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Non c’è dubbio che l’incredibile vicenda criminale di Charles Manson (1934 - 2017) possegga fascino e mistero morboso tali da attrarre e ispirare artisti di ogni genere: si tratta infatti di una vicenda umana, dagli interessanti risvolti psicologici,

psichiatrici, sociologici e più ampiamente culturali, che illumina, come un improvviso e violentissimo fendente, la presenza del “male” nella vicenda storica dell’umanità. Il male nella sua più nuda ferocia e qualunque senso e accezione si voglia dare a questo sostantivo. Il male che, in questo caso, sgorga con tutto il suo carico di veleno e violenza, dalle pieghe del capitalismo occidentale e nel luogo dove, la California, questa forma di organizzazione sociale sembra assumere le caratteristiche più tipiche, più nettamente visibili e in qualche modo persino ideologiche. Raccontiamo di Manson, l’ultima produzione di Fanny & Alexander: la regia è di Luigi De Angelis (che cura anche l’assetto delle luci e soprattutto il progetto sonoro che è parte centrale della struttura comunicativa di questo lavoro), la drammaturgia e i costumi sono di Chiara Lagani, in scena c’è Andrea Argentieri che recita da par suo sia in italiano che in inglese. Lo spettacolo si visto è in anteprima nazionale a Palermo il 23 settembre scorso, sulla scena di Spazio Franco (Cantieri culturali della Zisa), nel contesto dell’interessante Mercurio Festival giunto alla sua V edizione.
Si tratta di uno spettacolo che si dispiega in due segmenti consecutivi: dapprima la narrazione del momento in cui il genio criminale di Manson comincia a esercitare tutto il suo potere sui suoi seguaci (la cerchia Hippy tra fanatismo parareligioso, droga, sesso e manipolazione criminale, della cosiddetta Manson Family) e ad abbattersi feroce su vittime innocenti (l’eccidio di “Cielo drive” dell’8 agosto del ‘69  e, due giorni dopo il 10 agosto, l’omicidio La Bianca), in un secondo momento si attraversa la scena del processo a Manson (condannato all’ergastolo nel ‘72). In questa seconda parte, il pubblico è chiamato a una presenza attiva, responsabile e, in qualche modo, dialogante con il criminale. Il meccanismo è semplice: agli spettatori è consegnata una serie di una trentina di domande da sottoporre liberamente alla riflessione e alle risposte di Manson, che si rivolgerà loro in inglese seppur sopra-titolato in italiano. L’idea, non del tutto nuova per la verità nel percorso di questo ensemble, è quella di rendere il pubblico partecipe della azione/interrogazione che domina l’intero spettacolo, ovvero il tentativo di capire il perché profondo dello svilupparsi in un essere umano di una così grande, imperdonabile, irredimibile, incomprensibilmente potente ferocia criminale.
Fin qui il racconto di questo spettacolo che, a prima vista, appare concettualmente abbastanza semplice, e sarebbe stato persino banale se tutta la struttura interiore di questo monologo non fosse concepita come una lotta vera tra la drammaturga (Chiara Lagani) e la follia criminale e la potenza manipolatoria di quell’uomo che diventa qui personaggio teatrale. Questa la qualità maggiore di questo lavoro e in ciò la sua necessità. In ogni parola, frase sintagma c’è uno scavo in profondità, nelle profondità insondabili della mente umana e nei suoi smarrimenti, uno scavo che rende interessante e perturbante il racconto che si immagina autobiografico. Ad essere focalizzata e analizzata è soprattutto la mobile potenza del genio manipolatorio di Manson. Non convince invece la scelta di far recitare Argentieri in inglese nell’intera seconda parte dello spettacolo e non tanto per la scelta espressiva (seppur legittima) di usare una lingua straniera, quanto perché, essendo sopra-titolate in italiano le risposte di Manson/Argentieri, costringono il pubblico a un continuo iato di distrazione che non sembra avere necessità estetica, mentre indebolisce la concentrazione necessaria per osservare (e, se si vuole, investigare e giudicare) quell’inconcepibile abisso di male di cui Manson si è fatto protagonista e simbolo.

Manson
23 Settembre 2023. Palermo, anteprima nazionale. Cantieri culturali della Zisa, Spazio Franco, Mercurio Festival. Drammaturgia e costumi di Chiara Lagani. Regia, luci, progetto sonoro di Luigi De Angelis. Con Andrea Argentieri. Organizzazione, Promozione: Maria Donnoli, Marco Molduzzi, Martina Barison, Francesca Volpato. Produzione: E Production / Fanny & Alexander. In collaborazione con: Olinda / Teatro La Cucina.

Foto Luigi De Angelis