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Lina Prosa, drammaturga e regista, è l’ospite del terzo appuntamento di Confini e sconfinamenti, il ciclo di incontri in diretta streaming, ideato da Simona Scattina e Filippa Ilardo. Con lei dialoga Jean-Paul Manganaro, docente emerito di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Lille III. Autore di studi, saggi e traduzioni di scrittori, poeti e artisti italiani, tra cui Carlo Emilio Gadda e Italo Calvino. Tema dell’incontro coordinato da Simona Scattina: Performare il mito. Un rapporto antico lega il Mito al Teatro, molti autori contemporanei lavorano, trasformando, recuperando e riscrivendo i miti, Lina Prosa, lo fa in modo molto originale e poetico ponendo l’attenzione, in particolare, sulle figure femminili. Il mito oggi ci parla ancora e vive nella scrittura contemporanea, perché racconta dolori dell’umanità; è quello che accade nella scrittura della drammaturga siciliana, una scrittura debordante e risonante, fortemente politica che pone attenzione a tematiche forti, come avviene nella trilogia sulle migrazioni (Trilogia del

Naufragio) che si afferma a livello internazionale come opera emblematica sulle migrazioni. Drammaturga e regista, Lina, ascolta il mondo che le sta intorno e compie anche gesti mitici, non ha esitato, per esempio, a recarsi in Brasile nel 2010. Nell’ambito di un prestigioso festival di Fortaleza, è stato rappresentato “Programma Pentesilea. Allenamento per la battaglia finale". Nella drammaturgia, Pentesilea è una donna ricoverata in un centro di accoglienza che ha il sapore di un manicomio. Questa ambientazione attuale, però, non salva la protagonista dal suo incontro- scontro finale con Achille. Da questo viaggio teatrale nasce un altro testo fortemente politico proprio sullo sfruttamento di questo territorio amazzonico, questo per dire, racconta l’autrice, che ogni testo nasce da un’esperienza umana, coltivando rapporti mitici, basati cioè sul valore di una relazione, si possono raccontare le verità. Volutamente la parola viene usata al plurale, perché come suggerisce, il professor Manganaro, il termine verità usato al singolare rischia di condurci verso una visione assoluta della realtà. Durante l’incontro ci si sofferma sul lavoro di traduzione. Come affrontare le difficoltà della traduzione? Bisogna avere molta cura nella scelta delle parole, l’opera di Lina Prosa è ricca di immagini, molto poetica e risonante, come l’acqua, deborda continuamente. Diventa quindi fondamentale avere cura dei suoni e delle espressioni tipiche, cercare la giusta corrispondenza. Infine, quando si traduce un’opera teatrale, occorre tenere conto del fatto che quell’opera poi dovrà essere recitata e dovrà quindi “funzionare” nell’oralità.
In chiusura un’ultima domanda al traduttore e alla drammaturga:
«Qual è l’essenza del teatro oggi?»
Per il traduttore l’essenza del teatro è legata alla frattura, alla mancanza, al naufragio...ad esperienze di lutto che consentono di dare vita a nuove narrazioni.
Per la drammaturga l’essenza del teatro è anche politica, azione, cercare qualcosa che non c’è ancora e rappresentarlo attraverso il racconto scenico.
L’incontro si conclude con una riflessione sulla responsabilità di chi scrive per il teatro: ogni buon autore teatrale deve coltivare due qualità: coerenza e lealtà, guardare la realtà con coscienza critica per poter continuare a lottare proprio come gli antichi eroi, in questo, il mito continua a vivere fra di noi e, ancora una volta, risorge dalle ceneri.

Confini e Sconfinamenti 11 aprile 2021
Foto tratta da www.paneacquaculture.net