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Il Teatro Franco Parenti apre il nuovo anno con diversi spettacoli meritevoli di attenzione, spettacoli di ampio respiro che guardano lontano. Costellazioni, con la regia di Raphael Tobia Vogel, in programma a Gennaio, sarà rappresentato a Febbraio, e nel frattempo è possibile vedere “La vita davanti a sé”.  Sei scatoloni impilati, un po’ “sgarrupati” collocati al centro della scena come una sorta di totem, e il racconto di una vita scorre davanti agli occhi del pubblico. Silvio Orlando regala una magia scenica in bravura e sensibilità, veste i panni di un ragazzino, di una vecchia prostituta, di un malato di mente e tanti altri personaggi tratti dal libro che dà anche il titolo allo spettacolo. Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, “La vita davanti a sé” di Romain Gary è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville, nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura dei figli delle prostitute. In scena

un materasso e una poltrona con un drappo rosso che richiama alla mente la vestaglia in cui Gary si è avvolto prima di togliersi la vita. Il testo teatrale, fedele al romanzo, riesce a raccontare con delicatezza poetica il tema dei temi contemporaneo: la convivenza tra culture, religioni e stili di vita diversi. “I flussi migratori si innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata strutturale”. In scena un bel gruppo vivace di musicisti, un dialogo ben costruito sulle note di brani etnici e multiculturali. La direzione musicale è di Simone Campa con l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre (Simone Campa chitarra battente, percussioni, Gianni Denitto clarinetto, sax, Maurizio Pala fisarmonica, Kaw Sissoko kora, Djembe). Le scene di Roberto Crea e il disegno luci Valerio Peroni contribuiscono alla riuscita di questo spettacolo prodotto da Cardellino srl, un’ impresa di produzione teatrale diretta da Silvio Orlando, (organizzazione a cura di Maria Laura Rondanini) nata allo scopo di dare voce a chi non ce l’ha, attraverso il racconto scenico: “In tutti questi anni mi sono sempre sforzato di ascoltare gli umori, anche quelli che amavo di meno, dei miei concittadini , cercando di dare al mio lavoro un senso non predicatorio ma di comprensione, di compassione guardandoli dritto negli occhi”.  (Silvio Orlando). Il grande totem palazzo in scena, brilla di luce propria e ti aspetti di vedere entrare, prima o poi, Silvio Orlando, di vederlo salire quelle piccole scale per toccare il cielo con un dito. Ma non accade, perché, da sempre, le stelle stanno a guardare. Silvio Orlando con questo personaggio torna bambino e diventa tutti i bambini del mondo, quelli indifesi, quelli che soffrono, quelli che, sia pure nelle realtà più drammatiche, sanno guardare la vita con la magia del bene. Teniamocelo sempre stretto il bene, perché quando il bene ci abbandona la banalità del male arriva in tutte le sue terribili e temibili forme. Il bene teatrale poi, una ricchezza interiore ed esteriore, da salvaguardare e sostenere, continuiamo ad andare a teatro.
Milano, Franco Parenti, 30 gennaio 2021

Foto Gianni Biccari