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È il compleanno di nonna Italia, che compie ben novant’anni. Nel suo alloggio – una poltrona, un mobiletto con un telefono grigio a rotelle, oggetto oramai da archeologia modernista – è accudita dalla figlia Rosa, che ha superato da un po’ i

cinquant’anni e ostenta un certo cinico pragmatismo. L’occasione, però, è speciale tanto da meritare il ritorno dall’estero della nipote Stella, “cervello in fuga” che porta in dono una pianta e la volontà di occuparsi concretamente, almeno per un po’, della nonna. Il testo, scritto dall’autrice e attrice Alice Conti, anche regista, è una riflessione in tre atti sul passaggio di consegne – materiale e ideale – fra le generazioni: ciò che un tempo avveniva assecondando naturalmente il meccanicistico succedersi dei cicli vita-morte, è diventato nella nostra iper-tecnologizzata società un’operazione complessa e contradditoria. Occuparsi dei genitori anziani è, oggi, una scelta volontariamente compiuta e non più una consuetudine serenamente accettata. L’accanimento terapeutico, poi, prolunga artificialmente esistenze ridotte ormai a inumano vegetare e, contemporaneamente, affligge e inibisce le vite di familiari e amici, costretti a vedere i propri cari privati di dignità e personalità e a posticipare costantemente il momento in cui affrontare il dolore per una perdita oramai inevitabile. E, ancora, la crisi economica e il cambiamento delle priorità esistenziali allontanano in modo abissale le generazioni, incrementando incomprensioni e recriminazioni. Temi quanto mai attuali e urgenti che lo spettacolo di Conti riesce a toccare senza tramutarsi, nondimeno, in un lavoro rigidamente programmatico ovvero in una sorta di conferenza performata. Per quanto l’autrice dichiari di aver tratto l’ispirazione dai dati Istat 2021, infatti, la sua drammaturgia testimonia di salda e inventiva capacità di tradurre la statistica in personaggi e vicende esemplari, ricorrendo anche a un arguto sense of humour. Le tre protagoniste, incarnate con generosa e convinta adesione dalle affiatate interpreti, non sono monolitiche figurine ma creature tridimensionali, determinate e fragili, appassionate e deluse, trattenute e impulsive: nonna Italia che non vorrebbe rinunciare a viaggiare e sogna una vacanza ai Caraibi con un ipotetico amante benché non sia più pienamente autosufficiente; la figlia Rosa che, per assistere la madre, ha rinunciato a rifarsi una vita dopo il divorzio e oscilla fra cinismo anaffettivo e naturale tenerezza; la nipote Stella, che all’estero è riuscita a realizzare le proprie aspirazioni professionali ma non a vincere una malcelata desolata solitudine. Personaggi sfaccettati così come politonale è la drammaturgia, oscillante fra sipari apertamente comici ad altri quasi surreali e a momenti acutamente drammatici. La familiarità dell’ambiente e delle situazioni è, in fondo, l’espediente attraverso cui Alice Conti consegna agli spettatori – nella replica cui abbiamo assistito, principalmente adolescenti e le loro famiglie, coinvolti nel progetto di teatro nelle scuole ideato dal torinese Teatro della Caduta – un fitto carnet di domande aperte sulla nostra contemporaneità, oramai aliena a consuetudini quasi ancestrali e nondimeno incapace di sostituirle con modalità altrettanto “umane” di vivere e di convivere.  

Uno spettacolo di ORTIKA. Ideazione, testo e regia di Alice Conti. Disegno luci di Alice Colla. Disegno sonoro di Dylan Lorimer. Con Livia Bonetti, Monica Bonomi, Lucia Limonta. Prod.: Teatro della Caduta, Torino; con la complicità di Teatro della Contraddizione, Milano e di Ferrara OFF. Vincitore bando OFFline Ferrara 2023 e bando CURA 2023.

Visto il 24 novembre al Liceo Berti di Torino, nell’ambito del progetto Concentrica Open School