di se stessi, per cedere al virtuosismo, al tecnicismo, con il rischio di allontanarsi dal cuore. In genere il pubblico se ne accorge. Come si accorge quando ha di fronte un atto di amore.
Quello di Melania Giglio per Edith Piaf è un atto d’amore. Basta vederla combinata così, con quella vestaglietta rosa e quella cuffietta, le pantofole, l’incedere barcollante e i gesti delle mani tremuli e sofferenti, per toccare con mano tutta la tenerezza che c’è in questa prova.  L’idea è arrivata da Silvano Spada, una sorta di commissione che chiedeva a Melania di pensare uno spettacolo sulla Piaf da inserire nella programmazione del nuovo teatro romano da lui diretto, un bellissimo spazio in via Giulia, molto ‘in’ e che quindi si chiama Off Off. E Melania ha accolto la sfida scrivendo insieme a

Daniele Salvo, anche regista, un testo pieno di passione, sensibilità e ironia, che sorprende la Piaf  laddove nessuno potrebbe vederla.
Nella casa mesta e modesta abitata negli ultimi anni di vita, dove un grande orologio senza lancette ricorda a tutti noi che anche il tempo si era fatto da parte.
Lontana dai riflettori, dagli amori, dalla gioia ubriaca del successo, sconta i postumi di un coma epatico sorvegliata da una cameriera che non le dà retta e un’infermiera che si presenta puntuale per l’odiata ginnastica.
Almeno, è quanto Edith racconta a Bruno Coquatrix, l’impresario dell’Olympia interpretato da un ottimo e calibrato Martino Duane, che sopraggiunge a farle visita.
Anzi è già lì, in attesa che lei si palesi, di rosa vestita, con un filo di voce, per aprire insieme la scatola dei ricordi.
In scena ci sono solo loro, Edith e Bruno, Melania e Martino che si provocano e si sfidano, litigano e fanno pace, danzano e suonano con le stoviglie  e i mestoli brindando a Bordeaux e superalcolici,  e mentre la vita andata si riaffaccia senza ordine, tra gioie e dolori, delusioni e  trionfi, i caratteri di entrambi prendono forma. Ci viene incontro una Edith leale, grata a un’amica che la detestava ma che un tempo l’aveva aiutata. Ci intenerisce il suo amore mai finito per Marcel, imperituro oltre la morte, l’ammirazione senza riserve per Marlene Dietrich –lei sì che era una dea- e la bimba figlia di acrobata che a quattro anni cantava per strada la Marsigliese, ricevendo dal padre istruzioni su come questuare denaro.
Allons enfants de la Patrie. Edith-Melania si alza dalla tavola imbandita di gallina in crosta e formaggi francesi e attacca una strofa, solenne e decisa, tanto che il pubblico (quasi quasi) è tentato di unirsi. Ma è tutto uno scherzo. I ricordi sono flash, non penserete mica che si metta a cantare la Marsigliese con noi. E poi la cena non è ancora finita ed ecco che i due ricominciano il gioco.
Il passerotto ha ormai indossato il tubino nero ed è ancora più goffo. Eppure di lì a poco saprà che le sue spalle striminzite, le sue gambe magrissime e i piedi doloranti deturpati dall’artrite reumatoide, dovranno portare l’ultimo peso. Bruno non è venuto per caso. E’ soffocato dai debiti e l’Olympia sta per chiudere. A meno che.
A meno che lei non ritorni a cantare.
Ecco, dobbiamo arrivare all’ultima scena, perché la Giglio si scateni davvero, tirando fuori la voce che sa fare uscire anche dai gomiti.
Bisognava attendere che Edith tornasse usignolo, per una volta soltanto, sedotta da quella nuova canzone che Bruno custodiva  per lei.
Non, Je Ne Regrette Rien. Melania canta da brividi in quella scena che è diventata il palco risorto dell’Olympia. Ma sarebbe stato un peccato liquidarci con un’esibizione canora, o della propria maestria e potenza vocale. Qui c’era un passerotto da fare volare, sia pur con le ali spezzate. 

EDITH PIAF
 L’usignolo non canta più
di Daniele Salvo e Melania Giglio
con Melania Giglio e Martino Duane
Regia di Daniele Salvo
Impianto scenico Fabiana Di Marco
Costumi Giovanni Ciacci
Teatro Off Off fino a domenica 10 dicembre