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Candidata ai Premi Ubu 2023 come miglior attrice, Antonella Morea, storica attrice napoletana di grande esperienza attoriale, è la protagonista di “Felicissima Jurnata”, in scena insieme a Dario Rea, produzione di Puteca Celidònia, drammaturgia e regia

di Emanuele D’Errico.
L’allestimento scenografico di questo spettacolo meriterebbe davvero un premio: le scene, firmate da Rosita Vallefuoco, altra nomination ai premi UBU 2023 per la Migliore Scenografia, presentano un gigantesco vulcano azzurro, una gonna trasparente da cui fuoriesce il busto dell’attrice, matrona, dea, madre di tutti, issata ad una certa altezza, mentre nel suo ventre si muove e si sviluppa la vita di un basso. Il riferimento scenico è collegato direttamente ai due personaggi di “Giorni felici” di Beckett, l’una immersa fino al busto nella sabbia, l’altro, il marito, vive in una cavità del cumulo di sabbia. L’immagine si ripete anche sulla scena napoletana e l’allestimento del basso, sotto a questa grande gonna-montagna, è straordinario. Attraverso luci soffuse e chiaroscuri, che riproducono l’interno di un ambiente chiuso e soffocante, scopriamo la vita ripetitiva dell’uomo, un anziano che riproduce meccanicamente certi gesti, che non pronuncia parole comprensibili, che maneggia oggetti che contengono acqua. Si scopre, nel corso del racconto drammaturgico, che l’uomo ha lavorato dentro  ad un sommergibile, sottolineando ancora di più un movimento che non è ascensionale, bensì discendente dall’alto della gonna-vulcano verso uno sprofondare miseramente sottoterra, sotto la strada, sott’acqua. L’interpretazione dei due attori è costruita attraverso una presenza ossimorica e fortemente contrastante, poiché da un lato la donna parla e racconta, tessendo le sue battute insieme alle interviste riprodotte in voce off, dall’altro l’uomo pronuncia solo alcuni versi o lamenti, immerso e sotterrato nel suo mondo oscuro. 
Il lavoro drammaturgico nasce da una ricerca che ha il suo inizio nel 2018: Puteca Celidònia inizia a conoscere il Rione Sanità di Napoli, intervista gli abitanti del quartiere e descrive la vita nei bassi, luoghi caratteristici di alcuni antichi quartieri della città, citati spesso all’interno dei romanzi meridionali e napoletani più importanti, descritti in scena da tantissimi drammaturghi, anche e soprattutto dagli autori della Nuova Drammaturgia Napoletana. Le interviste rivolte agli abitanti dei bassi, in particolare agli anziani, costituiscono linfa vitale della struttura drammaturgica, poiché le voci registrate sono ascoltate da tutti gli spettatori che cominciano ad immaginare i volti e i luoghi in cui vivono queste persone. L’audio, infatti, è in presa diretta, e questo permette di sentire i suoni reali che provengono dalla strada, proprio fuori dal basso che, appunto, convive quotidianamente con il mondo esterno. Gli stessi spettatori vengono accolti nella platea del Ridotto del Teatro Mercadante dai rumori del quartiere in sottofondo. Questo effetto potrebbe trarre in inganno il pubblico, ma in realtà non sentiamo i suoni che provengono dall’esterno del teatro, ma quelli registrati e riconoscibili delle strade del Rione Sanità. 
Il percorso drammaturgico si trasforma nel racconto della solitudine che è riempita quotidianamente dalle semplici faccende, dalla televisione, sempre presente e sempre accesa all’interno dei bassi, dalla vicinanza tra marito e moglie che trascorrono, così, il lungo percorso monotono della vita e delle giornate. La compagnia pone l’attenzione sul tema della “paralisi emotiva e fisica” che spesso emerge all’interno di queste interviste, elemento che certamente ricorda il testo beckettiano e che è legato alle condizioni socio-culturali ed economiche non elevate in cui vivono le persone intervistate e i protagonisti in scena.
Le parole sono accompagnate da un’intensa colonna sonora, curata da Tommy Grieco, e da suoni specifici, firmati da Hubert Westkemper, che si diramano non solo stereofonicamente, ma addirittura avvolgono l’intera platea, sin dalle zone posteriori, con l’effetto di totale immersione.
Indispensabili e curatissimi gli effetti luci di Desideria Angeloni, che permettono di far emergere dal buio, quasi tridimensionalmente, il volto di Antonella Morea, rendendola imponente sul palcoscenico e sulla platea, quasi sollevata da terra, con il volto di Madonna illuminata dal cielo. Il fondo scuro è una costante durante tutto lo spettacolo, elemento impalpabile da cui fuoriescono i due attori, attraverso un sapiente gioco di luci che guida l’attenzione dello spettatore su ogni singolo dei molteplici oggetti posti all’interno del basso-gonna-tenda-ventre.
L’interpretazione dei due attori, diversa e complessa, attrae l’attenzione dello spettatore e rivela la difficoltà della recitazione legata ad un perfetto immobilismo, per quanto riguarda la Morea, e all’utilizzo di movimenti piccolissimi e trascinati, per quanto riguarda il bravissimo Dario Rea.
Il pubblico regala lunghissimi applausi, che partono in anticipo rispetto alla chiusura, proprio perché il finale è eccessivamente diradato e tirato a lungo, nonostante il racconto abbia già raggiunto l’apice della tensione emotiva e intellettiva. 
Attendiamo, dunque, l’esito della nomination rivolta ad Antonella Morea che, in questo spettacolo, regala poesia antica, ma per noi ha già vinto la scenografa Rosita Vallefuoco.

FELICISSIMA JURNATA
Ridotto Teatro Mercadante, Napoli 
30 novembre-10 dicembre 2023
uno spettacolo di Puteca Celidònia
drammaturgia e regia Emanuele D’Errico
con Antonella Morea, Dario Rea
e con le voci delle donne e degli uomini del Rione Sanità
scene Rosita Vallefuoco
musiche originali Tommy Grieco
suono Hubert Westkemper
luci Desideria Angeloni
costumi Rosario Martone
aiuto regia Clara Bocchino
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Cranpi, Putéca Celidònia
in collaborazione con La Corte Ospitale – Forever Young 2022
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo
e di C.RE.A.RE Campania Centro di residenze della Regione Campania

Foto di Laila Pozzo