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Una nuova stagione teatrale a Milano, città già ricca di eventi e di iniziative: perché? Se lo chiede e ce lo chiede il direttore artistico Giacomo Poretti, la vita riserva sempre sorprese e avventure, arrivati alla soglia dei 60 anni si può decidere di dare una luce diversa al proprio cammino e così insieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi, nasce la decisione di prendere in gestione un teatro. Non sono soli perché li sostiene la storia e l’esperienza artistica del Teatro de Gli Incamminati. Con il suo modo personalissimo e gioioso di raccontare la vita Giacomo Poretti racconta come è nata questa idea, questo desiderio: «Pensiamo che di teatri non ce ne siano mai abbastanza, che le voci debbano moltiplicarsi; che in particolare le voci, le provocazioni, i richiami a questa città straordinaria non debbano mancare: come ad un fratello che corre a perdifiato verso l’alto, verso il sole, verso su su, non si sa dove, la sorellina minore debba ricordargli se si è portato con sé, per quel viaggio, tutti i documenti necessari, se si è portato il cuore, se si è portato l’anima, perché poi, da qualche parte, tra i crocevia dell’infinito si può essere fermati da una pattuglia che ci chiederà conto della velocità,

della direzione e dello scopo, e quando ci chiederanno patente e libretto non dobbiamo farci trovare impreparati. Il nostro teatro vorrà essere come una sorellina, che chiederà sempre quando stiamo per uscire: “Dove stai andando?”» Si comincia con tre spettacoli che parlano all'animo umano. Il progetto – deSidera al Rosetum – prende il nome dal fortunato festival bergamasco, che da diversi anni il Teatro de Gli Incamminati e l’Associazione InAtto realizzano con un’attenzione particolare alle nuove realtà emergenti e alla ricerca di legami sul territorio.
La gestione artistica – che diventerà ufficiale nella stagione 2019/2020, si aprirà il 18 marzo con il debutto di “Francesco e il Sultano”, nuova produzione Teatro de Gli Incamminati, vincitore di NEXT 2018, ispirato allo storico incontro tra Francesco d'Assisi e il Sultano di Egitto Malik Al-Kamil, primo profetico dialogo interreligioso (da lunedì 18 a giovedì 21 marzo, ore 21.00). In scena un cortocircuito tra ieri e oggi, tra integralismi e spiritualità, tra umanità e potere, tra individuo e società, tra realtà e video, in grado di aprire nuovi scenari e nuovi spunti di riflessione, ribaltando prospettive consolidate.
Si continua lunedì 15 aprile con la lettura scenica de La Passione secondo i nemici. Erode/Pilato/Caifa, testo di Luca Doninelli, regia di Paolo Bignamini, con Mario Cei, Antonio Rosti e Andrea Soffiantini. Ad essere raccontata è la sacra rappresentazione di un evento attraverso le voci dei tre testimoni oculari, responsabili dei fatti che essi stessi narrano: l’arresto, il processo, il supplizio e la morte e resurrezione di Gesù Cristo. Una dopo l’altra entrano in scena tre figure universali: Pilato rappresenta il potere imperiale, Erode il potere politico locale e Caifa il potere religioso.
Chiuderà questo assaggio di stagione lunedì 13 e martedì 14 maggio Litigardanzando di Giacomo Poretti anche in scena con la psicoterapeuta Daniela Cristofori per provare a spiegare (cercando d’imparare) l’arte del litigio, attraverso la lettura di brani divertenti alternati a interventi comici.
Tre spettacoli che ben sintetizzano la poetica e la linea artistica della nuova gestione che entrerà nel vivo ad ottobre 2019 con la presentazione di un'intera stagione a firma Teatro de Gli Incamminati, compagnia fondata da Giovanni Testori negli anni Ottanta e oggi rappresentata tra gli altri da Franco Branciaroli e Luca Doninelli.
Il Teatro degli Incamminati ha una lunga e preziosa storia legata al rapporto di amicizia, complicità e condivisione di sogni con Giovanni Testori. Nel 1983 l’idea che «lungi dal produrre sogni e illusioni, il teatro deve aiutarci a liberarci di ogni fatua rappresentazione dell’esistenza» ha il nome di una vera compagnia teatrale: Incamminati. Una strada fatto di cammini e di persone che si mettono in cammino insieme ad altre persone. Così sostengono Luca Doninelli e Daniele Filetti, consapevoli che: «Sono tempi difficili nei quali è sconsigliato intraprendere nuove avventure. Ma sappiamo tutti bene che il teatro vive soprattutto nei tempi difficili e proprio perché i tempi sono difficili val la pena fare il teatro» In una città in cui fervono iniziative e attività si vuole cercare nel profondo al di là degli schieramenti politici, l’intento è quello entrare nell’universo umano e proporre storie di di uomini e donne non arresi, positivi, resistenti e resilienti suggerisce Gabriele Allevi .Storie a volte dimenticate ma il teatro riserva sorprese  e  fa tornare in luce ciò che a lungo è rimasto nel buio, ci stimola a de- siderare, a curare la nostra mancanza di stelle. Non resta che augurare buon lavoro e lieti cammini.
                                                   
foto di Federico Buscarino