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Una pièce grottesca, spiazzante, ad incastro, che lavora, si sofferma sul ricordo, su un passato che- nonostante i tentativi – non può venire a galla perché volutamente rimosso, perché è doloroso e quindi deve rimanere in un angolo polveroso della memoria. Lo spettacolo in questione, che ha consentito allo “Stabile” di Catania di riprendere l’attività teatrale inaugurando al “Verga” il cartellone “Evasioni”, è “A cirimonia” dell’autore, attore e regista palermitano Rosario Palazzolo, lavoro già premiato dall’Associazione Nazionale critici di teatro e diretto ed interpretato dalla coppia Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Una produzione del Teatro Biondo di Palermo, Teatro Stabile di Catania e Società Cooperativa Le Tre Corde, in collaborazione con la Compagnia Vetrano-Randisi. L’atto unico, in circa 80’, si rivela subito come spettacolo ambiguo, accattivante, di indagine psicologica, incentrandosi sul tema della verità, dei ricordi o meglio di determinati fatti dolorosi, tragici, del passato che, forse, è meglio rimuovere o nascondere tra il disordine della nostra memoria o tra la polvere di una stanza- magazzino – l’impianto scenografico - con vecchi oggetti (giradischi ombrelloni, sedie, cassettoni), magari buttati lì per caso o per qualche

oscuro motivo. Ecco quindi che il pubblico si ritrova in un contesto disarticolato, sospeso, in una atmosfera beckettiana e che strizza l’occhio a Pinter, Pirandello e Ionesco. Tra la filastrocca di una bambina (“Mi chiamo Lola, e son spagnola, / per imparare l’italiano vado a scuola, / la mia mamma è parigina, / il mio papà è imperatore della Cina”…) e la voce roca, agitata, di un uomo (un padre, un fratello?) che legge da un giornale cruenti fatti di cronaca che confondono e fanno venire i brividi, interrompendo una piacevole canzone cantata da Raffaella Misiti, protagonista è una coppia grottesca (“U masculu” e “A fimmina”), pronta a celebrare – con tanto di torta e candelina ed abiti per l’occasione (uno con giacca da smoking su canottiera e pantaloni e l’altro con abito da sposa e una parrucca) – una cerimonia (anniversario, compleanno), così come ogni anno, il primo del mese (non si specifica quale), montando un surreale gioco, quello del “Io mi ricordo” per portare a galla qualche episodio della loro vita vissuta.
I due protagonisti prima di festeggiare e tagliare la torta tentano di fare emergere dal loro oscuro archivio della memoria un passato, un ricordo, un avvenimento, che, probabilmente, è stato rimosso perché difficile da accettare. Ad un certo punto, rovistando tra le cianfrusaglie di quella stanza magazzino, senza nome e tempo, tra un arco intrecciato di fiori e davanti ad un tavolo e due sedie, dialogando con un dialetto amaro e piacevole, i due - vista l’impossibilità di far emergere la verità - si scambiano i ruoli e ripartono all’improvviso con il loro gioco del “Io mi ricordo”, per completare la loro amara, ambigua e spiazzante “Cerimonia”. Alla fine non arriva il lieto fine, anzi si attende qualcosa, qualche barlume di ricordo e tanti sono i dubbi e le domande che restano senza risposta. Resta allora solo la consapevolezza di una vita aspra, dove quasi sempre la verità, annegata in un passato nebuloso, difficilmente riaffiora.
Testo controverso, ricco di spunti e simboli quello di Rosario Palazzolo e che mescola realtà e apparenza, presente e passato, quotidianità e sogno, consapevolezza e follia. La messa in scena, ben diretta dai protagonisti, i sincronizzati Enzo Vetrano e Stefano Randisi, alterna momenti di ironia ad altri drammatici e misteriosi. Intriganti la scena ed i costumi di Mela Dell’Erba, le musiche ed i suoni di Gianluca Misiti e le luci di Max Mugnai che fotografano con efficacia i diversi momenti e stati d’animo dei due protagonisti. Suadenti, piacevoli, le canzoni cantate da Raffaella Misiti (apprezzabile la versione italiana di “Lately” di Stevie Wonder, brano preferito - in sottofondo - dalla insolita coppia) e spiazzanti invece le filastrocche dei piccoli Alberto Pandolfo e Viola Palazzolo e le voci di Rosario Palazzolo.
Applausi finali del pubblico per una storia che lascia dentro tanti interrogativi sulla forza del passato, sul peso dei ricordi, del tempo andato, soprattutto quello più buio e che si vorrebbe volutamente insabbiare.

A cirimonia
di Rosario Palazzolo
Con Enzo Vetrano e Stefano Randisi
Regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
Scene e costumi di Mela Dell’Erba
Luci di Max Mugnai
Musiche e suono di Gianluca Misiti
Canzoni dello spettacolo cantate da Raffaella Misiti
Elettricista Antonio Rinaldi
Produzione Teatro Biondo di Palermo, Teatro Stabile di Catania e Soc. Coop. “Le Tre Corde”, in collaborazione con la Compagnia Vetrano-Randisi
Teatro Verga di Catania - Cartellone “Evasioni”- 18-27 Maggio 2021

Foto di Antonio Parrinello