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Un’amara interrogazione sul potere e sul male che ne può derivare, una anamnesi severa, senza sconti su quanto si è (stati) capaci di commettere e tramare pur di raggiungerlo e mantenerlo quel potere, un atemporale ri-attraversamento  dei territori del male senza temere di sporcarsi nel fango: è forse così che può sintetizzarsi “Alla furca”, lo spettacolo che, scritto e diretto da Orazio Condorelli e prodotto dalla Fondazione Teatro di Noto “Tina Di Lorenzo”, vede in scena Salvo Tringali in una prova d’attore controllata, ben ponderata ma intensa e di sorprendente efficacia. Si tratta di un lavoro che associa con straniante originalità, nel gesto della deposizione giudiziaria di un mafioso (evidentemente ci si è ispirati a Vittorio Mangano, il mafioso stalliere della residenza di Berlusconi ad Arcore con tutto il resto che ne è conseguito), tre elementi di grande interesse: la parabola del potere di un piccolo potente di provincia (un prepotente e violento che vede solo se stesso ed ha, nella soddisfazione dei suoi desideri, la sola misura del mondo), una parabola ambientata in un indistinto medioevo, raccontata e rivissuta in prima persona ed espressa, infine, in una lingua che è uno strano e saporito

pastiche siciliano. Una lingua che si lascia capire, senza pur perdere di sonorità, tragicomica gravità e originalità. Il corto circuito è fulminante, e più Tringali afferra il pubblico e lo trascina con energia dentro le vicende di questo violento signorotto che da stalliere ha sposato la figlia del padrone per puntare spudoratamente al potere del suocero, più il pubblico quasi automaticamente sembra mettersi nella condizione (catartica) di osservare l’immutabilità delle leggi del potere. Una vicenda insomma che Condorelli ricava primariamente e liberamente dal Pataffio di Luigi Malerba ma che guarda al medioevo e soprattutto che parla al presente, al nostro presente, alle miserie del nostro evo, all’immutabilità delle regole che riguardano le pratiche del potere. Dinamiche del potere che non sono nemmeno scalfite da moralismo cialtrone e/o ipocrita (in qualsiasi forma questo si presenti). L’interpretazione di Tringali sa essere energica senza perdere la pulizia del gesto attorale e sa farsi quasi attraversare dalla lama delle parole di Condorelli o delle note del tappeto sonoro e delle musiche realizzate dal vivo dalla chitarra elettrica di Flavio Riva. Uno spettacolo dal disegno semplice e potente da non perdere. Visto il 23 marzo 2019, in prima assoluta, a Noto sulla scena del Teatro comunale “Tina Di Lorenzo”.

Alla furca.
Scritto e diretto da Orazio Condorelli, con Salvatore Tringali; scene e costumi di Orazio Condorelli, musiche di Flavio Riva. Produzione Fondazione Teatro di Noto “Tina di Lorenzo. Crediti fotografici: Frame off/Giuseppe Portuesi..