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Utilizzare il suo orizzonte, che sia il futuro o un altro mondo, per parlare del presente straniandolo e straniandoci, è un modo efficacemente brechtiano per approfondirne aspetti e tensioni che spesso, se non quasi sempre, l'eccessiva vicinanza rende, come in uno sguardo presbite, illeggibili o difficilmente interpretabili. Mi viene in proposito alla mente una delle prime commedie di Edoardo Erba, “Vaiolo”, con futuri archeologhi alla scoperta di un teatro e dei suoi riti civili ormai dimenticati. È questo l'approccio, lo sguardo che con efficacia ci propone questa drammaturgia, tappa di un percorso più largo, complesso e speriamo anche sempre più condiviso, capace di evidenziare le aporie e le incongruenze che si spalancano tra il senso del diritto moderno, la sua natura, la sua stessa origine, e le sue

malcerte applicazioni, o addirittura le inconsapevoli o consapevoli sue disapplicazioni, in nome spesso di quella realtà che dovrebbero invece, normandola, modificare in meglio.
Un approccio non direttamente ma profondamente politico nel senso più ampio del termine, capace cioè di andare oltre, senza peraltro oscurarle, le singole questioni e i tempi specifici, riposizionandoli però, efficacemente, entro un orizzonte di più ampia comprensione e approfondimento.
S(concerto) per i diritti è dunque uno spettacolo dal respiro profondo, che osserva da lontano, o forse da un futuro distopico, con gli occhi ingenui, nel senso che l'estetica ha dato e da a questo termine, di due non-terrestri che ritrovano su una Terra ormai abbandonata la Carta Europea dei Diritti e ne ripercorrono man mano gli articoli.
Alle loro spalle corrono le immagini e le tragiche reiterazioni di quegli eventi cui, quegli stessi articoli, dovrebbero mettere un freno, impedendo loro di trascinare la nostra società verso la dissoluzione, verso una ormai avanzata degenerazione.
In primo luogo nella sua incapacità ad accogliere e ormai anche ad accorgersi, se non per brevi e superficiali momenti di commozione, di quelli che cercano di approdarvi, annegando in naufragi dimenticati o morendo, bambini, su spiagge sconosciute, filmati e fotografati ad uso dei notiziari televisivi.
Multilinguismo e efficaci inserti drammaturgici, a partire da una quantomai moderna rilettura dell'Eneide, anch'essa in fondo una storia di profughi, ad esempio, danno profondità e vita a quello che potrebbe essere un arido elenco, ma che diventa nelle due attrici che ne incarnano la drammatica dicotomia un lamento, come quello delle antiche supplici ovvero de “Le Troiane” mentre abbandonano la spiaggia della loro città distrutta.
Vestali di un passato perduto e di un futuro sconosciuto, le due attrici sopportano una umanità in sofferenza dando visibilità e senso ad un racconto ancora sotterraneo, mentre alle loro spalle, come tamburi rituali, lastre di metallo emettono il suono, anzi il ritmo di un tempo che scorre e non si arresta.
Uno spettacolo molto efficace, in drammaturgia, regia, recitazione e anche nelle scenografie e nei costumi, quasi un linguaggio dentro, e a riassumere, i molti linguaggi che il teatro esteticamente utilizza e mobilita. Una tappa quanto mai efficace del viaggio della Compagnia che finalmente, anche se in ritardo, festeggia in presenza i suoi dieci anni di vita.
In particolare la regia di Davide Sacco contribuisce a dare coerenza nuova al sovrapporsi e amalgamarsi delle diverse sintassi sceniche.
Presentato nell'ambito di “Continuons le combat. Focus su ErosAntEros”,titolo che a noi piace molto, a cura di Marco De Marinis, al DAMSLab/La Soffitta, di Bologna.
Con  Agata Tomsic ed Emanuela Villagrossi e per la regia di Davide Sacco. Disegni dell'artista attivista Gianluca Costantini, premio “Arte e diritti umani” Amnesty International Italia 2019.
Il 28 ottobre; è seguito un incontro con  Marco De Marinis che ha presentato  i libri Quale teatro per il domani? e Confini, recentemente pubblicati da ErosAntEros con Editoria & Spettacolo.
Il focus proseguirà nelle prossime settimane con  HOMO SUM (25-27 ottobre), laboratorio per gli studenti già selezionati dell'Università di Bologna e poi dall’11 al 14 novembre nella stagione di ERT con quattro giorni di repliche dello spettacolo Vogliamo tutto! (produzione TPE – Teatro Piemonte Europa e Polo del ‘900) al Teatro Arena del Sole.

Foto Donato Aquaro