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Quattro giovani attori, insieme in un ensemble affiatato, di bell’energia e di cultura teatrale aperta e internazionale, un testo di nuova drammaturgia spagnola: sono questi gli ingredienti principali di “Furiosa Scandinavia” lo spettacolo della compagnia torinese “Settembre Teatro” prodotto dal Teatro Biondo di Palermo (o meglio ri-prodotto, dopo le difficoltà del periodo della pandemia). A dirigere l’allestimento è il regista di Valencia Javier Sahuquillo, mentre in scena ci sono Roberta Lanave, Elio D’Alessandro, Stefano Accomo, Marta Bevilacqua. Il testo, scritto da Antonio Rojano (Premio Lope de Vega nel 2016) e tradotto in italiano da Marta Bevilacqua, è molto complesso e, siccome possiamo immaginare che questo spettacolo avrà ancora un buon numero di repliche, è giusto non

squadernarne la storia se non per linee generali: vi sono intrecciati il motivo del dolore per un amore perduto, interrotto, finito male, il motivo della memoria che ci abita e ci rende singolari e irripetibili ma allo stesso tempo può occuparci ostilmente e alienarci ed ancora il motivo di tutte quelle ossessioni e miserie, piccole e grandi, dalle quali è attraversata l’umanità contemporanea.
I due protagonisti (...siamo nella dimensione immaginaria di un futuro prossimo venturo) reagiscono diversamente al dolore per un amore perduto: lei, Erika M., rifiuta ogni mezzuccio e cerca di liberarsene per via farmaceutica, ovvero con una pillola che provoca un oblio selettivo rispetto alla memoria dolorosa dell’amore frustrato; lui, Balzacman, reagisce alla stessa ferita lanciandosi, e bruciandosi, in un viaggio di conoscenza e consapevolezza in una Norvegia affascinante e veramente delirante. Non si tratta di due nomi però, ma di nickname, pseudonimi della chat virtuale di un’umanità che ha difficoltà a incontrarsi realmente ed è attraversata, non solo dal dolore e dalle ossessioni di cui si è detto prima, ma soprattutto dai limiti e dalle pulsazioni vitali profonde della generazione dei millennials (anche se la realtà ci obbliga oggi, tragicamente, a dire che si tratta dei millennials occidentali). Per dirla con estrema sintesi, essere fragilissimi affettivamente ed emotivamente, a fronte del fatto di essere continuamente connessi, ed avere tutta la libertà possibile senza, sostanzialmente, sapere cosa farsene. A questa complessità tematica si aggiunge un retroterra letterario importante che rimanda esplicitamente a Proust ma che, all’oceano di sollecitazioni che già solo questo riferimento implicherebbe, non teme di associarne alcune altre tratte da diversi autori e climi letterari.
In generale dunque due cose si possono dire di questo lavoro: che è interamente attraversato e segnato da una interessante energia teatrale, che si palesa soprattutto nel ritmo della messinscena; e che, nell’eccesso di motivi e situazioni drammatiche, sembra un po’ girare a vuoto e sfiorare un certo ingenuo volontarismo che può essere asciugato e corretto ma non è un peccato veniale. Visto a Palermo, in Sala Strehler, il 26 febbraio nel contesto della stagione del Teatro Biondo.

Furiosa Scandinavia
di Antonio Rojano, traduzione di Marta Bevilacqua, regia di Javier Sahuquillo. Con Roberta Lanave, Elio D’Alessandro, Stefano Accomo, Marta Bevilacqua. Scena di Alessandro Battisti – Etnik, luci di Ximo Rojo, musiche di Roberto Cammarata, movimenti scenici di Francesca Cassottana, assistente alla regia Marta Bevilacqua. Identità visiva Kamilla Lucarelli. Produzione Teatro Biondo Palermo in collaborazione Settembre Teatro / Acción Cultural Española.

Foto Cristina Le Noci