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Ciò che immediatamente colpisce di questo dramma è la 'misura', intesa come quell'equilibrio da cui, nell'arte e nell'arte scenica in particolare, può scaturire la bellezza del sentire i sentimenti, una 'misura' complessiva che è nella scrittura, nella

messa in scena, ed infine nella stessa recitazione che affonda, rinnovandole in nostalgica e ironica malinconia, le sue radici in una particolare forma di immedesimazione 'alienata', mi si perdoni il paradosso di estetica teatrale, già un po' oltre la tradizione.
Tratto dall'ultimo romanzo uscito postumo dello scrittore americano Kent Haruf, uomo di quella pianura americana erede e custode della 'Frontiera' la cui narrazione riporta al disincanto, senza la sua tragica gnosi, del grande Cormac McCarthy di cui condivideva l'humus profumato di terra, la bella drammaturgia di Emanuele Aldrovandi, che ne dà anche una traduzione linguisticamente appropriata, ne conserva la struttura narrativa e la sintassi da prosa, colorandole nella trascrizione drammaturgica di toni lirici che ne indagano con efficacia la profondità, appunto del sentire e condividere una essenziale umanità.
Una cittadina del Colorado, periferia e metafora insieme di una condizione umana che informa una particolare visione del mondo, due vedovi anziani ma ricchi di una vitalità che, in un certo senso, hanno risparmiato nel corso di una esistenza rinchiusa nelle norme e nei condizionamenti sociali per potersela, forse, ora godere insieme ad una 'guadagnata' libertà.
L'invito 'scandaloso' di lei (“vuoi passare le notti con me”), scandaloso ma libero da ogni condizionamento anche sessuale del rapporto normato tra uomo e donna, accende un percorso narrativo in cui il ricordo e reciproca condivisione del sé vissuto trasfigura nella vivida luce di una coscienza di sé mai raggiunta prima.
Una coscienza ed una speculare consapevolezza fatta in primo luogo di una materia concreta, la materia dei sentimenti quando non devono essere per forza incanalati in un obiettivo, in una finalità specifica che la società richiede, e in cui in fondo man mano quello stesso sentimento si elide e si annulla.
Ma nonostante tutta questa consapevolezza, e qui emerge il disincanto profondo e anche triste del narratore, la società, chiusa come quella della provincia americana o anche aperta come nelle metropoli delle coste, impone comunque, alla fine, le sue regole anche a chi, come i due anziani, dovrebbe aver riscattato con la sua esistenza e le sue scelte quel nuovo e sorprendente movimento di libertà cui ambisce.
È un desiderio che scorre sotterraneo, ma a volte, torna ad emergere impetuoso o silente, nel buio dello sguardo degli 'altri'.
Questo il nucleo profondo del racconto, un filo di ribellione resiliente, ad una Società che hanno sempre servito con convinzione, che attraversa e lega tra loro Addie e Louis, una denunzia malinconica di ciò che era sempre sembrato giusto e consueto ma da cui finalmente scoprono di volersi e di potersi liberare
La regia di Serena Sinigaglia asseconda ed enfatizza i momenti lirici, accompagnandoli con leggerezza tra gli scogli e i gorghi profondi che rendono sempre difficoltosa la navigazione nel mare dei sentimenti, una navigazione oggi, anche se sempre più procellosa, forse ancora più necessaria di ieri. Sorta di marinaio timoniere, suo alter ego in palcoscenico, il cosiddetto 'servo di scena' muove con intelligenza e delicatezza l'intero scenario.
Lella Costa e Elia Schilton ne sono i bravi protagonisti e ne sono soprattutto una sorta di fermento o lievito che amalgama e fa crescere l'intero transito scenico, capaci come sono di suggerire in vita ciò che la parola nasconde, senza grida e mai sopra le righe.
Al teatro Eleonora Duse, ospite del Teatro Nazionale di Genova, dal 2 al 5 novembre, nell'ambito del “Festival dell'eccellenza al femminile” diretto da Consuelo Barilari. Un tutto esaurito e applausi prolungati e convinti.

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE, dall’omonimo romanzo di Kent Haruf, adattamento e traduzione Emanuele Aldrovandi, regia Serena Sinigaglia, interpreti Lella Costa, Elia Schilton, scene Andrea Belli, costumi Andrea Dall’Aglio, luci Roberta Faiolo. Produzione Teatro Carcano in collaborazione con Mismaonda.

Foto Marina Alessi