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Marina Cvetaeva fu poeta e umile lavoratrice, appassionata della vita e tuttavia disperata suicida, cosmopolita eppure legata alla madrepatria in cui volle tornare malgrado l’ostilità del governo. Un cuore ognora vivo e pulsante. Una personalità forte e

ardente, composita e forse contradditoria che i bolognesi Ateliersi – Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi -ritraggono in uno spettacolo che è empatica indagine sui moti dell’anima di una donna che scelse programmaticamente di sfidare limiti e regole imposte da quello che viene definito appunto “impero delle misure”. All’interno di una scenografia coerentemente composita – un pianoforte, una semplice scrivania che è postazione tanto di lavoro intellettuale che manuale, una piattaforma su cui stendersi, un armadio di legno, un monitor ospedaliero che, a turno, rileva i dati vitali degli interpreti, proiettati anche sul fondale – la stratificata persona di Marina si moltiplica incarnandosi in quattro diverse interpreti. Margherita Kay Boudillon è l’adolescente alla ricerca di identità e vocazione, fra le influenze culturali del colto ambiente familiare e i fervori della rivoluzione incipiente; accanto a lei c’è la pianista/performer Francesca Lico, esplicito rimando alla figura materna, strumentista di talento e iniziatrice a un problematico rapporto con la musica; appare poi la cantautrice e attrice Angela Baraldi, rosso vestita ed epitome della mai vinta passionalità della poeta; e, infine, Fiorenza Menni, corpo e voce della vibrante parola poetica di Cvetaeva, coltivata lungo tutta l’esistenza, anche attraverso la fertile corrispondenza con menti e anime affini quali Boris Pasternak e Rainer Maria Rilke. A tenere unite le quattro, complementari, identità della protagonista, Andrea Mochi Sismondi, complice indagatore di quell’anima inquieta, di cui registra tanto le meccaniche pulsazioni del cuore quanto gli imprevedibili moti del pensiero. Sentimenti e riflessioni inestricabilmente intrecciati e incarnati nelle parole della stessa Cvetaeva: poesie, prose, estratti dalla corrispondenza sono armoniosamente accostati a comporre un copione coeso nel restituire l’eccezionalità di una vita e di una creazione letteraria. Opere scritte riplasmando costantemente la lingua: non il russo, il francese o il tedesco, idiomi che Marina ben conosceva, bensì quella della poesia, che è universalmente evocativa e impressiva. Un linguaggio cui Ateliersi accosta un’inedita partitura musicale, realizzata in collaborazione con Vincenzo Scorza a partire dagli spartiti pianistici amati dalla giovane Marina, rielaborati così da giungere alla composizione elettronica e al canto. Non solo la musica, però, ma anche le invenzioni sceniche: la fiammella di una candela; la segatura derivante dal duro lavoro cui la protagonista si piegò per sopravvivere – significativamente accostò poesia e sforzo manuale, quasi che quest’ultimo fosse indispensabile iniettore di vitale e autentica ispirazione per la prima -; e, ancora, la neve, un lungo cappotto scuro, il battito del cuore…
Menni e Mochi Sismondi, insieme a Baraldi, Kay Budillon, Lico, divengono così sul palco un unico corpo, vero e pulsante, indiscutibilmente poetico e politico – i due aggettivi, letti nel loro significato originario e puro, coincidono – offrendosi quale concreto modello di coesistenza “altra”, fondata su testarda fedeltà a sé stessi e istintivo desiderio di abbracciare il mondo.  

Testo e regia di Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi. Elaborazione ed esecuzione musicale di Angela Baraldi (voce), Francesca Lico (pianoforte), Fiorenza Menni (progetto sonoro), Vincenzo Scorza (elettronica, chitarra, suono). Con Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi, Angela Baraldi, Margherita Kay Budillon, Francesca Lico. Prod.: Ateliersi, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; in collaborazione con SoFraPa – Emergency Training Specialist; con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna
Visto al Teatro Cucina di Olinda, nell’ambito del festival Da vicino nessuno è normale, a Milano, il 20 giugno 2023

Foto di Margherita Caprilli