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Tornano in scena, dieci anni dopo, gli emblematici personaggi de “Il Berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello ed accompagnati da un buffone e da un clown si ritrovano a raccontare la loro storia, a confessare le loro fragilità, le loro debolezze, esplicitando la loro evoluzione o involuzione davanti alla propria coscienza. Una coscienza unica che esorta a vivere la propria esistenza con serenità ed all’insegna della parola, del libero dialogo, del confronto, della consapevolezza di doversi sempre interfacciare con se stesso e con i propri simili. A far ritrovare ed ascoltare, sulla scena, i personaggi de “Il Berretto a Sonagli” dieci anni dopo i fatti raccontati dal grande autore siciliano, ci ha pensato la scrittrice ed autrice catanese Antonella Sturiale che ha proposto al Teatro del Canovaccio di Catania, l’atto unico “Le Tre Corde”, per la regia di Saro Pizzuto. La pièce di Antonella Sturiale, in circa 80 minuti, analizza sull’intrigante scena (con tanto di manichini e corde) allestita da Gabriele Pizzuto e con i costumi di Chiara Viscuso e le azzeccate e delicate musiche di Alessandro Cavalieri, il percorso dei personaggi pirandelliani de “Il Berretto a sonagli” a distanza di dieci

anni dal fatto raccontato dal grande drammaturgo siciliano.
Introdotti da due risolutorie figure, un Buffone-Coscienza-Ciampa ed un pagliaccio-corda, sfilano sul palco, ad uno ad uno, i protagonisti de “Il Berretto”: Fana e Assunta La Bella, Nina, la Saracena e Beatrice, il Cavaliere Fiorica, Fifì La Bella, il Delegato Spanò. Tutti, attraverso dei monologhi,  raccontano, dopo un decennio, cosa è successo alle loro vita, come hanno reagito, come hanno sofferto o mai superato la tresca tra Nina ed il cavalier Fiorica, la follia necessaria di Beatrice, le idee dello scrivano Ciampa, tra il rispetto per la moglie e le sue teorie sulle tre corde (civile, seria e pazza). Alla fine ognuno dirà la sua, mostrerà il suo volto segnato dalla storia narrata dall’autore e quelli che emergeranno, in un finale fatto di verità, di rivelazioni, tra finzione e realtà, saranno Nina che porterà avanti la sua dignità di moglie e madre, il cavalier Fiorica che - a cospetto di un Buffone rivelatosi Ciampa - racconterà il rispetto per la semplice Nina e per il suo preciso scrivano, ricevendo l’abbraccio ed il perdono di Ciampa, attraverso un dialogo aperto e ricco di significati, mentre la povera Beatrice mostrerà di essere ancora prigioniera dei suoi fantasmi del passato, mai superati.
Lavoro rischioso, in quanto è sempre arduo confrontarsi, cimentarsi con l’opera, con i personaggi, con le argomentazioni di un gigante quale Pirandello, ma l’autrice, Antonella Sturiale, supera l’esame della scena, rispolverando con una saggia ed intelligente scrittura le sempre attuali teorie del Ciampa (il Pirandello ragionatore), supportata dalla regia scorrevole e determinante di Saro Pizzuto e da un cast ben assortito. Intriganti i due personaggi centrali, con i loro costumi e il loro mistero e che aprono e chiudono la pièce, ovvero le pantomime, le buffe e serie espressioni e movenze del pagliaccio di Agata Raineri ed il clownesco Saro Pizzuto che con le sue argute riflessioni solo alla fine svelerà la sua vera identità, rivelandosi oltre che Ciampa la vera coscienza di ognuno dei personaggi del suo mondo.
Maria Grazia Cavallaro è nei panni di una semplice ed intensa Nina, mentre Iolanda Fichera interpreta il doppio ruolo della gelosa ed ossessionata Beatrice e della determinata Saracena. Il romantico e sincero cavalier Fiorica è Domenico Fiore mentre rivestono i ruoli del delegato Spanò Pippo Marchese, della fedele Fana e di Assunta Fiorenza Barbagallo e Luciano Leotta è il vanitoso ed effervescente Fifì.
Le pantomime sono di Agata Raineri, il disegno Luci di Simone Raimondo e Gabriele Pizzuto e lo spettacolo è una produzione del Teatro del Canovaccio.
Rappresentazione ben accolta dal pubblico e che si accosta all’opera, all’insegnamento, al credo di Luigi Pirandello, ovvero induce a riflettere sull’operato, sui comportamenti dell’essere umano, invitandoci a fermarci tutti ed a venirci incontro, per cercare, amichevolmente, senza odio, rabbia, rancore e violenza, con il magico supporto della parola, del ragionamento, di capire quelle che sono le nostre quotidiane azioni del vivere, sempre legate a quelle nel nostro simile e che determinano reazioni, effetti, ripercussioni, gioie dolori, aspettative.
Alla fine, per tutti noi una considerazione: è sempre intrigante ed illuminante l’incontro, la lettura, l’interpretazione, la messa in scena delle opere di Luigi Pirandello che ancor oggi, sbriciando tra le pagine dei suoi capolavori, indagando tra le parole dei suoi eterni personaggi, fa scoprire sempre qualcosa di nuovo, di diverso, di magico.
Antonella Sturiale è nata a Catania nel 1970. Poetessa, autrice di televisione e teatro, scrive sul portale web “Italia Notizie”, ha pubblicato la raccolta di poesie Spiritus Mundi – Schegge d’infinito (Casa Editrice Arco, 2013). Per il teatro ha scritto Storia di eroi e di…eroina (Dolci & Gabbati, 2011), Escort… poco usata vendesi (Teatro del Canovaccio, 2011), Manna… ggia (Dolci & Gabbati, 2013), Fantasticheria… mare di Provvidenza (Compagnia Go.D.o.T., 2012) e nel 2014 la commedia musicale Le anime del Nespolo (Museo dei Malavoglia di Acitrezza).

Le Tre Corde
di Antonella Sturiale
Ispirata ai personaggi de “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello
Regia di Saro Pizzuto
Con Fiorenza Barbagallo, Maria Grazia Cavallaro, Iolanda Fichera, Domenico Fiore, Luciano Leotta, Pippo Marchese, Saro Pizzuto, Agata Raineri
Musiche originali di Alessandro Cavalieri
Pantomime Agata Raineri
Scenografia di Gabriele Pizzuto
Costumi di Chiara Viscuso
Disegno Luci di Simone Raimondo – Gabriele Pizzuto
Produzione Teatro del Canovaccio
Stagione Teatro del Canovaccio di Catania- 28, 29, 30 Novembre, 1, 6, 7 e 8 Dicembre 2019

Foto Dino Stornello - Pietro Cavalieri