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“Di grazia” è uno spettacolo concreto, terroso, sensuale e, al contempo, estremamente colto, sofisticato e allusivo: questa divaricazione lo rende interessante ma sostanzialmente lo lascia irrisolto e segnato da un importante vuoto di senso. Lo si è

visto a Noto, in Sicilia, il 24 settembre scorso nel contesto del Codex Festival ’23 diretto da Salvo Tringali. Si tratta materialmente di una perfomance di teatro, canto, movimento e danza interpretata e agita in scena da Roberta Lidia De Stefano, impostata drammaturgicamente e diretta dal regista e coreografo francese di origini italiane Alexandre Roccoli. La drammaturgia si dispiega attraverso una sequenza di musiche (all’inizio eseguite con una zampogna), canti e canzoni che in estensione, e soprattutto in profondità, rappresentano, o meglio tentano di rappresentare dei momenti di trance, di possessione, di alterazione della consapevolezza, di emotività lacerata dal dolore, conseguenti alla condizione di subalternità femminile. Una condizione dolorosa e pressoché universale certo, ma vista soprattutto nel sud Italia. A citarle con il loro titolo queste tracce musicali: “A Sulfatara”, “Fimmine Fimmine”, “Tu ca nun chiagne” “(mash up) ancora ancora”, “Tintarella di luna” “Pazzeska”. Una ferita svelata per ciascuna di queste musiche, un’immagine da elaborare fisicamente, una ribellione da ricordare e onorare, un respiro, un gemito un urlo di dolore strozzato in gola da riprodurre scenicamente. Particolarmente interessante è la ricerca (quasi archeologica) che riguarda i gesti del lavoro delle donne, della fatica bestiale, della solitudine e dello sfruttamento che hanno segnato quel lavoro. Il pensiero che assemblea i vari segmenti di questo lavoro tende però alla decostruzione sintattica dell’insieme, quasi a suggerire un’antropologia dolorosa e una condizione di solitudine estrema delle donne alle cui storie si allude. Si guarda al passato, alle ferite impresse ai corpi delle donne, ma si guarda anche al futuro in cui si proietta. anche implicitamente, il timore di una definitiva e alienante dissociazione digitale dei corpi dalle persone. La protagonista fa quel può e lo fa con interessante energia e consapevole generosità, ma è l’insieme che, nella sua eccessiva e disgregata complessità, non riesce a comunicare se non sul piano emotivo-sensoriale.

Di Grazia

24 Settembre 2023. Noto, Teatro Comunale “Tina Di Lorenzo”,  Codex Festival. Direzione artistica e drammaturgia di Alexandre Roccoli. Collaborazione alla direzione artistica, drammaturgia e interpretazione Roberta Lidia De Stefano. Composizione musicale e collaborazione alla drammaturgia Benoist Bouvot. Collaborazione drammaturgica, Séverine Rième. Costumi di Dario Bianculo. Creazione luci di Luigi Della Monica. Produzione associata Espace Des Arts, Scène nationale de Châlon-sur-Saône, a Short term effect. Coproduzione Bonlieu Scene nationale d’Annecy, la Ménagerie de verre, Fondazione Campania dei festival – Napoli teatro festival Italia. Con il sostegno di Institut français d’italie, Teatringestazione.

Foto Serena Serrani