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Un’aula scolastica d’altri tempi, con i massicci banchi di legno con il piano di formica verde, la lavagna con i gessetti e le pareti ricoperte di vecchie carte geografiche. La maestra – gonna e golfino neri e camicetta candida – arriva con passo fermo, autorevole e allo stesso tempo affabile. Laura Cleri indossa le vesti e la mirabile vicenda umana di un’altra Laura, Seghettini, dal 1944 partigiana prima del Battaglione Picelli e poi della 12ª Brigata Garibaldi, attivi sull’Appennino Tosco-Emiliano, e, dopo la guerra, maestra elementare. Una donna forte e determinata che, nondimeno, scelse per quasi sessant’anni di non raccontare quell’esperienza, vissuta quando era appena ventenne, salvo poi decidere nel 2006 di pubblicare le proprie memorie partigiane, con il titolo Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione, edito da Carocci – una nuova edizione, pubblicata da ETS, risale al 2018, un anno dopo la scomparsa dell’autrice. Da questo libro autobiografico, che ripercorre i mesi trascorsi come combattente – e non come “semplice” staffetta – Laura Cleri ha realizzato uno spettacolo destinato a un gruppo ristretto di spettatori, “scolari” della maestra-partigiana. Declinando in maniera

schietta e lineare e tuttavia rigorosamente approfondita il modello del teatro di narrazione, Cleri racconta la parabola resistenziale di Seghettini, partendo però dall’infanzia e dalla giovinezza della protagonista, contraddistinta da un’innata refrattarietà ai vincoli del fascismo. La giovane donna, poi, diventa membro attivo del Battaglione Picelli, in azione nell’area in cui risiede – è originaria di Pontremoli – e si innamora del suo comandante, Dante Castellucci “Facio”, vittima di lotte intestine e giustiziato per volontà di un compagno le cui responsabilità non saranno mai sufficientemente indagate e punite.
Dopo la morte violenta di colui che si apprestava a diventare suo marito, Seghettini si unisce alla 12ª Brigata Garibaldi, di cui è “commissario politico”, ruolo che le permette di partecipare orgogliosamente in prima fila alla sfilata del 9 maggio 1945 con cui Parma celebra la fine del conflitto. Conclude così un’esperienza che l’aveva costretta a correre non pochi rischi, superati grazie alla felice convergenza di intelligenza e casualità.
Una parabola, quella di Laura Seghettini, davvero esemplare, per una pluralità di motivi: la militanza anti-fascista quale “naturale” reazione a una realtà istintivamente avvertita quale ingiusta; la scelta di essere appieno combattente, vincendo quel maschilismo che allignava pure fra i gruppi partigiani; la fedeltà testarda all’amore della propria vita e la perseverante ricerca di giustizia per lui; la fedeltà altrettanto granitica per i valori della Resistenza, applicati e difesi lungo tutta l’esistenza; la schiettezza nelle relazioni con l’altro e la gioia della condivisione, in primo luogo delle piccole cose, come una tazza di “vero” caffè.
Ecco, allora, che a metà dello spettacolo Cleri dà inizio a un rituale parallelo e complementare alla narrazione, ovvero la preparazione del caffè: l’attrice riempie le caffettiere e le pone sulla piastra e poi dispone sui banchi ordinate file di multiformi tazzine.
La condivisione del caffè tramuta immediatamente gli spettatori – nel nostro caso un gruppo attentissimo di liceali – in una comunità, complice e coesa, aggregata dalla schietta verità della storia di Laura Seghettini. Una donna cui Laura Cleri offre generosamente il proprio corpo e la propria voce, riuscendo così tanto a riempire ognora di viva carne la narrazione della partigiana, quanto a perpetuarne la memoria.
Un’eredità senza testamento diventa così un piccolo e concentrato rituale di rimembranza e di costante rigenerazione della rimembranza stessa, un sentimento di viva responsabilità  - politica e umana – da nutrire costantemente pena la vanificazione della caparbia coerenza con sé stessa di Seghettini.

Liberamente tratto dal libro Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione, di Laura Seghettini. Testo, regia e interpretazione di Laura Cleri. Musiche di Fabio Biondi. Luci di Luca Bronzo. Consulenza storica di Brunella Manotti. Prod.: Fondazione Teatro Due; con il sostegno di Provincia di Massa Carrara, Comune di Pontremoli; in collaborazione con
Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma.
Visto al Teatro Due (Spazio Minimo) di Parma, il 25 marzo 2023

Foto di Stefano Vaja