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Ritorniamo con piacere ad assistere ad un lavoro firmato da Davide Iodice, ricordando la bellissima esperienza del Napoli Teatro Festival 2014 con lo spettacolo METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI, VESTIRE GLI IGNUDI, all’interno del Dormitorio Pubblico di Napoli. La ricerca che Iodice ha intrapreso e sviluppato negli anni, testimoniata da numerosi studi, saggi e articoli che ne descrivono le caratteristiche e la poetica, ha sempre di più avvolto alcuni strati della società contemporanea in un velo protettivo costituito da poesia e immaginazione. La delicatezza degli spettacoli di questo regista e la sua magnifica esperienza si manifestano costantemente sul palcoscenico, costruendo un lungo percorso ricco di emozioni, non solo per gli attori, ma anche per il pubblico che assiste da sempre commosso, coinvolto ed emozionato. Le stesse sensazioni sono esplose anche durante lo spettacolo presentato quest’anno al CTF 2023, durante le repliche che hanno accolto i numerosi spettatori

all’interno della Sala Assoli di Napoli. Comincia così il nostro Festival quest’anno, catapultato all’interno dei teatri cittadini, a Napoli, con qualche esperienza fuori provincia o in altri quartieri. Si abbandona, dunque, il Real Bosco di Capodimonte che ha ospitato il Festival nei periodi post Covid e si ritorna all’interno degli storici teatri della città, per vivere esperienze variegate.
Il nostro debutto quest’anno è legato proprio a Davide Iodice, nei cui confronti riponiamo un certo affetto, rispetto e una lunga osservazione che è guidata anche dagli studi e dall’attenzione rivolti da studiosi e docenti, non solo napoletani, nei confronti di questo artista.
Uomo schivo e delicato, Iodice crea atmosfere fiabesche e surreali, pur utilizzando e partendo da contesti estremamente concreti e problematici. Bisogna sottolineare fermamente che questo regista ha compreso a fondo il concetto e il valore dell’INCLUSIONE, evitando quella fastidiosa degenerazione verso un sentimento di compassione nei confronti dei meno fortunati.
Iodice ha sempre lavorato sulle potenzialità e sulle caratteristiche altre di quelle persone poste ai margini della società o inevitabilmente legate a difficoltà che le accompagneranno durante tutta la loro vita. Forse oggi, anche il concetto di Inclusione diventa “esclusivo”, poiché tende ad includere nella società considerata “normale” chi non potrebbe vivere normalmente; dunque, chi è incluso è colui che inevitabilmente ne è escluso.
Iodice recupera uno dei romanzi italiani più famosi, “Pinocchio” di Collodi, che è da considerarsi romanzo di formazione a tutti gli effetti, ma sicuramente per gli adulti. Un romanzo che dovrebbe essere letto dagli adulti, filtrato e poi riletto ad un bambino e ad un ragazzo.
Pinocchio è un escluso dalla società che, però, cerca l’inclusione a tutti i costi e con le sue sole forze: anche se la società in cui vive è sicuramente surreale, o meglio, tipicamente fiabesca nella commistione tra reale e fantastico, tra personaggi umani e animali umanizzati, tra personaggi fantastici e oggetti parlanti, la lettura di questo romanzo trascina il lettore in un mondo che, dal momento in cui il burattino si anima e comincia a parlare, mai verrà considerato irreale.
Queste considerazioni sul testo fonte sono importanti per comprendere il lavoro di Iodice che ritorna su un personaggio e su un racconto recuperati, negli ultimi anni, e analizzati a fondo, sia nel teatro che nel cinema.
Il percorso narrativo viene rispettato anche nello spettacolo, sebbene si decida di estrapolare i momenti più importanti e quegli elementi che tutto il pubblico, dai bambini agli adulti, può decodificare e decifrare. Sono presenti i personaggi principali, Pinocchio, la Fata turchina, Geppetto, il Grillo parlante, il Gatto e la Volpe, il Teatro dei Burattini, la trasformazione in asinello. Sono presenti anche i contrasti ossimorici contenuti all’interno del romanzo, che racchiude in effetti una storia di miseria e di corruzione dell’animo, molto triste e complessa se consideriamo alcuni momenti della vita di Pinocchio.
I ragazzi impegnati in questo spettacolo, definito uno STUDIO, considerandone l’evoluzione, hanno lavorato a lungo in questa produzione e sono tutti attori giovani e meno giovani affetti da disabilità, psicologica, psicofisica o solo fisica.
Sono accompagnati e seguiti dai genitori, dai fratelli o da amici, simbolo di affiancamento necessario nel corso della vita, ma anche sul palcoscenico.
La storia dell’inclusione di Pinocchio, della sua voglia di vivere e di essere considerato vivo è la storia di tutti questi ragazzi, i PINOCCHI, come vengono definiti durante lo spettacolo. Se i Pinocchi si moltiplicano, si moltiplicano anche le Fate Turchine, che però non riescono ad utilizzare la bacchetta magica; la magia si inceppa, si blocca, qualcosa non va. La magia non serve, i Pinocchi rimarranno tali per la società e durante tutta la loro vita. Bisogna sottolineare l’assenza di qualsiasi commiserazione, sebbene gli occhi lucidi del pubblico facciano comprendere il senso di colpa che ci pervade. Non a caso il Grillo Parlante porta una grossa croce sulle spalle, un Cristo contemporaneo che non parla: sulla croce sono incollati alcuni libri, le cui pagine si staccano, riproducono le parole Amore, Magia, e poi crollano sulle tavole del palcoscenico, colpite dalla bacchetta della Fata Turchina madre, interpretata da una delle ragazze coinvolte in questo spettacolo. La magia è fantasia, la realtà è diversa, ma può creare quella magica sopravvivenza che conduce avanti queste famiglie inarrestabili.
Anche la morte compare sul palcoscenico: la processione funerea ad una delle mamme/fata turchina è commovente e sorge immediatamente la domanda sul futuro di questi ragazzi.
Lo spettacolo, infatti, si chiude con un’apertura rispetto alla struttura della sceneggiatura, i ragazzi intervengono, i genitori rispondono, ma i nostri protagonisti chiedono incessantemente «E poi?» e le fate rispondono elencando azioni da compiere nel tempo reale e mai nel futuro lontano.
Questo spettacolo ha colpito fortemente l’animo degli spettatori che hanno deciso di alzarsi in piedi e di applaudire per lunghissimi ed interminabili minuti.
La potenza dell’arte teatrale, della scrittura e della parola è racchiusa in un piccolo palcoscenico da cui può scaturire ed esplodere un potenziale enorme. Davide Iodice è una delle firme più eleganti della regia contemporanea e mostra costantemente una sensibilità che non è mai fine a sè stessa, ma è sempre rivolta al servizio dell’animo dello spettatore.
Il lavoro che possiamo solo scorgere dietro questo spettacolo è enorme, complesso ed è in continua rielaborazione. Pertanto, la definizione “Studio” non indica una incompiutezza, bensì un necessario finale aperto, che mai si chiuderà. Si tratta infatti di un laboratorio che è stato avviato durante la precedente edizione del Festival e che si evolverà anche nel corso della prossima stagione teatrale.
Davide Iodice ha ideato e diretto il CONSERVATORIO POPOLARE PER LE ARTI DELLA SCENA, curato e organizzato dalla ormai nota SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO, progetto di arte e di inclusione sociale a partecipazione gratuita. Grazie al sostegno del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, del Teatro Trianon Viviani, dell’Asilo Comunità di lavoratori e lavoratrici dell’arte, della cultura e dello spettacolo e di Forgat ODV, la Scuola Elementare del Teatro ha continuato a lavorare anche nella Stagione 2022/2023.

Foto di Salvatore Pastore

CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2023
PINOCCHIO/ CHE COS’È UNA PERSONA? STUDIO N° 1
Sala Assoli Napoli 11 giugno PRIMA ASSOLUTA

IDEAZIONE DRAMMATURGIA E REGIA DAVIDE IODICE
PRODUZIONE INTERNO 5 E SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO APS
TRAINING E STUDI SUL MOVIMENTO CHIARA ALBORINO, LIA GUSEIN-ZADÉ
ÉQUIPE PEDAGOGICA E COLLABORAZIONE AL PROCESSO CREATIVO MONICA PALOMBY, ELEONORA RICCIARDI
TUTOR DANILO BLAQUIER, VERONICA D’ELIA, DIARIO DI BORDO, MARA MERULLO, ANTONIO SENESE
CURA DEL PROCESSO LABORATORIALE SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO APS
MUSICHE FATA TURCHINA GIANLUIGI TROVESI E GIANNI COSCIA
VERSI DI GIOVANNA SILVESTRI
IN SCENA GIORGIO ALBERO, PATRIZIA ALBERO, GAETANO BALZANO, DANILO BLAQUIER, FEDERICO CACCESE, STEFANO COCIFOGLIA, GIUSEPPE DE CESARE, SIMONA DE CESARE, GIANLUCA DE STEFANO, PAOLA DELLI PAOLI, CHIARA DI SARNO, ALIU’ FOFANA, CYNTHIA FUMANÒ, VINCENZO IAQUINANGELO, MARINO MAZZEI, SERENA MAZZEI, GIUSEPPINA OLIVA, ARIELE PONE, TOMMASO RENZUTO IODICE, GIOVANNA SILVESTRI, JURIJ TOGNACCINI, RENATO TOGNACCINI
RESPONSABILE DI PRODUZIONE HILENIA DE FALCO
PARTNER FORGAT ODV, TEATRO DI NAPOLI-TEATRO NAZIONALE, TEATRO TRIANON-VIVIANI
FOTO RENATO ESPOSITO
SI RINGRAZIA NATALIA DI VIVO