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Il teatro crea reti, legami, si va a teatro per vivere un momento di condivisione reale, fra attori registi tecnici, spettatori e fra spettatori stessi. Può anche accadere che questa condivisione riguardi  compagnie teatrali come nel caso dello spettacolo “Un

canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande” coprodotto da Koreja e Ura Teatro. Un viaggio nella memoria accompagnato da un coro di quattro splendide voci femminili (Barbara Petti, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic) che sottolineano con delicatezza e forza momenti di passaggio fra un ricordo e l’altro: le periferie di Taranto, la violenza del caporalato nei campi del Tavoliere delle Puglie, i tanti naufragi e i ghetti dei migranti. Un racconto dai toni epici ben sostenuto dalla voce e dal corpo composto e misurato di Fabrizio Saccomanno, elegante nel racconto senza retorica, asciutto, preciso, empatico. Nel 1922 Mejerchol’d diceva: «Se eliminiamo la parola, il costume, il proscenio, le quinte, la sala, finché rimane l’attore e i suoi movimenti, il teatro resta teatro». E’ quello che accade vedendo in scena Fabrizio Saccomanno e le quattro attrici-cantanti, che sanno catturare l’attenzione del pubblico per far rivivere le parole di Alessandro Leogrande, autore di illuminanti reportage narrativi sulle nuove mafie, le migrazioni contemporanee, i movimenti di protesta e lo sfruttamento dei braccianti stranieri nelle campagne italiane. La parola scenica a cura di Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno è avvincente e commovente, con tempi teatrali molto dinamici. Un monologo corale nato dalla collaborazione fra due compagnie teatrali Koreja e Ura Teatro. Due realtà del Sud attente al racconto del territorio, per mantenere viva la memoria di luoghi e persone attraverso il teatro, l’arte, la parola e la musica. Una bella sinergia capace di creare connessioni, di illuminare parti di mondo dove avvengono ingiustizie, cogliere i segni delle rivolte, far emergere il dolore dei vinti. Per farlo, occorre trovare le parole giuste; quelle di Alessandro Leogrande, scomparso di recente, colpiscono come i cunei di luce di Caravaggio, sanno guardare dentro la violenza. E’ quello che accade in scena, la luce della verità colpisce gli spettatori, che applaudono di fronte a tanta bellezza.

Milano, Teatro Elfo Puccini, 26 novembre 2023