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Ci fa percepire immediatamente una 'prigionia', e soprattutto cerca di chiamarcene fuori, questa drammaturgia strutturata in narrazione scenica di Lucilla Giagnoni, equilibrato e coerente potpourri di linguaggi e sintassi ma soprattutto di immagini

dell'immaginazione, quelle che sanno andare oltre la trappola della 'sola' ragione. È la prigionia dell'individualismo e del soggettivismo in cui è man mano degenerata la coerente individualità e la consapevole soggettività, strappando per così dire le anime di ciascuno di noi, così condannandole alla malattia, sorta di spirituale tubercolosi, e al progressivo soffocamento, al respiro appunto dell'Anima Mundi, il soffio che presiede ad ogni vita animata o inanimata (e ovviamente questo non è un 'paradosso'). Infatti questa Anima è, per Lucilla Giagnoni e anche per molti altri altrove e prima di lei, unica e ogni anima individuale ne é parte condivisa tra noi e gli altri, tra noi e gli animali, tra noi e le piante, finanche tra noi e le cose, parte divisa ma non separata di quella sostanza che la realtà e il sogno, l'umanità della carne e l'umanità dello spirito condividono e che, dentro il limite che è ciascuno di noi, soffia da un universo infinito. Il Teatro è il luogo in cui poter recuperare la consapevolezza di questa condivisione, una condivisione che fa, più che essere, la Natura e la cui negazione in separatezza artificiale, che la Storia sembra sempre di più promuovere, può produrre, e purtroppo già produce, danni sia alla Natura che all'Umanità, che della Natura è centro privilegiato non in quanto padrone e sfruttatore, come vorrebbero l'Economia e il capitalismo, ma come testimone consapevole e che la rende consapevole come è capace di fare la Poesia.
Per attrarci, quale benefica sirena, dentro tutto questo la drammaturga narratrice usa, come detto, i linguaggi e gli stimoli più diversi, dalla scienza alla fantascienza, dalla favola al dramma, ma soprattutto articola linguaggi e stimoli attorno ad un filo rosso, ad una trama di filamenti che è metafora della Terra e dell'Universo (dai funghi invisibili agli enormi ammassi di galassie) e che si dipana attorno ad un poeta, eticamente pessimista ma esteticamente pieno di fiducia, cioè attorno a Giacomo Leopardi, i suoi versi e i suoi aforismi/sentenze.
La drammaturgia diventa così una sorta di tessitura intorno a quelle parole, come una robusta trama che contiene ed insieme enfatizza delicati ricami, una parola che così si specchia nello sdoppiamento scenico della protagonista, come il tempo si specchia nella sua ripetuta trinità mantenendo però una circolarità che tutto riporta a noi.
È uno spettacolo che coinvolge rispettando ruoli e posizioni sulla scena, che trascina mantenendo in ciascuno una lucidità nuova cui partecipano mente e cuore (l'una si sa non può fare a meno dell'altro per poter 'guardare' e 'sapere') per una volta di nuovo collegati e connessi a quel più grande respiro che è il mondo.
Anche il luogo ove accade, la bellissima piazzetta San Matteo a Genova, un po' si trasfigura correndo sulle suggestioni della narratrice e ci appare, come vuole e riesce la drammaturga, una sorta di antenna puntata da un satellite nello spazio (e nel tempo) infinito.
Lucilla Giagnoni, interprete, narratrice, autrice per il teatro, la radio e la televisione, conferma qui le sue qualità e la tradizione di un teatro di narrazione che sembrava potersi perdere nel tempo ma che lei rinnova, più che nella sostanza del racconto, nelle forme della messa in scena, rese attrattive e più coinvolgenti.
Scenografia semplice nelle linee e complessa nelle simbologie, come i costumi, l'ambiente luci e quello sonoro e musicale, contribuiscono all'efficacia complessiva.
In piazzetta San Matteo, nel centro storico genovese, nell'ambito del “Festival in una notte d'estate” XXVI edizione di Lunaria Teatro, promosso con intelligenza e guidato contro ogni difficoltà da Daniela Ardini, il 25 luglio. Tutto il pubblico che poteva essere contenuto in quello spazio ha applaudito a lungo con sincerità.
ANIMA MUNDI di e con Lucilla Giagnoni, collaborazione ai testi Maria Rosa Pantè, musiche Paolo Pizzimenti, luci e video Massimo Violato, abito di scena Elisa De Console Baldino, assistente alla regia Daniela Falconi, produzione Centro Teatrale Bresciano, TPE - Teatro Piemonte Europa con la collaborazione della Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana di Novara.

Foto Paolo Migliavacca
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