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Nel 1996 Tino Caspanello, conosciuto e riconosciuto drammaturgo messinese, scrive questo testo, portandolo in scena per la prima volta proprio quell'anno, in un teatro del paese di Pagliara, suo luogo di origine. Il debutto vede in scena lo stesso drammaturgo non siolo come attore, ma anche come regista, oggi sostituito da Cinzia Muscolino che ha curato la regia della nuova versione dello spettacolo. Anche l'attore Alessandro Cardone è stato sostituito da Tino Calabró, attore messinese che la compagnia Teatro Pubblico Incanto ha voluto anche negli spettacoli "Malastrada" e nei più recenti "Quadri di una rivoluzione"  e " 'Ntallaria". Questo testo è ritornato in scena il 16 e 17 marzo e per l'occasione l'autore ha scelto Napoli, città in cui Caspanello ha spesso debuttato, proponendo al pubblico napoletano anche testi e spettacoli in assoluta anteprima. Il sodalizio con il Nuovo Teatro Sanitá e la nuova drammaturgia meridionale, in particolare quella siciliana, persiste e si rafforza, tanto da spingere Caspanello a ripresentare, dopo molti anni, uno dei suoi primi testi. Negli anni Novanta la drammaturgia siciliana sembra sfociare in una produzione drammaturgica fiorente ed innovativa, ancora oggi viva e frequentemente in scena, distinguendo linguaggi e tematiche in base alle zone e alle coste dell'isola. I drammaturghi siciliani, soprattutto quelli appartenenti alla generazione dei

cinquantenni e quasi sessantenni, esplodono prolificamente proprio in quel decennio, dopo aver assorbito le mutazioni e le innovazioni degli anni Settanta e Ottanta. La drammaturgia siciliana sembra aver rielaborato un linguaggio nuovo, europeo, sebbene ancorato alla struttura del racconto, sia orale che scritto, rievocando elementi vicini alla tradizione epico-cavalleresca. Anche in questo spettacolo ritroviamo alcuni degli elementi della poetica di Caspanello, nonostante la struttura drammaturgica e scenica dimostrino una natura primordiale e una testualità primitiva, se paragonata ad altri testi e a spettacoli più recenti. Partendo dal titolo, che rispetta la volontà dell'autore di utilizzare singole parole o concetti concisi e ricchi di significato, soprattutto nei testi più "antichi", si nota anche la frammentazione dialogica, che ritroviamo in tutti i testi firmati da Caspanello e che si ripresenta costantemente, anche se con sfumature differenti, nello stile dei drammaturghi siciliani di una certa generazione, da Scimone e Sframeli a Vetrano e Randisi, in parte anche in Emma Dante e Davide Enia, come in alcuni testi di Rosario Palazzolo. La tecnica del rallentamento dialogico porta alla ripetizione degli incipit delle battute, creando delle concatenazioni che sembrano rallentare il ritmo, pur sottolineandolo fortemente. Anche in questo testo ritroviamo un dialogo solitario tra un ragazzo ed un uomo ad un angolo della strada. Le ambientazioni notturne, come indica il titolo siciliano "Sira" - ma il testo è in italiano - sono spesso caratterizzate da una dilatazione del tempo, tale da sviluppare situazioni atemporali e surreali. Luogo non identificato, tempo non identificato, incontro previsto: il ragazzo attende l'uomo nell'oscuritá della sera, dimostrando la sua inquietudine ed inesperienza. Si attiva, inoltte, un altro dialogo tra il ragazzo ed un personaggio non visibile, ma identificabile grazie alla presenza del cellulare. L'agguato mafioso diventa motivo di incontro e di dialogo tra i due protagonisti, poiché l'uomo atteso, interpretato da Tino Caspanello, si rivelerà un giornalista scomodo, una vittima di mafia ed un ex professore del ragazzo, interpretato, invece, da Tino Calabrò. La situazione surreale sembra essere presentata con finalità realistiche ed appare come una conversazione possibile. Il fatto che essa sia, in verità, frutto di un'ipotesi - il gionalista cerca di salvare i ragazzo facendogli capire che ha compreso la sua missione omicida - destabilizza il pubblico, abituato all'efferatezza dell'azione filmica, e considera poco credibile il dialogo moralizzatore tra i due. L'autore, in effetti, si sofferma volutamente sull'utopia del pentimento e della compassione, costruendo l'intero spettacolo su questo dialogo che gira continuamente attorno ad un concetto, ma senza trovare una via d'uscita.

SIRA
Nuovo Teatro Sanità Napoli
16-17 marzo 2019
Testo di Tino Caspanello
Con Tino Caspanello e Tino Calabrò
Regia Cinzia Muscolino
Produzione Teatro Pubblico Incanto