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La XXVI edizione della “Rassegna Internazionale di Teatro di Figura” si ripropone dal 3 al 10 Ottobre negli spazi tradizionali della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, per l'occasione allargati al Teatro Astra e al Circolo dei Lettori. Nella percezione comune il Teatro di Figura, che spazia dalle marionette al teatro visuale o delle ombre e a quello cosiddetto degli oggetti, è considerato un genere specifico, di nicchia per dirlo alla 'moderna', sia per spettacoli che per platea di destinatari, conservando una sorta di sovrapposizione con il pubblico infantile. Nella realtà, invece, il Teatro di Figura preserva evidenti, e gestisce con consapevolezza, elementi creativi, sintattici e narrativi, che sono alle fondamenta del teatro tout court, avendo quasi trasportato e salvaguardato al di là del tempo e della contingenza storica una dimensione primigenia del fare teatro che supera i consueti e irrigiditi schemi compositivi della contemporaneità, chissà perché affamata o dominata dalle

specializzazioni. È dunque apprezzabile e rimarchevole quanto ogni anno fanno, con continuità organizzativa e produttiva commendevole, “Controluce Teatro d'Ombre” e il suo direttore artistico Alberto Jona con questo Festival, che ha felicemente traghettato il quarto di secolo, non tanto per preservare e promuovere il Teatro di Figura restrittivamente inteso, quanto soprattutto per allargare la sensibilità del pubblico sottraendola ad abitudinarie semplificazioni.
Così, anche quest'anno, in una terra ricca di tradizioni nel teatro di marionette, tra compagnie e attività di conservazione e diffusione come l'Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare diretto da Alfonso Cipolla, sono convenuti a Torino compagnie e artisti da varie parti d'Italia, d'Europa e del mondo a mostrare una modalità creativa e drammaturgica capace, come poche, di unire e non di abbandonare, di aprire e non di chiudere, perché capace di elaborare un linguaggio che accomuna, una immaginifica lingua, cioè, che sa andare oltre le differenze.
Non a caso il tema unificante, come recita il titolo, è stato il viaggio nella sua più ampia accezione, il viaggio interiore del sogno e della mente ed il viaggio fisico tra mari e terre lontane, viaggi che, entrambi, sembrano oggi ostacolati sempre più, perché la consapevolezza interiore è anche capacità di conoscere gli altri e l'altrove e di sfuggire alla schiavitù del tempo e della necessità.
Questi gli spettacoli visti il 4 e il 5 Ottobre.

LABIRINTO
Poche narrazioni conservano, come quella del Labirinto e del Minotauro, le stimmate insieme del mito come racconto e dell'enigma come sua rappresentazione. Questo spettacolo, esito di un laboratorio e per questo ancora un po' acerbo nel suo farsi, ce lo raffigura in sorta di schema mentale in uno spazio quasi estroflesso, in cui l'interiore si fa esterno, costruito e imprigionato tra veli ed ombre, tra i quali ci aggiriamo ed oltre i quali, uomini e marionette (ombre delle ombre dunque) compiono il proprio destino di personaggi. Uno spettacolo dal fascino sottile, prodotto da Incanti 2018 per Controluce – Teatro d'Ombre, con Clementina Kura-Kura, Damiàn Bojorque, Pierre Jacquemin, Samuel Zucchiatti. Impianto Scenico di Jenaro Meléndrez Chas. Supervisione ombre Cora de Maria. Impostazione registica di Alberto Jona.

LE GRAND OEUVRE
Dal Canada uno spettacolo dai toni distopici, sospeso tra passato e presente. Uno scienziato misterioso, alchimista ritrovato, compie esperimenti che ricordano o addirittura vogliono riproporre la creazione. Dal cranio escono e sul cranio si materializzano le visioni di questo facitore di sogni che metaforizzano realtà antiche e possibilità future. Poi sopraggiunge la morte a chiudere il ciclo e sancire la differenza e insieme la vicinanza tra l'umano e il divino. Racchiuso nel suo spazio isolato, quale un isola nel tempo, come non ricordare il Prospero della shakespeariana Tempesta? Una produzione di La Tortue Noir con Martin Gagnon. Animatore (misterioso alle sue spalle) Dany Lefrancois. Messa in scena Dany Lefrancois. Concezione visuale Martin Gagnon e Julie Pelletier. Concezione musicale e sonora Guillaume Thibert.

I 4 MOSCHETTIERI IN AMERICA
Ciò che qui si fa immagine, si trasforma in figura è la parola di un radiodramma di molti anni fa, ma ancora famoso, quei 4 Moschettieri che già allora catturavano visivamente la fantasie con le colorate, iconografiche, figurine. Travestimento spaziale e temporale che porta i protagonisti e gli spettatori ai ruggenti anni 30 dei gangster americani e che veste la scena di fantasmagorici Pop-Up, in uno spazio animato in tutti i sensi possibili del termine, dai bellissimi disegni alla autentica emozione. Protagonisti, insieme attori, scenografi e tecnici di scena, i bravi Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri e Giulia Solano de I Sacchi di Sabbia. Produzione Associazione Teatrale Pistoiese/I Sacchi di Sabbia con il sostegno della Regione Toscana. Testo di Giovanni Guerrieri, costruzioni sceniche di Giulia Gallo. Disegni di Guido Bartoli. Regia di Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo con la collaborazione di Giulia Solano.

UBU(S)
La tavola come metafora della comunità, ovvero della Società ove il potere esercita la sua pretesa di interferire con la vita degli uomini e delle donne, subordinati a regimi (alimentari) eterodiretti e che hanno come unica giustificazione l'appetito del potere stesso. UBU ne è la rappresentazione più immediata anche e soprattutto nel suo rapporto con l'arte e gli artisti, pietra di paragone di un rapporto spesso contraddittorio ed ipocrita. Della compagnia francese Pupella-Noguès che lo produce con Odradek e in associazione con Festival Mondial des Théatres de Marionnettes de Charlville-Mézières. Regia e light designer Joelle Noguès, drammaturgia Pauline Thimonner. Con Polina Borisova e Giorgio Pupella.

APPESO A UN FILO
È proprio di ogni marionetta, cioè l'essere appesa ad un filo, ma si dice anche di uomini e donne quando attraversano i momenti della vita che li mettono alla prova, quando il loro essere, come identità e coscienza di sé, è appunto appeso ad un filo, all'altro capo del quale cerchiamo, spesso inutilmente, di conoscere chi vi sia. Marionette che in scena raccontano ciascuna la propria storia, come, nella vita, gli uomini. Storie semplici ed essenziali nella loro nudità, come l'ultima marionetta che ci abbraccia e poi di nuovo scompare nella sua scatola. Della compagnia Di Filippo Marionette di Remo Di Filippo e Rhoda Lopez che di quelle belle marionette sono i costruttori e che curano la regia dello spettacolo. Costumi di Daniela Sergiacomi e musiche di Luca Nutricati. Con la collaborazione di Filippo Di Filippo, Virginia Melgar Gavilan, Clarisa Muraro, Jose Antonio Puchades, Santiago Durieux e Karen Julieta Gasrock.

Ma tra uno spettacolo e l'altro Incanti ha voluto anche rendere omaggio, sabato 5 Ottobre al Circolo dei Lettori, ad una amico e sodale, quel Guido Ceronetti che la avventura artistica di Controluce Teatro d'Ombre ha, a suo modo, influenzato. Un ricordo informale, con molti amici commossi, ad un anno dalla scomparsa di questo scrittore, filosofo, uomo di teatro e qualunque altra qualifica che rappresenti chi, pur nelle sue contraddizioni, della cultura aveva voluto fare un fenomeno vivo e non d'archivio. Ma qui soprattutto marionettista con il suo Teatro dei Sensibili creato e sviluppato insieme alla moglie Erica Tedeschi e divenuto itinerante dopo essere nato come teatro da appartamento. Tra questi amici commossi, attrici hanno recitato con intensità brani delle sue opere a quel teatro destinate.
Il Festival, come detto, prosegue fino al 10 ottobre con ospiti altrettanto interessanti. A questi si affiancheranno iniziative e progetti per dare opportunità e visibilità anche alle giovani compagnie che si affacciano sulla scena nazionale e internazionale.