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Abbinare un premio già famoso ad un evento Festival vuol dire mettere in comunicazione, creando un dialogo creativo, chi si affaccia e cerca un suo spazio nel teatro italiano e chi quello spazio lo ha già trovato ovvero ha cominciato a disegnarlo.

Si direbbe creare una 'sinergia', se il termine non fosse ormai abusato e molto svilito al suo significato quasi solo economico, comunque un terreno fecondo tra il nuovo e il nuovissimo, in fondo quasi come la rotazione stagionale dei campi nella pianura del Po.
Raddoppiare questa scelta, come una sfida, è ciò che alimenta questa seconda edizione di Hystrio Festival, che porta con sé e custodisce Hystrio Premio, dal 13 e 18 Settembre a Milano, Teatro Elfo Puccini.
Rimane, come segno crucialmente distintivo, la scelta di guardare alla giovane scena italiana, ponendo l'asticella alla generazione degli Under 35, non solo per i candidati al premio, ma anche per artisti e spettacoli ospiti.
Una scelta che non è la creazione di una sorta di riserva indiana, o di un canale riservato a chi è più svantaggiato, piuttosto vuole essere una porta di accesso al mondo teatrale che consenta, anche grazie alla ampia selezione garantita dallo sguardo diffuso che Hystrio garantisce su quel mondo e che dota Rivista e Premio di antenne assai sensibili, ai quei giovani di avere finalmente una chance o almeno una nuova ulteriore possibilità.
C'è poi l'attenzione particolare alla drammaturgia contemporanea italiana, alla scrittura teatrale (due le sezioni dedicate, alla drammaturgia e alle Scritture di scena) come testimoniano gli 8 spettacoli invitati e le cinque letture sceniche (ciò che è scritto può essere letto) a cura di Tindaro Granata e, con “Progetto Il copione”, della sua “Situazione Drammatica”, e anche per questo è forse più giustificato che in altre circostanze l'interesse della nostra rivista, che qualche volta ne è stata anche partner.
Un evento importante e dal buon esito in quella che si considera da sempre la capitale del teatro italiano.
Un mio breve resoconto cronologico delle giornate di domenica 17 e lunedì 18 settembre.

UCCELLI DI PASSO / Collettivo BEstand (foto Tommaso Vitiello)
Peter Pan, inteso come sindrome piuttosto che come personaggio letterario, per parlare di giovani che, per l'inesauribile paradosso del nostro tempo che li esalta talvolta ma non li ama quasi mai, guardano al passato invece che, come sarebbe 'naturale' al proprio futuro. Quattro adolescenti sempre sulla soglia della maturità ritornano al gioco e all'infanzia per decifrare metaforicamente un mondo sconosciuto, il luogo metaforico della loro mente. Così piegano il teatro al ritmo della finzione infantile in cui ciascuno, inventato il contesto, si inventa il proprio personaggio 'a prescindere' e poi cerca di farlo sopravvivere insieme all'altro. Anche una metafora del teatro se vogliamo, ricca di ottime intenzioni e di idee intelligenti che però non sempre (del resto è un gioco di e per bambini) trova amalga e giusta coerenza, rischiando un po' di confusione.
Un progetto di Collettivo BEstand, regia di Giuseppe Maria Martino, dramaturg Dario Postiglione, scene di Simona Batticore, luci di Sebastiano Cautiero, con Luigi Bignone, Martina Carpino, Francesca Fedeli, Giampiero de Concilio, produzioneArgot Produzioni 

MIA MAMMA FA IL NOTAIO MA ANCHE IL RISOTTO / Filippo Capobianco (foto Alessandro Bremec)
Poetry Slam è la poesia, giocata come un classico torneo attico, detta in pubblico, e con una felice dose di improvvisazione anche, è la lirica che si fa drammatica, riconciliandone i luoghi e, dentro i luoghi, i cuori degli spettatori. In fondo, anche se a tutti par “vita nova”, non è la prima volta e se non vogliamo partire dai futuristi, soprattutto italiani, basterà fermarsi ad uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, l'Edoardo Sanguineti di RAP per fare un solo esempio. D'altra parte la forma oppure lo stile, quando ovviamente non camuffa il vuoto, ha lo scopo di svelare e sostenere la creatività che più le si confà, e poetry slam sembra essere man mano diventato il linguaggio artistico (non è teatro e non è poesia ovvero è tutti e due) dell'oggi. Perché all'oggi è adatto, cercando di creare un 'non' struttura che parli di un mondo liquido, che sia una comunicazione possibile in un mondo che non comunica. Capita perciò, e mi è capitato spesso, di incontrarne interpreti, e Filippo Capobianco ne è uno dei più accreditati a livello internazionale, dal linguaggio ritmico e frizzante che sembra il selz sparato in un bicchiere (la vicenda) di acqua ferma e un po' banale, tra mito e infanzia, fiaba e psicologia.
Filippo Capobianco è campione nazionale di Poetry Slam 2022 e a ottobre rappresenterà l’Italia ai campionati mondiali di Poetry Slam di Rio de Janeiro.

SEMIDEI / Pier Paolo Pisano (Lettura scenica)
I miti, i grandi miti della nostra tradizione culturale, non sono in realtà una 'tradizione', non sono cioè chiusi nel loro essere stati (e stati lo sono anche se mai accaduti), al contrario hanno avuto e hanno delle 'conseguenze' sull'oggi e anche sul dopo. Conseguenze non solo psicologiche e singolarmente soggettive ma anche paradossalmente collettive, essendo in un certo qual modo l'anima del mondo(umano) che parla nelle loro parole. La loro ricognizione è artisticamente inevitabile, anche in chi direttamente non la pratica. Questo testo, agile nella sintassi e molto moderno nella lingua, si pone consapevolmente il problema dell'oggi e del dopo, per capire attraverso cose che non finiscono (le relazioni, i racconti, i sogni) quelle che finiscono ineluttabilmente (l'infanzia, la guerra, la vita nella morte). Un'idea universale rivisitata con delicatezza soggettiva, un modo singolare per essere in un contesto condiviso.
Lettura scenica, a cura di Associazione Situazione Drammatica/Progetto Il Copione
in collaborazione con Einaudi e Piccolo Teatro di Milano. Il testo è pubblicato da Einaudi nel volume Per il tuo bene. Con Angelo Di Genio, Mariangela Granelli, Francesca Porrini, Gabriele Brunelli, Federica Fracassi, Marco Bonadei.

Ora due parole sulla parte del Premio dentro il Festival che ha visto l'audizione dei 40 attori e attrici under 30 finalisti del Premio alla Vocazione, e la mise en espace del testo vincitore del Premio Scritture di Scena 2023.
Lasciando ai comunicati stampa la cronaca dei vincitori premiati alla serata finale, spendiamo qualche riga per lo spettacolo vincitore:

MA-DONNA / Camilla Dania (mise en espace)
La tragedia è l'esito ineludibile di ciò che nella relazione è irriducibile, di ciò che è inconciliabile pur essendo necessitato e inevitabile. Questo sembra essere l'assunto che si muove nascosto dentro un racconto crudo, talmente crudo da apparire scostante, che si regge sulla mai raggiunta stabilità dei sessi, tra uomo e donna (una relazione giocata quasi per vocazione e destino sullo squilibrio, sulla storta bilancia di una giustizia cieca che sa usare solo la spada). È un racconto che si apre sulla porta dell'ordinario e del naturalistico in fondo (o chissà del vero e del naturale) per precipitare nella follia che è oscurità(interiorità) improvvisamente illuminata. Una LEI, dunque, e un LUI, le parole dei quali non comunicano ma si sovrappongono a creare, come i mattoncini incastrati del LEGO, la sbilenca costruzione della loro vita destinata, come da subito, al crollo. Il racconto di una vita ordinaria, tra lavoro, occasioni, tradimenti e gravidanze, che poco alla volta si trasfigura perchè la protagonista non è più in grado, non tanto di capirla (quella loro vita) o di accettarla, quanto di crederle, mentre il marito si illude di fare ciò che è normale poiché tutti fanno così (illudendosi che anche lei la pensi così). L'esito, come detto, è, passo dopo passo, parola dopo parola, la 'tragedia' in cui l'evirazione fisica, anche difficile da sopportare, è in fondo un gesto quasi religiosamente totemico che fonda il nuovo spazio metafisico cui l'anima accede. È questo, ed è un merito di questa scrittura scenica, un significare eminentemente drammaturgico che sembra sorgere, più che dalle parole in successione, dal loro singolare intrecciarsi sulla scena, quasi a produrre un più di percezione e intima conoscenza nello spettatore. Meritati gli applausi agli interpreti e, soprattutto, alla drammaturga quando entra sul palcoscenico.
Regia Claudio Autelli, con Woody Neri e Anahì Traversi, testo vincitore del Premio Hystrio Scritture di Scena 2023.