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Certamente il confronto-rispecchiamento tra vita e palcoscenico, tra esistenze e personaggi è un modo per penetrare in una delle tante, ma forse una delle principali, contraddizioni di quella cosa tanto inutilmente utile, ovvero tanto utilmente inutile, che è il teatro e per sottolinearlo basta riferirsi al grande agrigentino, come fa questo spettacolo/performance, questo monologo/dialogo che Sebastiano Lo Monaco sta portando in giro per l'Italia. Infatti Lo Monaco usa di entrambe, la vita ed il teatro, quel margine di sovrapposizione e confusione che costituisce il reciproco alimento, intellettuale ed affettivo, alimento che, si potrebbe dire, mantiene entrambi in vita e talora anche in buona salute. Lo fa, a mio avviso, utilizzando quello schema sintattico e comunicativo, quella grammatica insieme

esteriore ed interiore, che Pirandello ha maneggiato nelle sue drammaturgie anche nella sua  teoria teatrale, cioè l'ironia, anzi più direttamente l'umorismo inteso in sè come sentimento del contrario. Ne nasce un gioco tra scena e platea attraverso una sorta di ridislocazione ironica del senso complessivo della narrazione, per cui quella che è definita una autobiografia teatrale si trasforma in drammaturgia, che distingue dunque e separa, mentre l'esistere diventa una transito di persone che si trasformano in personaggi che, anch'essi, distinguono e contrappongono ri-articolando la vita medesima nel suo farsi.
Fanno così capolino in questo flusso di autocoscienza alienata alcuni dei personaggi, dalla tragedia greca appunto al conterraneo Pirandello, cui Lo Monaco ha dato corpo e voce e si costituiscono come arie e arpeggi di una sinfonia in cui si coagulano i passaggi di una esistenza intera, prima e dopo il teatro.
In questo modo le tappe di una vita singola e singolarmente monologante possono reggere la prospettiva di una condivisione, trasformando i propri tratti identitari in segno e simbolo, nel qui e ora di un transito scenico che riesce a rinnovare il suo fascino.
L'eccellente prova di Sebastiano Lo Monaco, in scrittura e recitazione, è ben sorretta dalla regia di Salvo Bitonti e dalle musiche di Dario Arcidiacono. Gli allestimenti scenografici multimediali, dal chiaro segno metafisico, sono di Massimo Voghera con cui hanno collaborato gli studenti dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Elaborazione immagini di Fabio Armerio.
Una produzione Sicilia Teatro ospite del Teatro Nazionale di Genova, al teatro della Corte dal 27 novembre al 2 dicembre. All'esordio molti giovani ed un convinto apprezzamento.